LA VITA SEGRETA DEI GIOCATTOLI: PACE E SOSTENIBILITÀ SECONDO I BAMBINI

Grazie a La Vita Segreta dei giocattoli, disponibile su Zalab View, bambini di varie zone d’Italia hanno realizzato corti di animazione per parlare di pace e sostenibilità. Protagonisti sono i giocattoli che hanno creato insieme al mastro giocattolaio Roberto Papetti

di Maurizio Ermisino

«I bambini sono i robivecchi dell’umanità. Quello che gli adulti buttano via, se può trasformarsi in giocattolo, loro lo assumono e gli danno nuova vita». È quello che ha sempre pensato dei bambini il mastro giocattolaio Roberto Papetti, la figura al centro de La Vita segreta dei giocattoli, progetto nazionale che ha coinvolto bambini da Sud a Nord Italia per realizzare corti di animazione che vedono protagonisti giocattoli di auto-costruzione creati insieme a lui. «Il giocattolo si porta dietro delle sopravvivenze, degli anacronismi, è un oggetto misterioso», ci ha raccontato. «Ma oggi la sua mercificazione fa perdere queste cose. Oggi i giocattoli sono oggetti di consumo: li prendi, li usi, li butti via, difficilmente lasciano una traccia». La Vita segreta dei giocattoli è stato presentato il 18 luglio al Faito Doc Festival ed è disponibile in streaming on lineLa Vita Segreta dei giocattoli è stato realizzato dal Circolo Didattico Cesena 2 in collaborazione con ZaLab, nell’ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola promosso dal Ministero dell’Istruzione e del Merito e dal Ministero della Cultura, con il sostegno di Fondazione Pianoterra. Tramite il linguaggio del cinema e del laboratorio manuale e artigianale, studenti di sette scuole primarie di sei regioni d’Italia (Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Sicilia, Lazio) hanno acquisito gli strumenti per realizzare corti in stop-motion, che hanno esplorato i temi della pace, del riciclo creativo, della cura per l’ambiente. Il progetto è arrivato anche nel Lazio, a Roma, alla scuola Primaria Federico Fellini (IC Stabilini) di Roma, dove i bambini della III B hanno partecipato al progetto, affascinati dalla figura del giocattolaio Roberto. Gli abbiamo chiesto che cos’è in lui che riesce a conquistare così tanto i bambini. «È un mistero che non so spiegare» ci ha risposto. «Credo che dipenda dalla maschera, dal volto. Ho un volto strano, spigoloso, da aborigeno australiano. È una maschera seria: ma io non sono serio! I bambini percepiscono subito che mi piace giocare, ridere, danzare con le parole e con le persone».

Tornare ai giochi di tradizione

La vita segreta dei giocattoli
«I bambini sono i robivecchi dell’umanità. Quello che gli adulti buttano via, se può trasformarsi in giocattolo, loro lo assumono e gli danno nuova vita». Immagine dalla pagina FB di Roberto Papetti

Ma da dove nasce il rapporto di Papetti con i giocattoli? «I miei mi regalavano pochi giocattoli e me li dovevo costruire» ci ha raccontato. «Era automatico mettere in moto la fantasia e le mani». E in che modo intende il giocattolo oggi? «Lo intendo in modo tradizionale, nel senso della cultura ludica dei bambini di tutti i tempi e di tutti i paesi del mondo» ci risponde. «È un insieme di atteggiamenti, giochi, pratiche, modi di relazionarsi con il paesaggio e gli altri bambini che diventano fatti, come certi giochi aleatori di teatralizzazione legati alle vertigini, alle capriole, alle altalene. È una vera e propria tradizione, un deposito di sapere che si trasmette da generazioni, e oggi è messo in crisi dalle grosse produzioni di giocattoli e di intrattenimento, che fattura miliardi e condiziona i bambini. Ma basta che dai loro un po’ di spazio e di autonomia per poter giocare insieme ad altri bambini e tornano a fare questi giochi di tradizione: nascondino, mosca cieca, la lotta, il girotondo. Negli strumenti di gioco questa cosa è chiarissima, sono sempre quelli: la trottola, la bambola, gli aquiloni, i birilli. Il bambino il gioco di costruzione gira e rigira se lo fa, quando la manualità cresce».

