LA CLASSE DEI BANCHI VUOTI, LA MAFIA UCCIDE ANCHE I BAMBINI
Nove storie, nove vite interrotte. Immagini e parole per ricordare i bambini uccisi dalle mafie in Italia. Da leggere ai più giovani, cittadini di domani
10 Febbraio 2017
Giuseppe Letizia fu ucciso a 12 anni in ospedale a Corleone dopo aver involontariamente assistito all’omicidio di Placido Rizzotto. Ne rimase così sconvolto che, in ospedale, in stato di incoscienza, non faceva che ripetere di aver assistito al fatto. Fu ucciso dietro ordine del direttore dell’ospedale, capomafia della zona.
Nadia Nencioni sognava di essere una principessa. Era contenta che fosse arrivata la sorellina Caterina, con un nome tanto regale, che presto la avrebbe accompagnata nei suoi giochi. Nadia e Caterina sono morte a 9 anni l’una e meno di due mesi l’altra, durante la strage mafiosa di Via dei Georgofili, a Firenze.
Domenico Gabriele, Dodò aveva 11 anni e, amava, come tutti i bimbi, tirare calci ad un pallone. Dodò moriva a Crotone, proprio mentre rincorreva libero e leggero la sua palla, durante una partita, colpito da un proiettile vacante, destinato ad un esponente della ‘ndrangheta.
Benedetto Zuccaro aveva 13 anni e si sentiva grande e forte. Con un gruppetto di amici di poco più grandi di lui aveva scippato una vecchia signora. Non sapeva che quella donna era la madre di un boss locale. Per questo fu rapito e ucciso insieme ai suoi amici. Aveva 13 anni.
Giuseppe e Salvatore Asta erano due gemellini di 6 anni. Una mattina come tante erano in macchina con la mamma che li portava a scuola. Quella mattina la loro auto si trovò per pura casualità a fianco di quella del magistrato Carlo Palermo. Una bomba destinata a lui li uccise. Il magistrato sopravvisse.
Il magistrato Alfonso Lamberti era in macchina con la figlia Simonetta, a Cava de’ Tirreni. Anche lui sopravvisse ad un attentato. Simonetta no. Aveva 11 anni.
Annalisa Durante aveva, invece, 14 anni quel giorno. A Forcella, Napoli, fu uccisa in strada, vittima inconsapevole di un agguato ad un camorrista.
Accanto a loro tanti altri bambini…
Nove nomi, nove anime ognuna con le proprie passioni, le proprie paure, i propri modi di esprimersi. Nove vite spezzate, bruscamente, all’improvviso, troppo presto. Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e poi di Libera, torna ad affrontare il tema delle mafie, di tutte le mafie, e questa volta lo fa con un libro pensato per i più giovani dal titolo evocativo, La classe dei banchi vuoti (Edizioni Gruppo Abele, 2016).
Con il supporto delle delicate e tremende illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini – tratti leggeri e colori acquerello – don Ciotti sceglie la forma del racconto breve, dai toni cantilenanti e ripetitivi delle storie per bambini, per ricordare la quotidianità incrinata, il vuoto che quelle giovani vite hanno lasciato dietro di sé. «Un tempo ogni banco era casa, zattera e fortino, superficie da disegno, palcoscenico, trampolino: un formidabile pezzetto di mondo affidato a un bambino o a una bambina». E ora quella è una classe di banchi vuoti. Ogni capitolo una storia e una perdita, simboli di troppe altre storie e altrettante troppe perdite, il libro spazia dalla corruzione alle ecomafie, dal lavoro nero, ai regolamenti di conti, all’omertà. Con un linguaggio semplice lo fa per avvicinarsi ai bambini e ai giovani, che devono rapportarsi e fare i conti con le logiche di un mondo adulto che spesso non riescono a comprendere. E di cui possono essere vittime.
La classe dei banchi vuoti: per accompagnare i bambini ad aprire gli occhi
E proprio i bambini hanno ispirato il libro a Don Ciotti, come lui stesso scrive: «Questo libro me lo hanno suggerito i bambini. Me lo ha suggerito l’emozione che ho colto nei loro occhi vedendoli arrivare, per mano ai genitori, alla Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie, ogni 21 marzo. Me lo hanno suggerito le domande intelligenti, spiazzanti, che molti di loro mi hanno rivolto dai banchi di scuola in cui li ho incontrati».
Perché è vero, i bambini vanno protetti, ma loro vedono, sentono, comprendono e, soprattutto, si interrogano. Accompagnarli ad aprire gli occhi sul mondo – anche su un mondo come questo, con le sue brutture e i suoi dolori – è per Luigi Ciotti un dovere condiviso, « vuol dire non solo prepararli alla vita, ma porre le basi di una società di persone consapevoli e responsabili. Le mafie sono anche risultato di un grande vuoto di responsabilità, di un vuoto di amore per il bene comune».
Il libro si chiude con l’elenco dei nomi di tutti i bimbi a cui le mafie hanno finora strappato i giochi, le risa, gli scherzi, i sogni e i capricci, gli aquiloni e il rosa, i fortini e le principesse, una vita intera.
Quei nomi che i bambini di allora e i nuovi arrivati gridano durante le giornate di commemorazione delle vittime. Per qualche momento quei nomi riecheggiano forte, e dappertutto. E nella classe i banchi non sono più vuoti.
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Luigi Ciotti, con le illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini
La classe dei banchi vuoti
Edizioni Gruppo Abele, collana i BULBI dei piccoli, 2016
pp. 80, € 15,00
Anche in copertina un’illustrazione Di Sonia maria Luce Possentini, da Edizioni GruppoAbele