LA PARTECIPAZIONE? È AMARE I MONUMENTI
Secondo il Gruppo Archeologico Romano, bisogna far sì che i cittadini siano protagonisti del patrimonio culturale
10 Aprile 2015
Di sabato la ripulitura del Ponte Nomentano, di domenica le visite culturali gratuite a Largo Argentina. Per il Good Deeds Day 2015, il GAR (Gruppo Archeologico Romano) ha offerto ai cittadini due occasioni per prendere parte attivamente non solo alla preservazione, ma anche alla conoscenza del nostro patrimonio culturale. Ed è stato un boom di adesioni. Delle ragioni di questo successo e degli auspicabili sviluppi, ne abbiamo parlato con Gianfranco Gazzetti, presidente del GAR.
Il Good Deeds Day è servito a richiamare l’attenzione sulle vostre attività?
«Sicuramente. A Largo Argentina abbiamo avuto quasi 1300 visitatori, che abbiamo accompagnato con 20 nostre guide volontarie in decine e decine di visite guidate in un solo giorno. Ma soprattutto, il Good Deeds Day ha mobilitato al nostro interno i volontari: hanno partecipato tutti con enorme slancio per l’obiettivo comune di offrire delle giornate in favore della cittadinanza. Ci sono stati circa 70 soci mobilitati la domenica e 20 il sabato: quasi 100 volontari in due giorni è stato un record anche per noi».
L’idea di bene comune ha molte sfaccettature. Una visita guidata si può fare la differenza?
«Far partecipare i cittadini significa fargli amare i monumenti. Se i cittadini non partecipano, si distaccano dai beni culturali. Per questo insistiamo con il dire che la cultura non può essere riservata a pochi. Questo, invece, è avvenuto negli anni ed è un errore».
Cosa andrebbe fatto?
«Sarebbe importante che il Comune di Roma tenesse presente il successo di questa giornata, per motivare i cittadini a dare una mano all’amministrazione. Nessuno si vuole sostituire alle autorità competenti, ma vedere tanti volontari mobilitati per il bene comune è un vantaggio per l’intera cittadinanza, per altro in un momento particolarmente difficile per la città».
Le associazioni di volontariato possono dare un contributo significativo?
«Certamente, ma bisogna saper motivare e saper far collaborare i volontari. Le autorità devono capire che la popolazione di volontari è fondamentale, come tramite, per far partecipare il cittadini al miglioramento della loro città. Non appena abbiamo, dall’amministrazione, delle possibilità di valorizzare il nostro patrimonio, noi lo facciamo».
Cosa suggerirebbe?
«Non deve rimanere episodico l’evento di Largo Argentina. Il Good Deeds Day si dovrebbe diffondere come una serie di momenti di attività comune per dare una mano alla gestione della città. E Roma, per i beni culturali, ne ha tanto bisogno».
Ci spieghi meglio.
«Roma ha tante aree chiuse, luoghi che nessuno ha potuto vedere, se non in occasioni particolarissime. Il fatto di poterle aprire e farle vivere alla cittadinanza, anche nelle loro problematiche di restauro o di conservazione, e al limite far capire anche perché sono state chiuse per un certo periodo di tempo, è importante a livello di educazione civica».
Se un cittadino non è guida turistica o archeologo può comunque collaborare con voi?
«Ad accompagnare i partecipanti nelle nostre visite sono guide, archeologi, storici dell’arte, ma a volte anche semplici cittadini che, per l’occasione, spiegano ad altri cittadini il loro patrimonio. Questa è una trincea nuova e importante: bisogna far sentire i cittadini protagonisti del loro patrimonio culturale».