MASSIMO LA PIETRA: CON CSV LAZIO PER AIUTARE LA PROTEZIONE CIVILE A CRESCERE

Formazione, consolidamento delle competenze, sensibilizzazione, sicurezza sono le principali direttrici di impegno comune nel Protocollo d’intesa tra CSV Lazio e Direzione regionale Emergenza, Protezione civile e NUE. Massimo La Pietra: «Contiamo sulla collaborazione con CSV Lazio per raggiungere, nella Regione, uno standard formativo uguale per tutti»

di Chiara Castri

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Formazione, consolidamento delle competenze organizzative, amministrative e gestionali delle componenti del Servizio Nazionale di Protezione Civile nella regione Lazio, promozione, sensibilizzazione, diffusione della cultura di Protezione civile e, non ultimo, il tema della sicurezza. Queste le principali direttrici di impegno comune previste nel Protocollo d’intesa sottoscritto in questi giorni tra CSV Lazio e la Direzione regionale Emergenza, Protezione civile e NUE. Un accordo di collaborazione che si pone un duplice obiettivo: da un lato, il miglioramento delle relazioni amministrative tra la Direzione e gli enti iscritti nell’Elenco territoriale delle organizzazioni di Protezione civile della Regione Lazio; dall’altro il progressivo incremento della capacità di risposta del Sistema di Protezione civile.

Ne abbiamo parlato con Massimo la Pietra – 58 anni, già Responsabile Centrale di Risposta Nazionale della Croce Rossa Italiana e, per oltre vent’anni, Dirigente Servizio Volontariato Dipartimento Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Direttore  Direzione regionale Emergenza, Protezione civile e NUE.

Partiamo proprio dagli obiettivi del protocollo, in particolare dal tema formazione e informazione. CSV Lazio, da tempo, dedica percorsi formativi e informativi ai volontari di Protezione civile della Regione Lazio, anche in collaborazione con la Regione Lazio, il Dipartimento Nazionale di Protezione civile e l’istituto Studi e Ricerche Protezione civile. In che misura è importante oggi soffermarsi sulla formazione e come questa collaborazione può fare la differenza?

protezione civile
L’associazione Prociv Arci Vulci 1 di Viterbo al lavoro

«La formazione è certamente un aspetto fondamentale, rispetto alle attività di volontariato in generale e, nello specifico, rispetto alla Protezione civile nello specifico. La Direzione regionale punta proprio sulla formazione del volontariato di Protezione civile e sta cercando di costruire un percorso strutturato che abbia un respiro pluriennale. In questo senso Il CSV Lazio è, per noi, il partner ideale, per le professionalità che lo contraddistinguono, per la capacità che ha di attivare percorsi sui territori, di far convergere esperienze. Un lavoro di collaborazione che – occorre non dimenticarlo – si inserisce in un contesto in cui, nella Regione Lazio, non vengono realizzati corsi base rivolti al volontariato di protezione civile da almeno tre o quattro anni. Le nuove leve, i nuovi volontari entrati nelle fila delle associazioni non hanno avuto questa opportunità. Ci si è arrangiati, qualcosa si è fatto, ma credo che sia un dovere dell’istituzione promuovere un corso per tutti e per tutte le province. Senza dimenticare, inoltre, che la formazione è uno dei principi cardine su cui si fondano la salute e la sicurezza dei volontari, pietra angolare di tutta la materia che riguarda il decreto legislativo n. 81 del 2008, declinato per il volontariato di protezione civile. Inoltre, in collaborazione con CSV Lazio, diffuso su tutte le province della regione, possiamo mettere in cantiere attività delocalizzate anche al di fuori del territorio romano, facilitando così la partecipazione dei volontari».

E poi il filone che riguarda il consolidamento delle competenze organizzative, amministrative e gestionali delle diverse componenti del Servizio Nazionale di Protezione Civile del Lazio. Come si declina il tema secondo lei, anche rispetto alla sicurezza?

