FORMIA. L’EDUCAZIONE ALL’AMORE PARTE DALLE SCUOLE
L'associazione "Mai più vittima" ha organizzato due incontri nelle scuole. Perché la donna vittima di domani è la ragazza di oggi...
27 Novembre 2021
L’associazione “Mai più vittima”, in collaborazione con CSV Lazio – Casa del volontariato del Sud Pontino e ULEPE (Uffici locali di esecuzione penale esterna) di Latina, nei giorni scorsi ha organizzato degli eventi preparatori per la Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne. Gli incontri si sono svolti all’interno di due scuole superiori della città di Formia. Il 22 novembre presso l’Istituto Fermi-Filangieri e il 24 novembre presso l’Istituto Bruno Tallini.
Lo slogan degli incontri è stato: “l’educazione all’amore parte dalle scuole”, proprio perché, come affermato da Maria De Tata, presidente e responsabile dell’area pedagogica/criminologica dell’associazione “Mai più vittima”, durante un’intervista rilasciata ai microfoni di Radio Cassino Stereo, «bisogna educare all’amore partendo dalle scuole, consapevoli che l’educazione parta proprio da qui. Non dimentichiamoci che la donna vittima di domani è la ragazza di oggi e che la vittima di oggi è la ragazza che ieri sedeva su questi banchi e il carnefice le sedeva accanto. Dunque, è fondamentale educare all’amore verso se stessi e soprattutto far capire cos’è la violenza. Nello specifico, è necessario far capire quali sono i segnali d’allarme a cui prestare attenzione fin da giovani. Il nostro territorio purtroppo ha un elevato numero di casi di violenze e spesso i giovanissimi ne sono sia partecipi che vittime. Intervenire tempestivamente è fondamentale, soprattutto per far capire che esiste un’altra strada, una strada alternativa alla violenza.»
E sull’importanza di sensibilizzare i ragazzi fin dalla più giovane età, ha espresso un suo parere anche Sabrina Mazzante, funzionario di Servizio Sociale ULEPE di Latina: «Si va nelle scuole per sensibilizzare i ragazzi e prepararli al mondo esterno della società in cui semplici “ragazzate” possono costituire gravi reati. Quando si commette un reato, una frattura si realizza all’interno della società.»
I numeri nazionali
Come riportato dall’ultimo report della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, nel 2021 ogni giorno in Italia 89 donne sono state vittime di violenza. Relativamente al periodo 1° gennaio – 21 novembre 2021 sono stati registrati 263 omicidi, con 109 vittime donne, di cui 93 uccise in ambito familiare o affettivo; di queste, 63 hanno trovato la morte per mano del partner o ex partner. Dal report si nota come il 2021 abbia registrato un aumento di omicidi di donne in ambito familiare o affettivo del 5% e un aumento del 7% per quanto riguarda casi di donne vittime del proprio partner o ex rispetto allo stesso periodo del 2020.
I casi di violenza a Formia e il “codice rosso”
Purtroppo anche nell’area del sud pontino molteplici sono le segnalazioni di casi di violenza a discapito delle donne. Soltanto nell’ultima settimana, Formia ha registrato 3 codici rossi; 10 in 6 mesi e addirittura 15 durante l’ultimo lockdown.
Il codice rosso, come spiegato dall’avvocatessa dell’associazione Mai più vittime, Roberta Nacci ,durante il suo intervento in occasione dei due incontri coi ragazzi di Formia, «consiste in una legge introdotta nel 2019 avente come scopo principale la tutela delle donne vittime di violenza e serve, inoltre, ad inasprire le sanzioni per coloro i quali compiono atti del genere. La legge è stata introdotta anche al fine di considerare nuove tipologie di reati come il revenge porn, che riguarda la pubblicazione in rete di immagini sessualmente esplicite senza il consenso della vittima. Un altro reato “nuovo” è quello relativo all’utilizzo dell’acido per sfregiare il viso di una donna. In questo caso, la legge indica che, qualora quest’atto portasse alla morte, la giustizia è tenuta a condannare il colpevole con l’ergastolo. Altrimenti, il reato verrebbe punito con la reclusione che va’ dagli 8 ai 14 anni».
