LATINA. TORNA LA EUROPEAN TESTING WEEK
La European Testing Week è la campagna per la prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili organizzata nel capoluogo pontino dal Checkpoint Latina. Fino al 1° dicembre previsti appuntamenti straordinari per fare il test
di Paola Romano
27 Novembre 2023
Un piccolo gesto e una grande sicurezza: fai il test, vivi senza paura! Sarà questo lo slogan della European Testing Week 2023 di Latina, la campagna di sensibilizzazione e test per la prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili, che torna nel capoluogo pontino dal 27 novembre al 1° dicembre. Organizzata dal Checkpoint Latina, annovera appuntamenti serali straordinari nella sede di via Legnano 83, quindi, nella giornata di chiusura sarà nella zona dei pub della città, in Via Neghelli, la più frequentata dai ragazzi. Il Checkpoint di Latina, uno dei ventisei attivi in Italia, è stato inaugurato nell’ottobre 2021. Il progetto vede la collaborazione dell’associazione Arcigay Latina SeiComeSei APS, della ASL e dell’amministrazione comunale che, nel dicembre 2020, è entrata a far parte delle Fast Track Cities, un gruppo sempre più numeroso di Comuni che si impegnano a livello globale nella lotta per il contenimento e lo stop delle nuove infezioni da HIV. Tra bilanci e programmi per il futuro, ne parliamo con Laura Lubrano, ostetrica, volontaria del Checkpoint e delegata alla salute dell’Arcigay Latina SeiComeSei APS.
Il Checkpoint Latina ha compiuto da poco due anni. Come avete iniziato?
«È nato dalla collaborazione tra il Comune, che ci ha fornito lo spazio, la ASL, che ha messo a disposizione il personale medico – grande punto di forza perché non tutti i Checkpoint lo hanno – e Arcigay, che si occupa della parte del counseling. Attualmente contiamo tra i 20 e i 25 volontari. Un dato in crescita, che ci permette di programmare un numero maggiore di attività. Abbiamo tutti una formazione di base e facciamo mensilmente corsi di aggiornamento in questa sede, sia dal punto di vista scientifico che per il counseling non giudicante. Alcuni di noi hanno fatto un intero percorso insieme all’Arcigay nazionale e quindi, sono ancora più informati e ferrati sul tema».
Quali sono le vostre attività sul territorio?
«Latina Checkpoint è aperto agli utenti con orari settimanali. Chi viene a trovarci può effettuare i test rapidi, assolutamente anonimi e gratuiti, per tre infezioni sessualmente trasmissibili: l’HIV, l’epatite C e la sifilide. C’è poi la parte del counseling concernente la salute sessuale. Ci poniamo all’ascolto per cercare di capire le abitudini sessuali e proviamo a dare, in base ad esse, consigli sulla prevenzione. Il nostro punto di forza è: non mettere mai chi si rivolge a noi in condizioni di sentirsi sbagliato.
Ad esempio, dai dati raccolti sappiamo che buona parte delle persone che si rivolgono al Checkpoint non utilizza il preservativo. Il nostro obiettivo non è convincerli che debba essere usato, perché siamo consapevoli che chi ci è di fronte ci ascolta ma deciderà comunque in autonomia. Cerchiamo invece insieme agli utenti un’altra soluzione, degli altri accorgimenti che possano comunque tutelare la sua salute sessuale e quella delle persone con cui ha rapporti. Quindi la parte del counseling si basa sull’ascolto dell’utente per cercare di capire in che modo possiamo essere d’aiuto, risolvendo dubbi, rispondendo a quelli per i quali ha sviluppato paure o si sente a disagio. Sappiamo poi, che le persone che fanno utilizzo di droghe per via iniettiva sono più esposte sia al virus dell’epatite C che a quello dell’HIV. Quindi è per noi importante anche chiedere se si fa uso di droghe, per informare sul rischio di contrarre l’’HIV o l’Epatite C legato allo scambio di siringhe o di aghi. Ricordiamo anche l’importanza di fare il test e che ci sono di dispositivi che si possono utilizzare per ridurre il rischio. Questo è il nostro modo di operare, mai giudicante, per offrire strumenti di prevenzione».
La parte del counseling è quindi centrale per la prevenzione?
«Sì lo è. E non essere giudicanti è fondamentale. Il Checkpoint non è un ambulatorio di malattie infettive dove fare i test senza fare la fila in ospedale, ma un luogo in cui cittadini comuni, che hanno abitudini sessuali magari inusuali, siedono qui con te, ti ascoltano, chiacchierano e cercano di vedere con te quale sia la soluzione per il loro problema».
Chi sono le persone che vengono a trovarvi?
