La maternità è un master: così le donne diventano leader
Scegliere, ascoltare, motivare, ottimizzare il tempo... le donne che hanno figli acquisiscono capacità e competenze importanti per il lavoro
17 Giugno 2015
In un mondo del lavoro con una visione sempre più di breve periodo, la maternità è spesso vissuta dalle aziende come un peso e dalle donne come un tabù. Spesso non si prende in considerazione il fatto, che essa rappresenta un’occasione di crescita straordinaria, portatrice di nuove energie e di abilità importanti anche per la vita professionale. Un libro racconta «la storia più antica del mondo, quella della maternità», rivoluzionando i paradigmi sul rapporto tra maternità e lavoro. Da questa premessa parte “MAAM. La maternità è un master che rende più forti uomini e donne”, scritto da Andrea Vitullo e Riccarda Zezza (BUR Biblioteca Univ. Rizzoli). Abbiamo chiesto a Riccarda Zezza di parlarci del loro innovativo percorso di cambiamento.
Come nasce l’idea di questo libro?
«MAAM è nato da un dubbio: possibile che la maternità, inevitabile (per fortuna) avvenimento della vita, sia sempre stata e sempre sarà un problema sul lavoro, in tutto il mondo? E come mai, intanto, i manager vengono spediti a fare “finte” vere esperienze di vita in corsi di formazione costosissimi, che attraverso percorsi di sopravvivenza e simulatori di volo tentano di far emergere doti di gestione della crisi, di attenzione ed empatia, che nelle attività di cura di ogni giorno emergono in modo naturale? Ci siamo chiesti: non staremo sbagliando qualcosa? Rinunciando, a causa di uno stigma culturale, a una delle più efficaci esperienze di leadership? Per oltre un anno abbiamo fatto ricerche nei settori delle neuroscienze, delle scienze comportamentali e delle teorie della leadership, oltre a condurre focus group e interviste individuali con donne e uomini italiani. Il risultato ha sorpreso persino noi».
Perché «con un bambino entra in casa una scuola di management (e non ne esce più)»?
«La genitorialità è a tutti gli effetti una formidabile palestra quotidiana per la leadership e per le competenze manageriali, lo dimostrano i fatti. Il cervello sviluppa un’incredibile capacità di attenzione, il maggiore equilibrio aumenta il bisogno e l’efficacia di focalizzarsi ed essere efficienti: molte donne dopo la maternità chiedono di ricevere compiti più sfidanti per poter dimostrare come la nuova esperienza abbia aumentato anche la loro portata innovativa, il loro pensiero laterale. Inoltre, è scientificamente dimostrato che avere più ruoli rende più forti in ogni ruolo. E che la maternità è una di quelle “finestre” per la neuroplasticità che consentono al cervello di apprendere e aumentare enormemente le proprie capacità. Infine, la pratica quotidiana di ascolto e attenzione migliora le doti di relazione interpersonale e la capacità di motivare gli altri. E questi sono solo alcuni aspetti».
“Come la principessa delle favole che non dorme più ma scende in campo e combatte, così oggi la mamma sembra avere tutte le doti necessarie per cambiare, in meglio, il mondo del lavoro”. Quali sono queste doti?
«Essere mamma allena chi lavora a:
– Prendere decisioni. La mamma decide tutto, per tutti (anche se non vorrebbe). Il numero di decisioni da prendere (piccole e grandi) aumenta a dismisura, insegnandole a individuare al volo gli elementi su cui basarle. E a non disperarsi quando sbaglia.
– Ascoltare con attenzione. La mamma impara in fretta che un ascolto attento ripaga con risposte più veloci e su misura, accorciando il tempo di arrivo alla soluzione. Una maggiore attenzione, che inizialmente sembra allungare i tempi, aumenta così l’efficienza e migliora il risultato.
