MARE LIBERO: STORIE DI BATTAGLIE PER LA RICONQUISTA DI UN BENE COMUNE PRECLUSO

Da Napoli e lungo lo stivale, una rete trasversale a generazioni, luoghi e storie personali continua ad unire esperienze e competenze per rivendicare il diritto di tutti al libero accesso al mare. «Continueremo a lottare per il mare libero, pulito e gratuito, anche per le generazioni future. Perché non significa solo proteggere l'accesso a una spiaggia, ma difendere il patrimonio naturale quale bene comune»

di Danilo Ruggiero

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Un respiro su due viene dal mare. Questo – quello naturale del respiro – il leit motiv della terza Conferenza nazionale di Mare Libero. A partire dal luogo scelto per la sede dei lavori, che non poteva essere più “naturale” di così: lo storico complesso dell’ex Asilo Filangieri di Napoli, divenuto, dopo un’occupazione, un bene comune restituito ad attività sociali e culturali. Dall’Asilo al mare il passo è breve, ma ci porta lontano: ci conduce lungo quegli 8mila chilometri di costa, che disegnano l’inconfondibile silhouette del confine italiano.

Un bene naturale che non può essere trasformato in merce

8mila chilometri di coste, molte delle quali fatte di spiagge, migliaia di chilometri di bene comune, troppo spesso sottratto alle comunità. Lo dice bene Giuliano Esposito, 38 anni, operaio metalmeccanico di Napoli, che racconta: «La mia passione è la riconquista delle spiagge perdute, o meglio, precluse. Sono attivista per questa causa dal 2017. Tutto è iniziato quando ho visto spiagge chiuse e accessi al mare limitati: mi sono sentito privato di un diritto fondamentale, quello di godere di un bene naturale senza barriere fisiche, senza limiti di spazio o di tempo. Ho deciso di agire perché credo fermamente che il mare appartenga a tutti. E insieme agli amici di altri comitati di Napoli che avvertivano la stessa esigenza, abbiamo intrapreso questa lotta civile per rivendicare il diritto di tutti al libero accesso al nostro mare. Un bene naturale che non può essere trasformato in merce, perché parte della nostra identità, della nostra cultura e della nostra anima. Com’è possibile riservarlo solo a pochi? Con il tempo, ho capito che il problema non è solo della Gajola (area protetta di Napoli, ndr) ma riguarda tutto il territorio nazionale e non solo. Il modello balneare italiano per alcuni è un vanto, per me è vergognoso. Il mare non può essere di nessuno e non può avere proprietari!». Ogni territorio ha le sue caratteristiche e, di conseguenza, i propri specifici problemi. A Napoli, i nemici del mare sono tanti. In primis, continua Giuliano, «l’inquinamento: con gli scarichi che contaminano le acque e le coste. In secondo luogo, la strisciante privatizzazione delle spiagge; le restrizioni come il divieto all’accesso per i minori non accompagnati (misura poi revocata grazie ad una sentenza del TAR); il sistema di prenotazione online e il numero chiuso; la mancanza di trasparenza nelle concessioni di spazi pubblici a privati».

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La pulizia della spiaggia Riva Fiorita. «Il problema riguarda tutto il territorio nazionale e non solo. Ogni territorio ha le sue caratteristiche e i propri problemi. A Napoli i nemici del mare sono tanti, l’inquinamento, la strisciante privatizzazione delle spiagge, il sistema di prenotazione online e il numero chiuso, la mancanza di trasparenza nelle concessioni»

Mare Libero: «Un crescente e straordinario numero di giovani si sono uniti al nostro movimento»

Il percorso di Giuliano è simile e diverso a quello di tanti altri partecipanti alla Conferenza, una rete trasversale a generazioni, luoghi e storie personali. Da Martino, insegnante di italiano e latino, a Genova, di neanche 30 anni, a Lia, socia fondatrice, ultra settantenne, che lotta da sempre per il mare del Cilento; da Roberto, avvocato di Rimini, e Presidente di Mare Libero, a Matilde, la Vicepresidente, di Massa, che se qui scandisce con pazienza i tanti interventi sulle spiagge è sempre la più grintosa nella presa della battigia. C’è poi Lorenzo, tecnico audio al mattino, che si trasforma in rapper la sera per cantare il mare in rime ad un pubblico di giovani che accompagna in coro le strofe.  La presenza dei giovani è, infatti, massiccia! «Credo sia dovuto al fatto che cerchiamo ogni volta di unire alla protesta momenti di festa», spiega Lorenzo. Come la serata, con cui si sono chiusi i lavori della giornata. «Sicuramente il tema aiuta», continua. «I giovani capiscono l’importanza di difendere ciò che appartiene a tutti e sono sensibili ai problemi ambientali e sociali che ne derivano. La loro energia, la loro passione e la loro determinazione sono un faro in questa lotta. Abbiamo visto, nel tempo, un crescente e straordinario numero di giovani unirsi al nostro movimento. Forse perché vedono il mare per come è realmente: un simbolo di libertà, un luogo dove sgomberare la mente dagli affanni quotidiani, fonte di ispirazione dove trovare armonia e sollievo; un diritto che nessuno può sottrarre».