«Partendo dal genere, nel 2021 abbiamo riscontrato quasi una parità tra utenti uomini e donne. Cosa che consideriamo positivamente: avere un’utenza anche di donne – cosa che può sembrare scontata, ma non lo è – è fondamentale perché quando si parla di HIV si pensa spesso a un determinato target, ma l’HIV riguarda tutte e tutti noi e quindi siamo contenti di riuscire a raggiungere anche la popolazione femminile. Purtroppo non abbiamo molti utenti trans e questo dispiace molto e fa riflettere. È vero che siamo sul territorio da poco e che la realtà di Latina non è molto aperta da questo punto di vista, ma occorre impegnarsi maggiormente per raggiungere tutti».
Per quanto concerne l’età?
«Possediamo le informazioni sul nostro territorio che stiamo commentando perché utilizziamo, come la maggior parte dei Checkpoint d’Italia, un modulo Cobatest, una piattaforma online che permette di raccogliere dati. Questa piattaforma, riguardo l’età, distingue la popolazione tra minori e maggiori di venticinque anni. La nostra utenza è giovane, ma gli over 25 sono di più degli under 25, un dato da sottolineare rilevante per il nostro lavoro futuro: la prevenzione non si ferma a questa stanza, ci sono tanti luoghi in cui si può e deve fare. Adesso che abbiamo superato le limitazioni della pandemia e siamo anche cresciuti con i numeri, speriamo di riuscire a raggiungere i più giovani come, ad esempio, gli studenti nelle scuole».
Parlando dei più giovani, qual è il loro livello di informazione?
«I giovani che si rivolgono al nostro Checkpoint non sanno molto. Se da una parte sono più coscienti, informati e molto più sensibili rispetto a noi riguardo le identità di genere e gli orientamenti, di salute sessuale non sanno quasi niente. Perché la salute sessuale è ancora un tabù, anche più degli scorsi anni. Come ostetrica a contatto con le madri e con le famiglie, si fa ancora tanta fatica: c’è scarsa consapevolezza, non si è coscienti del proprio corpo, non c’è educazione neanche all’affettività, al consenso. Sono tutte questioni di cui non si parla più. L’esigenza del Checkpoint è fare soprattutto counseling, non solo sull’HIV ma anche sulla salute sessuale in generale. Quindi, oltre al test in sé, il nostro obiettivo è agganciare le persone con il counseling che facciamo insieme».
L’Istituto Superiore di Sanità sostiene che dal 2017 è in aumento la quota di persone a cui viene diagnosticata tardivamente l’infezione da HIV. Quanta consapevolezza c’è sull’importanza del test?
«Proprio oggi parlavo con una collega dottoressa che esercita in un reparto di malattie infettive. Mi diceva che le nuove diagnosi sono per lo più di persone che sono già in AIDS. Questa è una cosa molto triste. Anche per questo noi puntiamo a testare quante più persone possibili in maniera periodica, proprio perché è fondamentale diagnosticare l’HIV nelle fasi iniziali, perché la terapia antiretrovirale, azzerando la viremia quando viene presa regolarmente, impedisce poi di essere contagiosi: con le terapie in nostro possesso il virus non può essere debellato, ma può non essere più trasmesso. Quindi, è fondamentale diagnosticare precocemente l’HIV, in modo tale da sottoporre le persone alla terapia antiretrovirale, che è in continuo aggiornamento».
E sviluppare la malattia.
«Esatto. L’AIDS è una condizione più avanzata, quando il sistema immunitario si è talmente indebolito da iniziare a contrarre altre patologie tipiche del quadro dell’AIDS».
Ora poi i test sono molto più precisi.
«Sì! Adesso utilizziamo i test di quarta generazione che, oltre ad avere un periodo finestra più breve – che è di circa 30 giorni, soprattutto per l’HIV – sono test che riconoscono sia gli anticorpi che gli antigeni dell’infezione, permettendo di trovare ancora più velocemente persone reattive. Si parla sempre di reattività e non di positività, perchè sono test di screening, anche se, essendo di quarta generazione, sono molto sensibili e specifici. Questo vuol dire che riescono a individuare con un’altissima percentuale di successo, le persone che effettivamente non hanno l’infezione e le persone che effettivamente l’hanno contratta».
Tornando al lavoro del Checkpoint. Come funziona la vostra comunicazione?
«Sicuramente abbiamo i social media come strumento, ma sono soprattutto gli eventi come la Testing Week a permetterci di incontrare molte persone che forse non sarebbero venute a trovarci. È importante perché ci permette di uscire fuori, tra la gente. Nella fase di preparazione degli eventi facciamo anche volantinaggio, concentrando la nostra attenzione soprattutto in quelle zone della città più frequentate dai giovani come università, pub, scuole. Poi ovviamente c’è il passaparola. Poi ci sono tante persone che ci trovano su internet e altrettante che vengono a trovarci perché un amico gli ha parlato di questo Checkpoint».
