RIETI. LA CRISI DELLE RACCOLTE FONDI TRA LE ASSOCIAZIONI DELLE ZONE TERREMOTATE
Natale è un periodo privilegiato per raccogliere fondi e finanziare le attività solidali. Ma quest'anno non è così. E le associazioni vanno crisi, anche a Rieti
12 Dicembre 2020
Se fino a due anni fa tv e giornali ce li avevano mostrati alle prese con la ricostruzione in corso, oggi, lontani dal clamore mediatico, li ritroviamo ancora nelle soluzioni abitative di emergenza e impegnati a contenere la diffusione del coronavirus. Sono i terremotati di Accumoli, Amatrice, Antrodoco, Borbona, Borgo Velino, Cantalice, Castel Sant’Angelo, Cittaducale, Cittareale, Leonessa, Micigliano, Poggio Bustone, Posta, Rieti, Rivodutri. Insieme a loro i volontari del Terzo settore, che provano a sopravvivere nonostante la crisi delle raccolte fondi.
La crisi delle raccolte fondi ad Amatrice
Tra le principali entrate delle onlus reatine ci sono quelle derivanti dalle raccolte fondi, rese più difficili dalle norme anticovid. «Niente strenne di Natale quest’anno», così Valerio Capraro, dell’associazione amatriciana La Via del Sale.
«Fino all’anno scorso acquistavamo prodotti delle aziende locali, con cui confezionavamo pacchi destinati ai donatori. Un modo per aiutare gli imprenditori, in termini economici e di visibilità. Le restrizioni ci impediscono di vederci per confezionarli e una persona da sola non ce la fa: le spedizioni poi sono lente. In realtà siamo quasi del tutto fermi e continuiamo a resistere grazie ai fondi risparmiati in questi quattro anni. In generale la diminuzione esponenziale dell’afflusso dei turisti ha diviso le ditte in due categorie: chi sa muoversi sul mercato riuscendo a sopravvivere e chi si è sempre arrangiato e ora è in grave difficoltà».
E la ricostruzione è ferma
Situazione peggiore quella dei centri abitati più periferici, anch’essi colpiti dal sisma. «Abbiamo due ordini di problemi, economici e logistici», ha spiegato il vicepresidente di Ricostruiamo Saletta Andrea Ciucci.
«Il divieto di assembramenti e il coprifuoco alle 22:00 ci impedisce di radunarci per confezionare i pacchi solidali, per i quali gli altri anni chiedevamo offerte di 50 o 100 euro l’uno. Cifre che per disoccupati, cassaintegrati e piccole partite iva sono diventate proibitive. Impossibile anche organizzare eventi come sagre enogastronomiche e pranzi di beneficienza. Stimiamo che da febbraio gli introiti siano calati almeno dell’80%. In standby è anche la ricostruzione nella nostra frazione, con edifici sequestrati dalle facciate aperte, pericolanti e semi crollate. Ancora non c’è nulla di abitabile».
Le attività sospese
Se le raccolte fondi sono perlopiù legate a eventi fisici, ci sono onlus che non hanno voluto correre rischi e hanno preferito rinunciare.
«Anche perché oggi tutta l’attenzione dei donatori è, giustamente, rivolta verso l’emergenza sanitaria, a discapito degli altri settori. A dire il vero già prima della pandemia non si sentiva più parlare dei terremotati», ha sottolineato Claudia Quaranta, portavoce dell’ente L’alba dei piccoli passi di Amatrice. «Se in passato non è stata costruita una rete di sostenitori fidelizzati, non si ottiene molto. La nostra ludoteca, che ci costa 35 mila euro l’anno, è ferma da febbraio: la salute di bambini, famiglie e soprattutto anziani è al primo posto. Ci dispiace per le educatrici sotto contratto, in cassa integrazione dal 13 marzo. Speriamo di ripartire a gennaio 2021, perché da 10 mesi non percepiamo un euro. Durante la quarantena abbiamo tenuto i contatti con i nostri associati tramite monitoraggio telefonico».
All’aperto si va avanti
C’è anche chi coglie l’occasione di potersi incontrare solo all’aperto, per organizzare passeggiate tra i boschi della zona in orari lontani dal coprifuoco.
«La crisi delle raccolte fondi coinvolge anche le attività per la salvaguardia dell’ambiente», ha spiegato la rappresentante del gruppo di attivisti Balia dal collare Serena Caroselli. «Il nostro è un territorio in cui idee innovative difficilmente riescono a prendere forma. Noi lavoriamo per elaborare un’altra idea di sviluppo, lontana ad esempio dalla costruzione di impianti di risalita sul monte Terminillo, che non farebbero altro che danneggiare il delicato equilibrio naturale. Crisi economica e precariato hanno portato molti a disertare le iniziative del no profit. In questi siamo riusciti a organizzare qualche camminata di autoformazione, a cui hanno partecipato circa 80 persone provenienti da varie regioni».
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