– Intuire ed essere capaci di empatia. I segnali che mandano i figli sono tanti e diversi: quando non parlano bisogna saper leggere gesti e impressioni, ma anche quando parlano è raro che si esprimano con chiarezza. Che palestra per l’intuito e per la capacità di leggere il 93% del messaggio, il cosiddetto “non verbale”!
– Gestire le crisi. Sin dal primo giorno di vita del bambino, il numero di grandi e piccole crisi che una mamma deve affrontare sale alle stelle. Un allenamento che aiuta a ridimensionare le situazioni, a reagire velocemente, e a coordinare più persone alla rapida ricerca di una soluzione.
– Dare priorità. Poiché genera un aumento di complessità, la maternità stabilisce nuovi equilibri e abitua a riconoscere subito, tra le molte cose che succedono, qual è urgente e importante e quale invece può essere rimandata senza troppe ansie.
– Motivare. Una mamma passa la vita a motivare i propri figli per spingerli a fare cose che di solito non hanno voglia di fare (lavarsi le mani, apparecchiare, fare i compiti, andare a dormire): siccome non possono essere tutte battaglie né tutte imposizioni, la madre diventa una manager raffinata, che ingaggia e convince senza (almeno non sempre) “comandare”.
– Ottimizzare il tempo, andare al sodo. Il numero di cose da fare, quando si ha famiglia, si moltiplica in modo esponenziale. Paradossalmente questo risolve un piccolo problema di perfezionismo che spesso le donne hanno: rendendole più brave a gestire il tempo e meno orientate all’eccesso di dettagli.
– Delegare. Di necessità virtù: una mamma deve imparare a delegare per sopravvivere, o morirà di micro management!
– Essere creativa. Il bambino riporta la mamma a una dimensione del gioco e della fantasia che, se usate sul lavoro, possono fornire soluzioni inaspettate e innovative, risolvendo anche situazioni molto difficili.
– Avere una visione. Pur nei grandi e piccoli cambiamenti quotidiani, la mamma “vede” la strada che sta tracciando per il proprio figlio. In questa sua capacità di stare nel presente, ma al tempo stesso avere una rotta verso il futuro, c’è tutta la forza di una “natural born leader”.
Perché “nel terzo millennio la maternità è diventata una scelta impegnativa, quasi di sfida, tutt’altro che “naturale”?
«Molte donne, anche madri, sono vincenti sul lavoro, ma a che prezzo? Il difficile è “farcela” senza rinunciare a pezzi di sé, e portando tutto il valore della propria diversità. In questo il sistema è durissimo, con ei “vizi” ormai dati per scontati ma assolutamente inutili, come le riunioni dopo le 18 quando non ci sono emergenze. Il presenzialismo è un problema per tutte le donne del mondo, ed è ciò che di più le tiene lontane dal potere. Ma sono vincenti tutte le donne, e sono molte, non solo madri, che continuano a lavorare nonostante la cultura le respinga e manchino i modelli positivi, e lo fanno portando il valore del proprio modo diverso di pensare, senza uniformarsi a schemi ormai vecchi e inefficienti».
Cosa dovrebbe cambiare per favorire la conciliazione tra famiglia e lavoro?
«È incredibile come la maternità resti un grosso problema in quasi tutti i paesi del mondo, dove più e dove meno. I più avanzati sono i paesi del nord Europa, eppure neanche questi hanno ancora risolto del tutto il “problema”. Perché in realtà, più che di risolvere un problema, si tratta di accettare l’evoluzione del lavoro che sta avvenendo con l’ingresso in massa delle donne, e la sua conseguente riorganizzazione – per il meglio, diciamo noi. I vecchi schemi si possono cambiare – c’è un bisogno folle di questo cambiamento – e si può lavorare ed essere felici».
Andrea Vitullo, Riccarda Zezza
“MAAM. La maternità è un master che rende più forti uomini e donne”
BUR Biblioteca Universale Rizzoli
187, € 12.00