Qual è il quadro che da questi due anni di attività?
«Ci sono dati interessanti che stiamo leggendo con attenzione per capire come indirizzare il nostro lavoro. Durante il primo anno, anche se riguarda solo il periodo da luglio a dicembre, c’è stata una sproporzione tra i test HIV e quelli della sifilide e dell’epatite C. Questo perché i primi due mesi sono stati fatti solo test HIV. Nel primo mese si è cercato, infatti di attirare l’attenzione tramite il tema dell’HIV, per poi fare test anche per le altre due infezioni. Questa discrepanza sparisce nel 2022 e nel 2023, il che vuol dire che gli utenti che vengono a trovarci fanno tutti e tre i test. Nel 2021, siamo riusciti a raggiungere più o meno lo stesso numero di femmine e maschi Cis. (Cisgender, vale a dire quando il sesso biologico corrisponde all’identità di genere, n.d.r). Nel 2022 e, ancora di più nel 2023, aumenta la percentuale di maschi Cis rispetto alle femmine Cis. Questo è per noi un vantaggio: abbiamo ancora diverse utenti donne che vengono a trovarci, ma la popolazione MSM (uomini che fanno sesso con uomini), o comunque biologicamente maschile, è leggermente più rilevante perché esposta ad un rischio maggiore soprattutto per quanto riguarda l’HIV. Abbiamo notato poi che è aumentata anche la percentuale di persone che ripetono il test nel corso dell’anno. Cioè, se nel 2021 le persone testate da noi che avevano già fatto un test HIV tra i maschi è del 57% e tra le femmine del 35%, nel 2022 la percentuale sale perché c’è il 70% degli utenti maschi che si è già sottoposto a un test, e il 46% tra le femmine. Nel 2023 le femmine sono più o meno stabili, mentre i maschi salgono al 76%. Emerge quindi come stiamo riuscendo a coinvolgere l’utenza, facendo comprendere l’importanza dei test periodici. Sempre cifre alla mano, nel 2023 si evince una certa continuità nel numero mensile degli utenti rispetto al 2022, quando l’andamento era ancora un po’ discontinuo. L’ultimo accenno riguarda la PrEP, cioè la profilassi pre-esposizione che consiste nel prendere farmaci anti-HIV da parte di persone HIV-negative. In pratica è la prevenzione per l’HIV. Notiamo che c’è ancora bisogno di parlare di PrEP, perché non tutti ancora ne conoscono l’esistenza e, di quelli che la conoscono, in pochissimi l’hanno presa. Quindi riscontriamo ancora una forte resistenza a considerarla uno strumento di prevenzione. Tra l’altro, quello della PrEP è uno degli obiettivi delle Fast Track Cities. L’OMS ha infatti posto come obiettivo per il 2030 quello del 95% delle persone con HIV siano consapevoli del loro stato, il 95% di loro sia in terapia e il 95% delle persone in terapia abbia carica virale non rilevabile. Non solo, oltre a questi obiettivi ci sono quelli di educare, informare sulla PrEP, sulla PEP, la profilassi post esposizione per le persone parzialmente esposte e la TasP, la terapia antiretrovirale come strumento di prevenzione. Questo ci fa capire quanto ancora ci sia da lavorare ma soprattutto, quale sia la direzione da seguire. Bisogna informare incontrando le persone e di nuovo, andando nelle scuole, perché per fare prevenzione non basta parlare solamente di preservativo, bisogna allargare gli orizzonti».
La Testing Week 2023 sarà in tutti Paesi europei?
«La European Testing Week si svolge in tutta Europa dal 20 al 27 novembre. Noi abbiamo deciso di spostarla alla settimana successiva, per esigenze organizzative interne e per includere la giornata del primo dicembre, la Giornata mondiale contro l’AIDS, a cui teniamo molto. Il Checkpoint di Latina sarà aperto tutti i giorni dal 27 al 30 novembre negli orari soliti, dalle 18.30 alle 20.30. Il giorno conclusivo, il primo dicembre, ci saranno più eventi nell’arco della giornata. In particolare nel pomeriggio-sera, tra i locali e i pub della zona più frequentata dai ragazzi. In quell’occasione saremo impegnati nella parte concernente i test ma anche in quella della campagna informativa e nella distribuzione di materiale e di gadget, preservativi sia femminili che maschili. Con noi, distribuiranno il loro materiale informativo, altrettanto importante, anche i volontari del Progetto FLEX che si occupano sempre di riduzione del danno, però per quanto riguarda l’utilizzo di sostanze psicoattive, quindi droghe e alcol. Insomma i volontari del Checkpoint Latina scenderanno in strada per incontrare le persone e spiegare l’importanza della prevenzione e dei test».