LE MAFIE NEL LAZIO NON TEMONO L’EMERGENZA. ECCO COME SI ADEGUANO
Tra usura e consegna della droga a domicilio prosperano e si moltiplicano le mafie nel Lazio. E i giovani non percepiscono la gravità del fenomeno.
26 Ottobre 2020
Il coronavirus ha imposto un ripensamento delle strutture economiche della società e il cambio di prospettiva ha coinvolto anche le mafie nel Lazio, come nel resto del Paese. Durante il lockdown non solo la criminalità organizzata non si è fermata, ma è diventata ancora più forte, occupando spazi lasciati liberi dallo Stato. Se da un lato il blocco delle attività ha messo in ginocchio aziende e lavoratori, dall’altro ha mostrato come le consorterie siano capaci di reinventarsi pur di non perdere i loro affari. Ma qual è stata in questi mesi la risposta delle associazioni antimafia nel Lazio?
L’usura e il delivery
In prima linea troviamo Libera contro le Mafie del Lazio. «I nostri volontari si sono messi a disposizione per supportare altri enti, soprattutto quelli a servizio dei più poveri, aiutando a tenere vivo il tessuto sano della società», ha detto Marco Genovese, referente regionale dell’associazione.
«Oltre alla distribuzione di materiale di prima necessità, abbiamo mantenuto attivo Linea Libera, il servizio telefonico di accompagnamento alla denuncia di reati riconducibili al malaffare. Dalle testimonianze arrivate è emersa una trasformazione delle mafie nel Lazio, sopravvissuta al Covid grazie a due canali. Il primo è l’usura, con cui si è impossessata di fette importanti dell’economia sana, sfruttando la crisi dei piccoli imprenditori. Il secondo è il servizio delivery con cui sono state consegnate a domicilio ingenti quantitativi di droga. Un fatto che prova come queste organizzazioni abbiano da parte ingenti scorte di stupefacenti. E la Capitale resta importante per le piazze di spaccio e le relazioni con il potere politico ed economico».
La droga come collante
Altra realtà attiva nella zona di Cinecittà è Da Sud, organizzatrice di Restart, il festival delle creatività antimafia e dei diritti.
«Abbiamo spostato in rete attività quali la presentazione di libri, master class, letture per bambini», così Andrea Meccia, portavoce dell’associazione. «I nostri giovani hanno aggiornato la nostra web radio con racconti della vita in quarantena. Poi sono stati presentati i risultati dell’inchiesta partecipata sul potere criminale “Mai dire mafia”. Dalle interviste realizzate in varie scuole della Capitale si capisce che solo uno studente su dieci percepisce malaffare e traffico di droga e solo il 10% ritiene la lotta alla mafia più importante della raccolta differenziata. Dati preoccupanti, se si pensa a quanto accaduto nell’ultimo anno e mezzo: l’ultimo sequestro di cocaina alla ‘ndrangheta, le intimidazioni a Centocelle, gli omicidi di Fabrizio Piscitelli e Luca Sacchi. La droga è il collante delle mafie nel Lazio ed è fondamentale capire dove finiscono i proventi».
Aumentano le organizzazioni
Il contesto nel quale queste associazioni operano è descritto nel quinto rapporto dell’Osservatorio sulla Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio. Un territorio che in dieci anni ha visto aumentare da 60 a oltre 100 le organizzazioni criminali censite. La maggioranza di crimini e reati, come delle operazioni delle forze dell’ordine, si concentrano su Roma, dove in 10 quartieri su 15 sono presenti in tutto una trentina di piazze di spaccio. Le mafie storiche hanno dovuto imparare a convivere con quelle radicate nelle borgate, nelle periferie e nei territori confinanti con il grande raccordo anulare. I clan dei Casamonica, degli Spada e dei Fasciani controllano Acilia, San Basilio, Casilino, Quarticciolo, Quadraro, Ostia, Torre Maura, Tor Bella Monaca, Tuscolano e Cinecittà. Questi gruppi nel tempo hanno resistito ad arresti e rese dei conti e saputo allearsi per cogliere le opportunità offerti dalla metropoli. Come il riciclaggio di denaro sporco in aziende, box e appartamenti in condomini ad esempio.
Nelle provincie del Lazio
Le mafie nel Lazio sono presenti in tutte le provincie, ad eccezione di Rieti, dove non si segnala la presenza di particolari consorterie.
La prima ad attraversare il confine tra Lazio e Campania è stata la camorra, che si è stabilita a Frosinone negli anni Ottanta. Nella zona di Cassino però comandano i Di Silvio, imparentati con gli Spada. A Latina invece operano cellule del clan dei casalesi e della ‘ndrangheta, che nel viterbese ha messo d’accordo italiani e albanesi.
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