LAZIO. IL RISCHIO DI MALTRATTAMENTO ALL’INFANZIA RESTA ALTO

Il Cesvi ha presentato l’Indice regionale. Il Lazio tra le regioni ad “elevata criticità” e il Covid 19 ha peggiorato la situazione

di Ilaria Dioguardi

“Restituire il futuro” è la terza edizione dell’”Indice Regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia”, curato dall’organizzazione umanitaria Cesvi (il testo è disponibile qui). L’Indice, che fotografa e sintetizza lo status quo delle 20 regioni italiane in tema di maltrattamento infantile, quest’anno è dedicato al tema della resilienza, analizzata anche sotto la lente della crisi generata dal Covid19. Emerge che resta alto in Italia il rischio maltrattamento all’infanzia, amplificato anche dalle conseguenze sociali ed economiche dell’emergenza coronavirus.

Restituire il futuro

Dopo anni maturati sul campo nei Paesi del sud del mondo, Cesvi da anni ha scelto di dedicarsi anche all’Italia, in particolare al tema del maltrattamento all’infanzia. L’Indice è stato sviluppato sotto la guida di un comitato scientifico composto da Autorità Garante Infanzia e Adolescenza, Istat, MIUR, Istituto degli Innocenti, CISMAI, Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali.

 

Indice Regionale sul maltrattamento all’infanzia
La copertina dell’Indice Regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia

Il maltrattamento all’infanzia è un tema vasto e difficile da far venire alla luce, che spazia da forme più blande quali la trascuratezza a forme più gravi come l’abuso sessuale. Un universo complicato e delicato, gli episodi nella maggior parte dei casi accadono in un contesto familiare, luogo difficilmente penetrabile dalle istituzioni. Per ogni caso denunciato, ne risulterebbero nove che non vengono alla luce: accade a volte che la famiglia, invece di essere luogo di accadimento, diventa un luogo piuttosto rischioso.

Questo non è un anno qualunque, è stato l’anno del lockdown e non ne siamo fuori, ora è necessario calcolare i danni di medio e lungo termine anche per quanto riguarda questo ambito. Il fenomeno del maltrattamento sui bambini è forse la peggiore tra le emergenze sociali sia per la sproporzione di forze tra il maltrattante e il maltrattato sia per il tradimento della fiducia che i bambini ripongono negli adulti. Si stima che in Italia 47,7 minorenni su 1.000 siano seguiti dai servizi sociali. Di questi quasi 100.000 sono vittime di maltrattamento. Il maltrattamento sui bambini è infatti la conseguenza ultima di una situazione di disagio che coinvolge le figure genitoriali e il contesto familiare, ambientale e sociale nel quale i bambini crescono.

«”Restituire il futuro” significa pensare ai giovani, ripensare al cambiamento climatico che sta minacciando il nostro futuro, il debito pubblico che mette a rischio le possibilità delle nuove generazioni e il maltrattamento, che comprende fenomeni molto variegati: dalla violenza agli abusi fisici e psicologici, alla trascuratezza affettiva, educativa e culturale», ha detto Gloria Zavatta, Presidente Cesvi, durante la presentazione in anteprima nazionale, in diretta on line, dell’Indice. «Un bambino maltrattato sviluppa un danno alle proprie risorse e riproduce le stesse dinamiche a suo figlio: c’è un circuito vizioso di trasmissione intergenerazionale. Il fatto che non emergano i casi e che non si abbiano i dati è un elemento molto importante, questo Indice vuole dare a quest’assenza di informazioni una prima risposta. Nel mondo circa tre bambini su quattro hanno subìto fenomeni di violenza, purtroppo anche in Italia. L’obiettivo di questo strumento di conoscenza è mettere a frutto le nostre esperienze internazionali, richiamare l’attenzione sul fenomeno, anche generando un confronto tra le istituzioni e con i nostri partner, e promuovere la resilienza dei bambini e dei giovani».

I risultati: Italia a due velocità

L’Indice Regionale sul maltrattamento all’infanzia analizza la vulnerabilità al fenomeno del maltrattamento dei bambini nelle singole regioni attraverso l’analisi dei fattori di rischio presenti e della capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti.

Si conferma l’elevata criticità dei territori del Sud Italia, che rispetto alla media nazionale registrano peggioramenti sia tra i fattori di rischio che tra i servizi, pur con diversi livelli di intensità. Le otto regioni del Nord Italia sono tutte al di sopra della media nazionale, mentre nel Mezzogiorno la criticità è alta: le ultime quattro posizioni dell’Indice sono occupate da Campania (20°) Calabria (19°), Sicilia (18°) e Puglia (17°). La regione con la maggiore capacità nel fronteggiare il problema del maltrattamento infantile, sia in termini di contesto ambientale che di sistema dei servizi è, come negli anni precedenti, l’Emilia-Romagna, seguita da Trentino-Alto Adige (2°), Friuli-Venezia Giulia e Veneto che si scambiano il terzo e il quarto posto, e Toscana, in quinta posizione.