Sulle spiagge la stessa battaglia che riguarda tutti i beni comuni

Nelle testimonianze che si avvicendano nel corso della giornata, ci sono le tante facce della stessa battaglia, la rabbia e il dolore per il diritto violato e la natura tradita: dagli incendi delle cabine nascoste dietro al lungomuro di Ostia, ai cancelli chiusi di Napoli che negano l’accesso persino alle spiagge libere, allo scempio ambientale di Agropoli, attaccata al fianco di una scogliera considerata da sempre sacra. Ma le tante storie, non hanno parlato solo “italiano”. Il movimento si allarga e prende coscienza, la consapevolezza di essere simile a tante battaglie che si stanno conducendo anche in altri luoghi del Mediterraneo. Da Barcellona, dove la ricostruzione della storia, meno nota, della famosa Barceloneta lascia spazio a diverse ombre, tra le luci di una vicenda tutto sommato di successo. Ad Atene dove, sulla spiaggia di Lagonisi, c’è un presidio di attivisti ateniesi che giorno e notte cercano di sottrarre, costa e mare, alle mire degli alberghi adiacenti che, nel frattempo, mettono a rischio la vita marina circostante. Fino a Malta dove Sandra, leader dei Verdi, denuncia i privati, ma ancor prima i politici conniventi che definisce “pupazzi senza spina dorsale; autorità senza denti, incapaci anche solo di tentare che la costa venga rubata pezzo per pezzo”. Parole inequivocabili, che non possono essere il frutto di una semplice contrapposizione politica se la BBC è arrivata a definire Comino, una piccola isola maltese al centro del Mediterraneo, “un inferno in terra”, tanto è distrutta dalla brama predatoria degli interessi privati.  Tutte storie con il medesimo filo conduttore, una sinergia perversa tra la politica, più complice che incapace, e gli interessi privati di occupanti abusivi delle spiagge, un sistema iniquo per la società e dannoso per l’ambiente. Sulle spiagge si gioca la stessa battaglia che riguarda tutti gli altri beni comuni, ovunque nel mondo. Il saggio Beach Politics (di Setha Low, NYU Press, gennaio 2025) denuncia proprio come le élite dei più ricchi stanno restringendo il pubblico accesso alle spiagge praticamente in tutto il mondo, per l’affaccio delle loro proprietà sul mare o per sfruttarle economicamente.

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Lo storico complesso dell’ex Asilo Filangieri di Napoli, divenuto, dopo un’occupazione, un bene comune che ha ospitato la terza Conferenza nazionale di Mare Libero

Il mare è di tutti non solo per alcuni

Dalla teoria alla prassi. Il mattino successivo all’incontro del Coordinamento nazionale Mare Libero, e dopo la serata di concerti in tema, appuntamento davanti al cancello di un condominio di Posillipo che impedisce l’unico accesso rimasto ad una piccola spiaggia libera. Decine e decine gli attivisti che scandiscono “Ma-re Libe-ro, Ma-re Libe-ro” accompagnati dal ritmo incalzante delle percussioni. E la creatività è degna della fama napoletana: reti da pesca, ombrelloni, bandiere corsare ed un tridente dorato di Nettuno, fanno da scenografia.
Alla fine, il cancello si apre e, con l’antagonismo radicale ma genuinamente non violento di questo movimento, i volontari occupano il piccolo lembo di spiaggia solo per il tempo necessario a ripulirla di plastica e rifiuti. Come a ricordare che i beni di tutti, sono anche difesi e protetti da tutti. Si chiude così questo appuntamento il cui bilancio è lasciato ancora una volta alle parole di Giuliano: «È stata un’occasione preziosa per confrontarci, condividere esperienze e rafforzare il movimento. Abbiamo dimostrato che uniti possiamo ottenere importanti risultati, come le nuove alleanze europee. La rotta è tracciata e tutto ci dice che c’è ancora molto da fare: continuare a mettere insieme le esperienze ed acquisire nuovi strumenti e nuovi metodi. Continueremo a lottare, anche per le generazioni future. Perché essere militante per il mare libero, pulito e gratuito non significa solo proteggere l’accesso a una spiaggia, significa difendere un valore: il patrimonio naturale quale bene comune!». E il mare che “fornisce il 50 percento dell’ossigeno che respiriamo” è il bene comune per eccellenza perché, come cantano qui i ragazzi di Napoli insieme a Lorenzo, «Per noi il mare è come l’ossigeno, e noi vogliamo il mare libero. Perché il mare è di tutti non solo per alcuni, evviva il Lido Pola e i beni comuni».

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