LA LINGUA DEI SEGNI È STATA RICONOSCIUTA. E ANCHE GLI INTERPRETI

Il Decreto Sostegni riconosce la Lis. La nuova figura professionale garantisce accessibilità ai servizi e alla vita politica e sociale

di Redazione

Non solo riconoscimento della Lis, ma anche di chi la “interpreta”: con l’approvazione alla Camera del decreto Sostegni, infatti, «la Repubblica riconosce le figure dell’interprete in Lis e dell’interprete in List, quali professionisti specializzati nella traduzione e interpretazione rispettivamente della Lis e della List, nonché nel garantire l’interazione linguistico-comunicativa tra soggetti che non ne condividono la conoscenza, mediante la traduzione in modalità visivo-gestuale codificata delle espressioni utilizzate nella lingua verbale o in altre lingue dei segni e lingue dei segni tattili». Una buona notizia per chi ha scelto questa professione, che fino ad oggi ha svolto senza che questa fosse formalmente riconosciuta. Abbiamo raccolto le voci di alcuni interpreti Lis e Lis performer, che commentano la notizia e immaginano i prossimi scenari.

Alzare la qualità

«Siamo a una svolta», commenta Francesca Malaspina, presidente nazionale di Anios (associazione degli interpreti di lingua dei segni italiana). «Le nostre battaglie hanno finalmente avuto un riscontro istituzionale. Ora è necessario lavorare di concerto, affinché la formazione degli interpreti Lis sia elevata a livello accademico. Sarebbe auspicabile dare piena attuazione alla Risoluzione del Parlamento europeo del 23 novembre 2016», aggiunge. «In particolare, relativamente alla creazione di un registro come sistema di accreditamento ufficiale e di controllo della qualità, di enti super partes che non siano mossi da alcun interesse economico derivante dalla gestione degli interpreti. Serviranno fondi, per istituire ricerche sulla lingua dei segni, e affinché vengano inseriti lettori sordi all’interno delle Università. Le persone sorde meritano, dopo anni di lotte, servizi di qualità e professionisti preparati», osserva. «Sarà necessario lavorare in ambito sanitario, scolastico, giudiziario, legale e notarile, rivedere l’ impianto legislativo. Sottolineiamo, ancora una volta, quanto il processo di emancipazione della figura professionale sia un grande risultato per garantire la qualità dell’accessibilità ai servizi e alla vita politica e sociale delle persone sorde», conclude. «Oltre a rappresentare, in questo momento storico, una garanzia per la comunità sorda segnante, di certezza delle informazioni ricevute e salvaguardia della propria e dell’altrui incolumità».

Festeggia Mauro Iandolo, Lis performer divenuto famoso soprattutto grazie alle sue interpretazioni di canzoni: «Oggi anche l’altra mia lingua madre è stata riconosciuta come Lingua! Un grande traguardo sul riconoscimento di un diritto che aspettavamo da anni. Finalmente da oggi la Lis è riconosciuta dalla Repubblica italiana. E anche se non sono sordo, ringrazio chi ha sempre portato alta la bandiera della comunità sorda, chi, attraverso studi e ricerche linguistiche, ne ha compreso il valore di vera e propria lingua. Ma soprattutto ringrazio i miei genitori che mi hanno dato la possibilità di viverla come tale. Viva la Lis!».

Luoghi pubblici e media accessibili

Contento e fiducioso anche Nicola Noro, due volte nella “squadra” dei Lis performer di Sanremo: «Questo riconoscimento vuol dire tanto. Innanzitutto, vuol dire che dal 2022 saranno stanziati 4 milioni di euro: possiamo aspettarci quindi, per esempio, che nei luoghi pubblici finalmente ci sia un interprete, pagato dallo Stato e non più dal cittadino, come è stato finora. Pensiamo agli ospedali: anche qui, la comunicazione non è tuttora accessibile per la maggior parte delle persone sorde. Lo stesso nelle scuole e nelle altre amministrazioni pubbliche. Ora ci aspettiamo e speriamo che questo cambi. Nella legge si parla anche di media accessibili, attraverso sottotitolazioni e interpretariato: saranno promosse quindi le reti che si impegneranno nel rendere accessibili le proprie comunicazioni. Si specifica anche che la figura dell’interprete è ufficialmente riconosciuta come interprete di una lingua: insomma, ora la mia professione esiste anche per lo Stato italiano. Allo stesso modo, da oggi è riconosciuta la mia laurea: io sono laureato alla Ca’ Foscari di Venezia in Lis e inglese», racconta Noro. «Ma di fatto la Lingua dei segni non compariva come lingua, ma come esame di linguistica. Ancora, la Lis potrà ora essere inserita tra le lingue che si possono insegnare nelle scuole: questo vuol dire che, per esempio, in un liceo linguistico gli studenti potrebbero studiare inglese, tedesco e Lis! Certo, molto dipende da come saranno investiti i 4 milioni nel 2022 e nel 2023 – precisa Noro – In teoria, dovrebbero garantire molta più accessibilità alle persone sorde. Questa legge è solo un primo, timido passo verso l’inclusione e l’accessibilità. Il cammino è ancora lungo e non possiamo fermarci qui».

L’importanza della lingua dei segni

Martina Romano, interprete Lis sorda, è «molto emozionata, non mi sembra vero. Dico sempre che non sarei ciò che sono, senza la Lingua dei segni italiana», assicura, «perché grazie a questa e al mio percorso di logopedia, durato svariati anni, ho potuto comunicare con la mia famiglia. Ringrazio anche il mio percorso scolastico a Cossato, all’interno di un progetto bilingue, che prevedeva l’integrazione della lingua dei segni nell’educazione tradizionale, con classi miste di sordi e udenti. Grazie a questo progetto mi sono sentita completamente integrata nella società e non ho dovuto temere per ciò che sono. Oggi mi definisco una sorda bilingue, parlo perfettamente la lingua italiana e la Lingua dei segni», racconta, «Sono convinta che questo riconoscimento sia solo l’inizio di qualcosa di grande e inclusivo. Aver riconosciuto non solo la Lis, ma anche gli interpreti quali professionisti specializzati nella traduzione, assicurerà un valore lavorativo e offrirà accessibilità e inclusione a 360 gradi non solo per i sordi segnanti, ma anche per i sordi oralisti e alle figure che ruotano intorno al mondo sordo. E se oggi la comunità sorda oralista, che predilige la comunicazione verbale, si sente trascurata, deve sapere che non è così: questo è un traguardo molto importante nella storia italiana, è l’inizio di qualcosa di grande, che includerà tutti, tramite l’educazione verso un approccio mutidimensionale”.

Questo articolo è tratto da Redattore Sociale.

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