Il Lazio

Il Lazio occupa la 14esima posizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia, stabile rispetto allo scorso anno. Viene inserita tra le regioni “a elevata criticità”, ovvero quei territori nei quali, a fronte di un’elevata criticità ambientale, rappresentata da fattori di rischio elevati, non corrisponde una reazione del sistema dei servizi, rimasti invece al di sotto della media nazionale.

In questo raggruppamento si trovano le stesse sette regioni della precedente edizione dell’Indice (Campania, Puglia, Sicilia, Calabria, Basilicata, Abruzzo e appunto Lazio), oltre al Molise che è arretrato, sia per i fattori di rischio e sia per i servizi. In relazione alle singole “capacità” il Lazio, rispetto alle altre regioni italiane, risulta 16° per capacità di cura, al 7° posto per capacità di vivere una vita sana, al 20° per capacità di vivere una vita sicura. Inoltre, il Lazio è 7° tra le regioni per capacità di acquisire conoscenza e sapere, 13° per capacità di lavorare, 12° per capacità di accedere a risorse.

Nel lavoro, quest’anno è presente anche un capitolo dedicato all’analisi del periodo Covid 19, che evidenzia come l’emergenza e il lockdown abbiano moltiplicato i fattori di rischio per il maltrattamento all’infanzia, complice anche l’abbassamento dei livelli di monitoraggio dovuti all’interruzione di molte attività dei servizi sociali.

La resilienza

«Ogni anno per l’Indice realizziamo un focus tematico. Quest’anno riguarda la resilienza per lavorare sui fattori protettivi: comunitari e sociali, relazionali, individuali. Abbiamo intervistato 12 operatori per misurare il benessere dei bambini durante l’emergenza Covid19», spiega la dottoressa Baldassarri, ricercatrice Cesvi che, insieme a Federica Gentile, ha redatto il lavoro.

 

Indice Regionale sul maltrattamento all’infanzia«I bambini sono stati privati del diritto alla relazione e all’istruzione, ma hanno reagito molto bene, anche se il carico emotivo, soprattutto al Nord, è stato grande: sono stati registrati più paure e traumi al nord, più preoccupazioni economiche al sud. Anche in questa situazione il divario tra nord e sud è importante. È aumentato il rischio di maltrattamento, come in tutte le situazioni di crisi: chi era già forte prima ha riscoperto la coesione familiare, chi era già in una situazione conflittuale, in una dinamica economica e sociale di difficoltà ha visto acuirsi queste criticità. Un elemento che è venuto meno durante il lockdown sono le scuole, che sono un’antenna del disagio sociale, un fattore protettivo per i bambini; altra antenna del disagio sociale che è venuto a mancare sono stati i pediatri. Sono emersi segnali di resilienza importanti, ma come detto in chi era già forte. Il trauma da Covid-19 emergerà nel medio-lungo termine, tutti si aspettano un maggiore bisogno di cura e di assistenza, e in parte già si riscontra un aumento».

Tra le raccomandazioni di questo Indice, troviamo lo sviluppo di un sistema informativo puntuale sul tema del maltrattamento all’infanzia, investimenti e nuovi strumenti di governance per ridurre il divario territoriale, l’adozione di un approccio multidimensionale per politiche di prevenzione e contrasto al maltrattamento e, infine, la costruzione di politiche di medio e lungo termine per incidere sul cambiamento dei comportamenti umani.

La violenza sulle donne e quella sui bambini

«La violenza contro le donne e quella contro i minori sono violenze che purtroppo si integrano. La violenza non è mai assistita, come spesso si dice, il minore che assiste ad una violenza in casa è violato, violentato nella propria dimensione di bambino», ha aggiunto Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia. «Per questo dobbiamo costruire percorsi che ricongiungano le azioni fatte in ambito familiare, delle donne nei confronti dei minori. Un tema fondamentale è quello educativo, con la promozione di percorsi nelle scuole e di realtà educanti, che creino occasione di sostegno alle famiglie. Il nostro Paese deve maturare una riflessione e una consapevolezza profonda su temi che riguardano l’infanzia e l’adolescenza e sulla responsabilità educativa che l’intera comunità deve esercitare. Le risorse del Meccanismo europeo di stabilità possono essere uno strumento per costruire presidi territoriali a sostegno dei bambini», ha continuato la ministra Bonetti. «Si deve educare alla genitorialità perché è un esercizio di responsabilità a tutela del diritto primario di bambini; siamo chiamati a formarci, con reti di comunità che compartecipino a questi percorsi. La scuola deve diventare il polo che connette esperienze integrate, anche con attività nelle quali partecipino quelle realtà del terzo settore che hanno fatto la differenza nel nostro paese».

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