Per reati di revenge porn, la punizione prevede la reclusione da 1 a 6 anni e una multa che varia tra i 5 e i 15mila euro. Un ulteriore reato considerato dalla legge del 2019 riguarda quello di costrizione o induzione al matrimonio, punito con la reclusione da 1 a 5 anni. La fattispecie è aggravata quando il reato è commesso a danno di minori e si procede anche quando il fatto è commesso all’estero da o in danno di un cittadino italiano o di uno straniero residente in Italia. L’ultimo reato “nuovo” riguarda la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, sanzionato con la detenzione da 6 mesi a 3 anni.
Inoltre, la legge si focalizza in particolar modo sulla violenza domestica che ancora oggi viene difficilmente denunciata dalle donne. Dunque, potenzialmente i numeri sono addirittura maggiori rispetto a quelli di cui abbiamo conoscenza.
Roberta Nacci ha dapprima lanciato un chiaro messaggio agli studenti, invitandoli a denunciare casi di violenza che possano coinvolgerli sia in prima persona che in terza persona, «perché il procrastinarsi di queste situazioni può portare soltanto alla morte. Bisogna denunciare tempestivamente.» Successivamente, ha illustrato ai ragazzi come funziona in maniera concreta la procedura dopo il deposito di una denuncia di questo tipo: «il carabiniere che riceve la denuncia, la trasmette al PM, il quale ha l’obbligo di ascoltare entro 3 giorni la persona offesa o un terzo che ha denunciato un’altra situazione non coinvolgente lo stesso a livello personale. Le prime decisioni possono essere il divieto di avvicinamento alla persona offesa e il servizio di supporto psicologico della vittima offerto da esperti del settore.»
Dunque, grazie a questa nuova legge, si è sottoscritta l’importanza di tutelare fin da subito le persone vittime di violenza, che trovano il coraggio di denunciare, così da non lasciarle da sole nelle mani del proprio carnefice all’indomani della denuncia.
Il ciclo della violenza
«Veniamo nelle scuole per farvi capire concretamente da dove parte la violenza, da una semplice chat, da un obbligo di indossare o non indossare qualcosa», ha dichiarato agli studenti la Maria De Tata. «Bisogna reagire e mettere in chiaro fin dall’inizio che il rapporto sentimentale deve essere instaurato sulla parità. Il 56% delle ragazze subisce una violenza. Il motivo per cui la donna subisce violenza non è perché è stupida. Se denuncia dopo tanti anni, cade in un meccanismo noto come la dipendenza affettiva, equiparabile alla dipendenza da sostanze stupefacenti; è lo stesso loop. Si viene a formare un vero e proprio “ciclo della violenza” da cui la donna non riesce ad uscire.
Il primo passo verso la violenza è l’isolamento sociale: Il marito costringe la moglie a lasciare il lavoro, ad allontanarsi dagli amici. A quel punto, la donna rimane da sola e senza soldi, ecco perché non denuncia al primo schiaffo. Si instaura un meccanismo di dipendenza, in cui viene lesa l’autostima della vittima. Per di più, in molti casi le donne si ritrovano dinanzi ad uomini narcisisti, privi di empatia e che fanno di loro ciò che meglio credono. Dapprima, i carnefici iniziano a controllare la propria donna. Successivamente, viene attuato un processo di manipolazione e, infine, si arriva alla violenza psicologica e/o fisica. Una volta realizzata la violenza, l’uomo inizia a provare pentimento. A questo punto si viene a creare un vero e proprio senso di colpa anche nelle donne che le porta a giustificare il proprio uomo, dunque a non denunciarlo. Ecco che, passato un determinato lasso di tempo, il ciclo comincia ancora una volta.
Combattere la violenza sensibilizzando i giovani
Molto spesso la violenza nei confronti delle donne si realizza proprio dalla giovane età e all’interno dei contesti scolastici. Tuttavia, molte volte essa non viene percepita da tutti in maniera tale. Di fatti, la violenza non avviene soltanto in maniera fisica o sessuale. Al contrario, si concretizza quotidianamente soprattutto attraversi gesti, parole o comportamenti discriminatori.
Risulta doveroso sottolineare quanto non basti parlare di questa piaga sociale soltanto in occasione della ricorrenza della Giornata Internazionale, ma che occorra sensibilizzare assiduamente i ragazzi riguardo questo tema. Le scuole dovrebbero organizzare settimanalmente incontri, conferenze e sessioni di discussione con vittime di violenza e istituzioni locali e nazionali al fine di educare i ragazzi all’amore, alla non violenza, al rispetto e alla comprensione del prossimo, ancor di più se si tratta di una donna.
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