LA FISARMONICA VERDE. AD APRILIA SI COLTIVA IL CAMBIAMENTO
Ad Aprilia il Patto educativo di comunità compie un anno. In occasione della presentazione de La fisarmonica Verde di Andrea Satta, ripercorriamo un anno di impegno contro la dispersione scolastica
di Paola Romano
25 Maggio 2023
Un evento partecipato quello che si è tenuto il 6 maggio scorso ad Aprilia, presso la Casetta gialla del Parco Europa e il teatro dell’Istituto Comprensivo “Toscanini”. Un doppio appuntamento con l’autore Andrea Satta, che ha incontrato studenti e docenti degli Istituti Comprensivi Matteotti e Toscanini, per la presentazione del libro La Fisarmonica verde e per l’omonimo spettacolo in cui, l’artista romano, recita e canta il monologo di “una storia importante”, la storia del padre. La storia di Gavino Satta, militare italiano che, dopo l’Armistizio, era stato internato in un campo di concentramento nazista. E che, sopravvissuto, aveva fatto ritorno a casa con gli occhi pieni di orrore e le braccia di una fisarmonica, appunto, verde. Nonno Gavino è raccontato al nipote dodicenne, Lao, dal figlio-padre Andrea in un viaggio in un pulmino giallo, direzione Lengenfeld, Germania, dove 80 anni fa c’era quel campo di internamento. Un’iniziativa importante e intensa, organizzata da PsyPlus, Fuoriclasse, CSV Lazio, Comitato Soci Coop Lazio Sud, Comitato di Quartiere Toscanini e la scuola Toscanini, nella cornice della campagna nazionale Il Maggio dei Libri e, ideata e realizzata grazie alla sinergia del Patto Educativo di Comunità, siglato il maggio scorso nell’aula consiliare cittadina della provincia di Latina.
Leggere ed emozionarsi. Domandare e comprendere la Storia
Giulia Lauri è la referente del Centro Educativo Fuoriclasse. Uno spazio extra scolastico che coinvolge settantasei minori degli Istituti Comprensivi Matteotti, Toscanini, Orzini di Aprilia e, che cerca di sostenere i ragazzi e le ragazze «nel percorso didattico, nella crescita e nella formazione a tutto tondo» anche attraverso la lettura dei libri come La Fisarmonica verde. L’incontro con questo libro, l’ha raccontata come un’esperienza molto formativa per i giovani lettori, «che ha condotto a molte domande». «Abbiamo selezionato alcuni passaggi e abbiamo tenuto un filo logico alla lettura. È stato molto bello perché abbiamo messo questi tappetoni a terra per leggere e anche i ragazzi di 13-14 anni sembravano più piccolini, perché ascoltavano la lettura come un bimbo di 3 o 4 anni, anche se erano temi molto delicati». Quindi stimoli a imparare a riconoscere l’importanza della conoscenza dei fatti storici ma con un link emotivo agli avvenimenti.
Un processo che emerge chiaro dalle tante domande degli studenti allo scrittore. “Come ti sei sentito a scrivere il libro? Come ti sei sentito a raccontare la storia a tuo figlio? Perché hai scelto di scrivere questo libro?” Satta risponde a tutti diretto e chiaro. Parla della necessità e del dovere di scrivere questo libro, per ricordare i 650mila soldati italiani internati, come suo padre, nei lager nazisti, ma, anche per un fatto “privato”. La volontà cioè, di raccontare un nonno a un nipote, perché morto quando lui aveva solo quattro anni e che ricorda solo come «un portatore di bretelle». Alla domanda “Perché il titolo fisarmonica verde? Andrea Satta risponde con un’altra domanda, e poi con altre ancora fino ad arrivare alla parola speranza, colmando così di significato altro, il colore verde. «La fisarmonica è uno strumento umano», spiega lo scrittore «perché ha un elemento enorme, il polmone. Io, che sono un pediatra, vi posso dire che, quando un bambino esce dalla mamma è scuro, quando arriva l’ossigeno diventa rosa. È l’aria che fa vivere il bambino. Il bambino respira quando esce dalla mamma. La fisarmonica respira quando apri il mantice e l’aria che esce è come il pianto di un bambino. Se muovi i tasti fai delle note, fai degli accordi. E quindi, era come tornare al mondo». I ragazzi le loro fisarmoniche le hanno fatte col cartoncino e tinte di varie tonalità di verde e, alcuni di loro, ci hanno scritto su “speranza” e “libertà”.