Ho trovato i bambini pronti al gioco e agli stimoli

Ogni volta che un personaggio come Roberto Papetti arriva da loro, i bambini reagiscono in modo entusiasta: sono curiosi, appassionati, affettuosi. «Ho trovato i bambini pronti al gioco, agli stimoli, alle chiamate che facevo» ci spiega. «Sono un po’ un pifferaio magico, so una quantità di giochi incredibili per cui, a seconda delle situazioni e delle risposte dei bambini, mi viene da fare un gioco e poi un altro. È un flusso continuo, in cui i giochi si concatenano l’uno all’altro. Diventa irresistibile: soprattutto a scuola, dove si gioca poco, arriva uno che propone di giocare ed è subito vincente». «Abbiamo portato ai bambini qualcosa che li interessava» interviene Sara Zavarise, coordinatrice del progetto. «I bambini devono essere colti in qualcosa che oggi li interessa. Hanno tantissimi stimoli e prestano attenzione a quello che cattura la loro curiosità e la loro immaginazione. In questo senso li ho trovati curiosissimi. Oggi si dice che facciano fatica a prestare attenzione, che pensino solo ai giochi digitali. In tutte le classi in cui siamo stati per tre giorni interi ci siamo appropriati della didattica. E loro ci chiedevano sempre e sempre di più, perché la figura che portavamo aveva la capacità di attrarre l’attenzione e perché parlava un linguaggio che era molto vicino ai bambini. A Roma ricordo bambini affettuosissimi, che lo abbracciavano e lo baciavano. Ci hanno regalato tantissimo. Ma perché abbiamo catturato la loro attenzione».

Un messaggio attuale e contemporaneo

La vita segreta dei giocattoli
A Roma Roberto Papetti ha portato dei giocattoli molto particolari, un caposaldo della sua arte. Si tratta de I Pacifici, soldatini di pace.

Il progetto La vita segreta dei giocattoli è nato con Roberto. «Abbiamo pensato subito di realizzare un progetto grande, ambizioso, che avesse più sfaccettature e ambiti» ci ha spiegato Sara Zavarise. «Da un lato ci sono i laboratori, il progetto nazionale Cinema per la scuola, che abbiamo realizzato in inverno e primavera. E da un altro lato ci sarà un documentario che parla proprio di pedagogia del gioco con lui. Proprio per quello insieme ai laboratori abbiamo intervistato alcuni bambini perché ci raccontassero qual è stata la loro esperienza. Vorremmo fare un vero e proprio documentario che ricordi quanto è importante tornare all’autocostruzione dei giocattoli per tornare a un certo stile di vita». «Ma non vogliamo che sia un approccio retrò», precisa. «Roberto sì, è l’anziano artigiano. Ma il suo messaggio è quanto mai attuale e contemporaneo». Ed è davvero bello, nei corti, vedere giochi come i tappi, le biglie, che hanno fatto felici tanti bambini delle generazioni precedenti, e vedere i bambini di oggi giocare felici con queste cose.

Una piccola comunità educante

Roberto Papetti, e il team di Zalab, per qualche giorno hanno dato vita a una piccola comunità educante, una scuola oltre la scuola, un concetto di cui oggi si parla molto. Grazie a loro, i bambini hanno parlato di sé, ma hanno anche imparato tecniche come la stop motion e il concetto del disegno animato. «In quei pochi giorni abbiamo catturato i bambini, anche in orario extrascolastico, perché cercavamo di sfruttare il tempo a disposizione» ci spiega Sara Zavarise. «Sarebbe bello che ci fossero delle repliche. Il progetto spot funziona, ma la comunità educante si crea quotidianamente, giorno dopo giorno con gli insegnanti e i genitori più illuminati. E in questo senso abbiamo lavorato con persone che speriamo non solo replichino, ma facciano proprie certe metodologie e messaggi. Per riuscire a portarli nel concreto, nella propria comunità».