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Volontari di Protezione civile di Monterotondo

«La sicurezza è un tema, un altro degli obiettivi che stanno a cuore alla Direzione regionale di Protezione civile: l’attività – e in particolare l’attività in emergenza – devono essere svolte da volontari formati e addestrati. Aspetto, questo, decisivo. Le competenze acquisite in questo ambito, accanto a quelle di carattere organizzativo, amministrativo e gestionale, sono fondamentali. Nelle nostre associazioni, purtroppo, i volontari sono tutti molto disponibili verso l’attività operativa, mentre è più complicato trovare chi si dedichi alla parte amministrativa e burocratica. E questo è un vulnus importante: cercheremo di costruire e offrire strumenti formativi che mettano le associazioni in condizioni di acquisire competenze e di assolvere a tutti quei compiti e a quelle attività necessarie per poter poi operare ed essere impiegati nelle attività. La partecipazione ad attività progettuali o l’adesione ad una convenzione, per fare degli esempi, comportano incombenze – anche amministrative o di valutazione d’impatto – per cui le associazioni di Protezione civile non sono sempre e del tutto pronte. Questo accordo con CSV Lazio mira anche a mettere in piedi attività formative e divulgative che aiutino a maturare, a garantire maggior successo a questo tipo di esperienze».

La diffusione della cultura della Protezione Civile, la sensibilizzazione e il coinvolgimento dei cittadini. Quali sono le leve, secondo il suo punto di vista, su cui puntare? E poi i giovani: come orientare questa collaborazione per avvicinarli al volontariato di Protezione Civile anche in un momento storico in cui l’attivazione che li caratterizza non è sempre indirizzata verso l’associazionismo organizzato?

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Io non rischio è una campagna di comunicazione pubblica permanente sulle buone pratiche di Protezione civile basata sulla collaborazione tra scienza, volontariato e istituzioni. Oltre alle giornate in piazza e alle iniziative dedicate al mondo del lavoro e delle scuole, la campagna è attiva anche sui canali social ufficiali e nelle piazze digitali.

«Questo è un filone importante nella misura in cui siamo bravi ad intercettare le maglie di volontariato che si esprimono nell’emergenza: vediamo tanti giovani pronti a dare una mano, ma poi è importante anche raccontare le conseguenze di questo intervento non organizzato, perché dietro c’è poi qualcuno che mette a posto le cose. I cittadini sono i primi protagonisti di una cultura di protezione civile: anche solo saper leggere e interpretare un’allerta meteo, un avviso dato dal sistema di protezione civile e adottare alcuni comportamenti significa aver salva la vita. Contiamo sull’aiuto del CSV e quindi delle associazioni di volontariato proprio per svolgere questa funzione. Noi aderiamo alle campagne promosse dal Dipartimento nazionale – Io non rischio e i campi scuola della protezione civile – ma è necessario dare maggior risalto a queste attività in modo da coinvolgere un numero sempre maggiore di giovani, di associazioni. In generale dobbiamo far comprendere ai nostri concittadini che vivono o potrebbero vivere in zone a rischio, che quel rischio è necessario conoscerlo, per capire quali sono i comportamenti da adottare in caso di allarme».

Quali i prossimi passi di questa collaborazione?
«Già da settembre prevediamo di organizzare un’attività formativa a cascata rivolta ai formatori, che, una volta selezionati e preparati, potranno, a loro volta, trasmettere le competenze acquisite nelle loro associazioni e nelle loro province. Un’azione questa già sperimentata qualche anno fa dalla Regione Lazio con Dipartimento nazionale e CSV Lazio con ottimi risultati, che ha consentito di formare oltre mille volontari. Vorremmo ripetere quell’esperienza positiva avendo anche maturato maggiori conoscenze, per poi strutturare un programma formativo di lungo respiro sui temi della sanità e della sicurezza dei volontari. L’obiettivo è avere, nella Regione Lazio, uno standard formativo uguale per tutti: contiamo sulla collaborazione con CSV Lazio per metterlo in atto. Altro punto di interesse riguarda la comunicazione, la diffusione della cultura di Protezione civile. Con il supporto di CSV Lazio potremmo dare maggior visibilità anche alle attività, le esercitazioni, i corsi di formazione. Questo è un altro modo per coinvolgere volontari  – giovani o meno giovani – e richiede un ragionamento, un po’ di visione da sviluppare nei prossimi anni».

MASSIMO LA PIETRA: CON CSV LAZIO PER AIUTARE LA PROTEZIONE CIVILE A CRESCERE

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