LA RETORICA DELL’INVASIONE CI RENDE PIù INTOLLERANTI

Il "Terzo Libro Bianco sul razzismo in Italia", curato da Lunaria, analizza quasi 2600 casi di discriminazione

di Isadora Casadonte

Sono ancora troppi i casi di discriminazione e violenza nei confronti dei migranti, e l’informazione ha una forte responsabilità nel mantenere alto il livello di intolleranza nel nostro Paese. È quanto emerge dal  dossier che denuncia l’evoluzione del razzismo: il Terzo Libro Bianco, curato da Lunaria, analizza 2566 casi, raccolti tra l’1 settembre 2011 e il 31 luglio 2014. Grazie anche ai contributi di autori diversi, il dossier racconta le Cronache di ordinario razzismo in Italia: dalle stigmatizzazioni mediatiche alle violenze fisiche, passando per la retorica politica.

I numeri

«La rappresentazione statistica del razzismo incontra un formidabile ostacolo innanzitutto nella reticenza delle vittime a denunciare le violenze o le discriminazioni subìte […], certamente più numerose di quelle ufficialmente rilevate». Nonostante questo, Lunaria provvede a indicare i dati dell’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), che nel 2013 ha censito 763 casi di effettiva discriminazione etnico-razziale. Le segnalazioni arrivano in maggioranza dal Nord Italia (quasi il 55%), seguito dal Centro (circa il 34%) e infine dal Sud (circa l’11%), riscontro questo che «sembra riflettere la differente presenza dei migranti sul territorio italiano», si legge nel rapporto.
Lunaria però segnala anche i suoi dati, quelli raccolti nel database curato dall’associazione tra l’1 settembre 2011 e il 31 luglio 2014: se si considerano gli ambiti dei 2566 episodi censiti, il settore dell’informazione svetta in prima posizione con un totale di 767 casi, seguito da “Vita pubblica” (con 727 casi), “Rapporti con Istituzioni” (306 casi) e “Sport” (222 casi), per limitarci alle prime 4 posizioni. I gruppi etnici bersaglio degli episodi censiti sarebbero soprattutto i Rom (427 casi), i Musulmani (162 casi) e gli Ebrei (149 casi). Gli autori delle discriminazioni e delle violenze appartengono, su 700 casi noti, soprattutto alla fascia d’età adulta (408 casi), dato che emerge anche riguardo le vittime: in maggioranza adulte (299 casi), ma anche giovani (236 casi), su un totale di 609 casi noti.

La responsabilità dei media

Quando Lunaria segnala l’Informazione come l’ambito in cui si verifica il più alto numero di discriminazioni razziali, intende evidenziare soprattutto il ruolo che gli immigrati rivestono nelle notizie passate dai media nostrani. In un’apposita sezione del Terzo Libro Bianco, l’autrice Serena Chiodo parla di “Migranti e media: tra scoop e denuncia”, segnalando come gli immigrati appaiano sui media prevalentemente negli articoli di cronaca nera o di politica interna, diventando nel primo caso soggetti attivi (in chiave negativa) e nel secondo oggetti passivi del dibattito che li riguarda. Caso a sé è poi quello degli sbarchi, dove la ricerca del sensazionalismo tocca le vette più alte, fino a presentarsi come un vero e proprio “problema di linguaggio”.

La copertina del dossier di Lunaria
La copertina del dossier di Lunaria

La «retorica dell’invasione» che ha investito negli ultimi anni i media italiani si è spesso avvalsa di termini come «emergenza» o «ondata» per descrivere l’arrivo dei migranti nel periodo degli sbarchi. Anche la parola «clandestini» si è affacciata più volte nei nostri canali d’informazione. «La prova che questo termine può essere abbandonato, però, c’è stata – scrive Serena Chiodo – Si pensi alla visita di Papa Francesco sull’isola di Lampedusa, l’8 luglio 2013, in concomitanza della quale i media hanno modificato il loro consueto registro linguistico parlando di “migranti”, “profughi”, “vittime di una tragedia”». In generale però, quelli che approdano sulle nostre coste sono «clandestini» o «vittime», sempre più frequentemente numeri.
Qualche segnale incoraggiante si riscontra tuttavia nel risalto dato dai media allo sfruttamento dei lavoratori immigrati, in particolare nel settore agricolo, oltre che nelle potenzialità offerte dalla rete, spazio dove è possibile individuare inchieste, approfondimenti e analisi “altre”.

Il Dossier di Lunaria

Lunaria è impegnata da anni nel campo del volontariato internazionale, dell’economia solidale e della lotta al razzismo. Attenta ai temi delle migrazioni e della globalizzazione, l’associazione promuove campagne d’informazione e iniziative sul territorio per difendere i diritti dei migranti.
Il Terzo Libro Bianco è il risultato dell’attività condotta quotidianamente su Cronache di ordinario razzismo: il sito curato da Lunaria che documenta in uno specifico database i casi di razzismo nei media, nella società, nella politica e nelle istituzioni.
Il dossier, che analizza casi di discriminazioni e violenze raccolti tra l’1 settembre 2011 e il 31 luglio 2014, ci ricorda cosa è successo nel Centro di primo soccorso di Lampedusa nel 2013, o durante l’incendio dell’insediamento rom a Poggioreale nel marzo 2014. Sarebbe bastato qualche mese in più per poter includere nell’elenco anche l’episodio del Centro rifugiati di Tor Sapienza, fino alla nota inchiesta su Mafia Capitale, che ha svelato come «con gli immigrati si fanno più soldi che con la droga».
In un «contesto internazionale sempre più destabilizzato dai venti di guerra», mentre «il Mediterraneo continua ad essere un mare in cui è troppo facile morire», spiega il rapporto, tornano alla ribalta i temi dell’immigrazione e della xenofobia, del rapporto tra migranti e mercato del lavoro, fino alla “questione Rom”. Lunaria ha provato ad affrontarli, dati alla mano.

Quando i bambini danno l’esempio

Tra gli ospiti, che lunedì 26 gennaio sono intervenuti durante la presentazione del Terzo Libro Bianco all’auditorium Santa Croce di Roma, c’era anche la maestra Vania, che ha portato la sua testimonianza dalla scuola C. Pisacane di Torpignattara. Scuola primaria frequentata per il 90% da studenti nati a Roma da genitori migranti, la Pisacane ha attraversato non pochi momenti difficili, prima di poter ospitare le ben 18 nazionalità diverse dei suoi studenti. «Grazie ad un lavoro culturale, di rete – ha raccontato la maestra Vania – abbiamo reso la Pisacane una scuola di vetro, trasparente, per mostrare che la differenza è ricchezza non un ostacolo all’apprendimento».
«I bambini sanno camminare sul confine tra le nazionalità – ha concluso la maestra – dovremmo imparare da loro».

LA RETORICA DELL’INVASIONE CI RENDE PIù INTOLLERANTI

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