I Pacifici, soldatini di pace

La vita segreta dei giocattoli
Nel Lazio il progetto La vita segreta dei giocattoli è arrivato alla scuola primaria Federico Fellini (IC Stabilini) di Roma. Sara Zavarise, Zalab: «Il progetto spot funziona, ma la comunità educante si crea giorno dopo giorno con gli insegnanti e i genitori più illuminati»

A Roma Roberto Papetti ha portato dei giocattoli molto particolari, un caposaldo della sua arte. Si tratta de I Pacifici, alcuni soldatini di pace che sono diventati un fenomeno mondiale. «C’è stato un periodo in cui mi sono messo a costruire dei soldatini con gli angolari delle cassette di frutta, e sono arrivato a fare dei piccoli eserciti della pace» racconta Papetti. «Scoppiò la guerra in Iraq, e mi chiesi: i bambini vedono in tv i cacciabombardieri che sganciano missili, i marines che vanno all’attacco. Che idea si fanno della guerra? Pensano che sia questa cosa così spettacolare, così bella, affascinante? Così siamo andati a vedere con i bambini i giocattoli che hanno a che fare con la guerra e con la pace. Ho esposto questi piccoli eserciti di pace che stavo costruendo. Questa cosa è andata a finire sui giornali, sono stato invitato alla Biennale del Giocattolo di Torino. Negli ultimi dieci anni della sua vita sono stato amico del maestro Mario Lodi, prima che morisse, e avevo fatto una mostra con lui. Un anno dopo la sua morte, avvenuta nel 2013, sono stato inviato a un laboratorio per ricordarlo. Lì per la prima volta ho pensato ai Pacifici, a proporre agli insegnanti di costruire dei pupazzetti della pace da esporre davanti a casa di Mario, uomo di pace. Nello stesso momento ho letto una poesia di Borges, I Giusti. che parla delle persone qualunque che fanno qualcosa per curare il proprio sé, che non sono narcisi, che non lo fanno per mettersi in mostra: sono veramente quelle che stanno salvando il mondo. In questo laboratorio ho proposto di leggere una poesia e di proporre a ognuno dei partecipanti un verso. Quando abbiamo esposto davanti a casa di Mario questo esercito, con alcune persone ci siamo detti: questa cosa è potentissima, lanciamola a livello nazionale. Quando, nel 2014, a ottobre, nel convegno a Bastia Umbra, vicino ad Assisi, lo abbiamo lanciato, già 350 classi ci avevano lavorato. L’anno dopo una scuola di Catania ha fatto i Pacifici e ha mandati con una barca a vela a Gaza, in Palestina. E loro hanno risposto. E ci è venuta l’idea di fare la Carovana dei Pacifici in tanti paesi del mondo. All’inizio cercavamo di controllare la cosa, ma ormai ci è scappata di mano. E ha raggiunto Gaza, Guernica, e paesi come Afghanistan, Kenia, Sudan, Argentina, la Foresta amazzonica».

Il Pacifico è un autoritratto di sé

La cosa importante di questa proposta educativa è che sta in un lavoro del sé. « in cui ci si mette ai margini e non al centro: il Pacifico è quello che fa un lavoro sul sé per fare del bene alla comunità», ci spiega Sara Zavarise. «Dopo la lettura della poesia avviene una discussione in classe sui conflitti, fino a che ciascuno realizza in un cartonato prestampato il proprio Pacifico e dietro scrive una frase che ricorda quello che è un Pacifico per lui. È una trasposizione di sé, un autoritratto di sé immaginandosi Pacifico». E così, nel corto, abbiamo capito chi è un Pacifico per i nostri bambini. Chi aiuta l’altro, chi non pretende di avere sempre ragione, chi presta le cose agli altri. Ma anche chi ama un mondo in cui c’è la musica. E chi condivide con altri la pizza con la mortadella».

LA VITA SEGRETA DEI GIOCATTOLI: PACE E SOSTENIBILITÀ SECONDO I BAMBINI

LA VITA SEGRETA DEI GIOCATTOLI: PACE E SOSTENIBILITÀ SECONDO I BAMBINI