LE RAGAZZE INVISIBILI, LE LORO STORIE, LA NOSTRA VITA
Nel romanzo di Henning Mankell il dolore e i sogni di tre giovani immigrate. Che ci insegnano a guardare gli altri, oltre gli schemi
29 Novembre 2017
«Chi credi sia interessato alla storia di una ragazza obesa con il velo in testa, che vive in un sobborgo di Göteborg?»
Pochi, pochissimi sono interessati, e invece quella storia è importante, perché è vera e costringe a porsi la domanda fatidica: che cosa siamo diventati? Era così che volevamo essere? La storia di Leyla, insieme a quella di Tanja e a quella di Tea-Bag, l’ha raccontata Hanning Mankell nel romanzo Le ragazze invisibili, pubblicato quest’anno in Italia da Marsilio.
LE RAGAZZE. La ragazza che viene da Oriente, quella che viene dall’Europa dell’Est e quella che viene dall’Africa si incontrano in Svezia: il paese che noi consideriamo accogliente, ma che forse lo è meno di quello che sembra. Hanno alle spalle storie difficili, hanno vissuto la violenza, il dolore , l’abbandono, lo spaesamento. Vogliono essere libere e coltivare i propri sogni. Ma sono ragazze invisibili, e proprio l’invisibilità le salva, perché se qualcuno si accorgesse di loro, sarebbe la fine: due sono clandestine, l’altra è in fuga dalla cultura familiare che la soffoca.
Eppure, dice una di loro, «Io esisto anche se non mi è permesso, sono visibile anche se vivo nell’ombra». Questa è la loro condizione, nella quale paura e coraggio sono talmente impastate fra loro che non è più possibile distinguere l’una dall’altro.
IL POETA. A dare loro voce sarà un poeta noto, ma in crisi, incapace di gestire le relazioni con le quattro persone importanti della sua vita (la moglie, la madre, l’editore e il consulente finanziario) e ovviamente in difficoltà anche a entrare in relazione con le ragazze.
Ma poi verrà conquistato dalle ragazze e dalle loro storie, tanto da trovare il coraggio di raccontarle nonostante tutto e nonostante tutti, riconquistando così l’ispirazione letteraria, ma soprattutto il contatto con la vita.
LO SCRITTORE. Hanning Mankell è uno scrittore svedese che ha pubblicato gialli (è noto per la serie del Commissario Wallander), ma ha anche scritto opere di altro genere, in cui affronta temi complessi, come lo sfruttamento dei Paesi in via di Sviluppo (è vissuto anche in Mozambico). In questo romanzo sull’immigrazione mescola generi diversi e condisce il racconto con un’ironia che fa risaltare i contrasti e vivacizza i colori.
Il libro è stato pubblicato in Svezia nel 2001, ma leggendolo sembra di trovarsi per le strade di una città italiana di oggi, strade percorse da persone sospese, che non sono più quelle che erano nella casa di origine, ma non possono ancora dire di essere arrivate in una casa nuova. «La Svezia è una fune, alla quale rimango appesa. Per quanto ci provi, non riesco a toccare terra con i piedi», dice Tea Bag nel libro. E il lettore non può non fare il tifo per loro, per queste ragazze invisibili, perché riescano a non cadere giù.
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Henning Mankell
Le ragazze invisibili
Marsilio 2017
pp. 316, € 18,00