LE DONNE PER LE DONNE. UNA RETE PER SOSTENERE LE AFGHANE
Sono quasi duecento donne e lavorano per l'accoglienza di quelle che arrivano e per i diritti di quelle rimangono là.
09 Settembre 2021
Tutta al femminile, la rete Le Donne per le Donne si è attivata con un progetto sociale di accoglienza diffusa. Perché «non si può stare a guardare».
«Quest’iniziativa è nata da una chat sul mio cellulare, il giorno di Ferragosto, quando in televisione hanno cominciato a circolare le informazioni su quello che stava succedendo in Afghanistan. Ho preso la rubrica e ho creato un gruppo di una cinquantina di amiche. Il messaggio era “non si può stare a guardare, cosa possiamo fare”. In venti giorni siamo diventate quasi 200», dice Flora Ribera, ideatrice della rete Le Donne per le donne. «Questo gruppo è cresciuto in maniera spontanea, è formato da amiche e da amiche di amiche, unite dal desiderio di mettere le proprie competenze al servizio di un’idea che riuscisse a concretizzarsi».
I primi piccoli grandi passi
«Lavoro nella comunicazione e molti miei contatti sono nel mondo del giornalismo e del design. Nella rete Le Donne per le Donne ci sono anche imprenditrici, avvocati, medici, architetti, professioniste attive nel mondo dell’associazionismo, artiste e fotografe, ma anche donne che rappresentano, a vario titolo, le istituzioni. Una rete che punta ad allargarsi in modo da offrire sul territorio un valido sostegno e un concreto supporto a chi è costretto a ricostruirsi una vita dignitosa», continua Ribera. Lo scopo è collaborare in modo attivo con istituzioni, associazioni e organizzazioni che già si stanno occupando concretamente di questa emergenza, sia sul territorio afghano sia nell’accoglienza dei profughi in arrivo in Italia.
Il primo passo è stato quello di sensibilizzare persone delle istituzioni, poi è stata aperta una casella di posta elettronica (info@ledonnexledonne.org) con la richiesta, alla società civile, di indicare se avrebbero voluto aiutare sul tema dell’accoglienza delle persone arrivate dall’Afghanistan. «Abbiamo avuto un’adesione massiccia. Abbiamo ricevuto tante disponibilità di stanze o di alloggi da tutta Italia, per donne e famiglie: le proposte di accoglienza arrivate finora sono 840. Molte persone si offrono come famiglie di appoggio, altre hanno piccole aziende e offrono lavoro. Inoltre, riceviamo disponibilità di supporto nel disbrigo di pratiche burocratiche e nell’insegnamento della lingua italiana. Molti psicologi e medici mettono a disposizione assistenza in base alle proprie competenze. Le storie delle persone sono anche toccanti: un signore di Caserta ha messo a disposizione delle donne afghane giunte in Italia l’abitazione libera della mamma che è morta. Quando abbiamo capito che la rete stava diventando molto importante, abbiamo creato un Comitato. I nominativi delle persone che si stanno mettendo a disposizione per un aiuto concreto li consegneremo ai vari Sindaci italiani, per poter poi sostenere i rifugiati provenienti dall’Afghanistan, con l’aiuto delle associazioni e delle organizzazioni territoriali».
L’energia incredibile dell’Italia
Non basta aiutare chi è riuscito ad arrivare in Italia. La rete ha deciso di darsi altri due obiettivi. Il primo è mediatico. «Se guardiamo i quotidiani, ogni giorno che passa le notizie relative all’Afghanistan hanno sempre meno spazio. Dobbiamo tenere accesi i riflettori su quello che sta succedendo, con l’uscita degli occidentali dal Paese sarà sempre più difficile reperire informazioni reali su quello che accadrà. Abbiamo aperto i profili social Facebook, Instagram e Twitter, con una redazione di 15 persone che ci sta lavorando per continuare a sensibilizzare e ad informare», spiega l’ideatrice della rete. L’altro obiettivo riguarda le persone che rimangono là. «Chi è arrivato in Italia in qualche modo ce l’ha fatta. Il problema sono le centinaia di migliaia di persone rimaste bloccate lì e nei campi profughi in Pakistan, Iran, Turchia. Abbiamo organizzato delle raccolte fondi, da donare ad organizzazioni che non lasceranno l’Afghanistan. Stiamo lavorando con i contatti nelle scuole e nelle università per avere, in tutta Italia, borse di studio e studentati per i rifugiati. Non essendomi mai occupata di temi sociali finora, mi ha veramente impressionato l’adesione così forte e l’entusiasmo di tutte coloro che fanno parte della rete. C’è un’energia incredibile in Italia, questo è una bella speranza per il futuro. Mi colpisce profondamente anche la generosità della società civile. Stiamo correndo dandoci degli obiettivi specifici, ma il lavoro da fare è veramente tanto».
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