“Coltivare il cambiamento”. Il Patto di Aprilia
Fuoriclasse in Movimento «è un progetto nazionale, diffuso in duecento scuole in tutta Italia». Ad Aprilia ci sono dal 2019, per contrastare la dispersione scolastica attraverso «un Centro Educativo Fuoriclasse». «Nel lavoro quotidiano», racconta Rita Fiorentino, referente del progetto di Save the Children in partenariato con PsyPlus, «Cerchiamo di promuovere il protagonismo di studenti e studentesse, affinché possa essere attivo e la didattica possa essere sempre più inclusiva e innovativa e, per farlo, non possiamo ovviamente trascurare la comunità educante». Così la decisione, con Save the Children, di realizzare ad Aprilia un Patto educativo di Comunità. Una scelta legata, sicuramente, alle relazioni significative instaurate negli anni, come ci spiega Fiorentino. «Con la pubblica amministrazione, con le scuole, i dirigenti, i docenti, gli studenti e le studentesse e, non da ultime, ovviamente le associazioni del territorio». Un grande potenziale rispetto al quale è importante, però, creare una relazione, «un’alleanza tra la scuola, il territorio e le famiglie, per contrastare insieme le disuguaglianze, il fallimento formativo, l’abbandono scolastico e la povertà educativa». Così si procede, fissando riunioni a scadenza mensile in cui, il territorio, e quindi le associazioni, la pubblica amministrazione, con gli assessori all’istruzione, alle politiche sociali, il sindaco, i funzionari, i docenti e i dirigenti si confrontano per capire «come creare una comunità a misura di bambino e bambina» in un mondo a misura di adulto. «Coinvolgendo anche studenti e studentesse», continua Fiorentino, «abbiamo iniziato a fare un lavoro di analisi dei bisogni del territorio e delle scuole e a proporre miglioramenti per la comunità». A maggio scorso la stipula del Patto educativo dal titolo Coltivare il cambiamento, che contiene «tutte le azioni che, le associazioni, l’amministrazione, la scuola, i genitori, possono fare a titolo non oneroso per contrastare le disuguaglianze educative», dal trekking urbano ai laboratori, dal supporto allo studio alle attività didattiche, agli eventi, come la presentazione de La Fisarmonica Verde o l’incontro in occasione della Giornata internazionale della lingua madre, per la creazione di una sezione di libri multilingue per bambini e adolescenti nella biblioteca comunale G Manzù. «A un certo punto, ci siamo resi conto che i tempi erano maturi», spiega Eleonora Piccaro, CSV Lazio. «Le associazioni erano pronte e potevano essere coinvolte in un percorso che avrebbe portato al Patto».
Dall’emergenza all’ordinarietà
«Il Patto educativo come accordo di rete esiste da almeno una decina d’anni in Italia», spiega Giuseppe Candela, coordinatore Fuoriclasse Aprilia Save the Children Italia, «ma lo slancio più recente è avvenuto durante il primo lockdown, con l’inizio della pandemia, con la successiva formalizzazione in un Piano nazionale per l’Istruzione per la Ripresa dell’Istruzione Scolastica». «Save the Children Italia», continua, ha fornito un supporto ai Patti educativi in dieci città italiane, tra cui Aprilia. Questa, in particolare, è l’esperienza che ha funzionato e continua a funzionare meglio, anche grazie alla figura della facilitatrice, che, in questo caso, è Rita Fiorentino di PsyPlus e che è fondamentale quale presenza costante sul territorio di coordinamento tra gli attori coinvolti». Un’esperienza, quella dei Patti, molto efficace durante la pandemia, ma che in molte realtà ha poi cessato di esistere. «Ad Aprilia, invece, ha continuato la sua strada», ricorda Candela. «Ha allargato la partecipazione a oltre venti associazioni, enti, istituzioni. È intervenuta sull’emergenza ma anche sull’ordinarietà, organizzando presentazioni di libri, eventi teatrali, raccolte fondi, attività gratuite per gli under 18», perchè, oltre a creare comunità, il vero obiettivo è dare protagonismo ai giovani, «agli studenti e alle studentesse, alle loro idee e alle loro proposte che, molto spesso, non vengono recepite dalle istituzioni e, rimangono nelle scuole». In un centro come Aprilia, sotto i 100mila abitanti c’è stata facilità di interlocuzione con le istituzioni e disponibilità delle scuole e delle famiglia a mettersi in gioco . Come spiega Candela: «I fondi pubblici e privati vanno a incidere spesso più nelle metropoli che nelle città di provincia». Una voglia di rivalsa che si è trasformata in attivismo e impegno soprattutto davanti a proposte innovative. Tra i fattori che hanno favorito questo bilancio positivo la fiducia reciproca, che si è cementata con il Patto e che, probabilmente, già esisteva tra le varie associazioni. «Questo ha fatto si che non fosse un processo artificioso, dall’alto verso il basso, ma fosse veramente un processo orizzontale».