MATTI PER LA CORSA: SERVE UNA SEMPRE NUOVA COLLABORAZIONE TRA ASSOCIAZIONI E SERVIZIO SANITARIO
A Roma Matti per la corsa giunge all'ottava edizione, riproponendo il tema dell'inclusione sociale di chi ha un disagio psichico. Augusto Biondi: «Siamo partiti come una semplice corsa, ma oggi siamo un vero e proprio contenitore di sport e socialità»
09 Ottobre 2023
Depressione, bipolarità, schizofrenia, antisocialità, ossessione, ansia. Stilare una lista di disturbi relativi alla salute mentale è quasi impossibile tante sono le sfumature di un’ampia gamma di problematiche che in Italia coinvolgono quasi 800 mila persone. Portare il disagio psichico dentro la società e creare sempre più spazi di collaborazione tra servizio sanitario e associazioni di volontariato non sono soltanto degli obiettivi perseguibili, ma diventano necessità fondamentali per compiere un passaggio definitivo dall’accettazione della diversità alla vera inclusione. I tempi dell’emarginazione sembrano piuttosto lontani, «anche se una tendenza sotterranea resiste e continua ad avanzare lentamente: in questo Paese c’è persino chi vorrebbe riaprire i manicomi» racconta Augusto Biondi, l’organizzatore di Matti per la corsa, evento che si è svolto domenica 8 ottobre a Roma presso il Parco della Caffarella. L’associazione Si può fare di più ha dato vita a un’ottava edizione che ha riproposto come di consueto la tradizionale corsa agonistica e non agonistica di 10 km, proseguita poi con una passeggiata storico-culturale nei siti archeologici dello spazio verde con il Centro diurno di Torre Spaccata CSM D6 La fabbrica dei sogni, oltre che da alcune letture teatrali – con accompagnamento musicale – a cura del Laboratorio di Drammaturgia dell’Università di Tor Vergata, la quale ha proposto una commedia dedicata al disagio psichico nell’antichità. La manifestazione, supportata dal CSV Lazio, è inserita nell’ambito di Romens, il Festival della salute mentale per l’inclusione sociale che da due anni lotta contro i pregiudizi legati alla salute mentale tramite una serie di iniziative portate avanti dal Dipartimento di Salute dell’ASL Roma 2, che vedono il proprio momento clou proprio in Matti per la corsa e conducono al 10 ottobre, la Giornata per la salute mentale.
Un contenitore di sport e socialità
«Siamo partiti come una semplice corsa» spiega Biondi, «ma oggi siamo un vero e proprio contenitore di sport e socialità». «Molto spesso ce la prendiamo con quello che non funziona» prosegue, «ma la correlazione tra associazionismo e servizio pubblico in questo caso funziona e siamo felici di poter dire che il nostro non è più un caso isolato». Il centro di salute mentale di Torre Spaccata ospita centinaia di utenti ed è un punto di riferimento per i Municipi VI, VII e VIII della Capitale. «Nel settore medico ci sono due teorie: la prima si basa sul supporto della medicina per le cure ma agisce sul sociale e sulla persona, l’altra si rifugia di più nelle medicine e nei ricoveri. Sicuramente la seconda strada è più facile da seguire, ma la prima conduce a risultati decisamente migliori». A Matti per la corsa hanno partecipato tante realtà che operano sul territorio. Come Caffarella Runners, che ha studiato e strutturato il percorso sul quale appassionati di ogni età si sono sfidati compiendo due giri da circa 5 km l’uno, Polisportiva Borghesiana e Children of mentally ill parents, la prima associazione italiana creata da e per i figli di genitori che soffrono di un disturbo psichico. Quest’ultima conduce azioni di promozione a livello nazionale e internazionale, dando voce ai giovani caregiver, facilitando gruppi di supporto riservati agli adolescenti, sensibilizzando la nascita di reti di supporto territoriali e occupandosi di formazione con convegni, seminari e workshop rivolti alle famiglie. Importante è anche l’impegno dei volontari del Centro Diurno Villa Lais, una struttura semiresidenziale del Dipartimento di Salute Mentale che si occupa della riabilitazione e del reinserimento socio-lavorativo di persone affette da disagio psichico. Una di loro, Francesca, descrive le attività per i ragazzi con un certo orgoglio: «Facciamo dei laboratori di pre formazione al lavoro come la tessitura e la sartoria. Circa 60 persone con disturbi mentali lavorano al telaio, producono abiti, sciarpe e tanto atro, occupandosi anche del giardino di Villa Lais e dell’orto qui alla Caffarella». Non mancano neppure gruppi di regolazione emotiva, laboratori di teatro e di storytelling. «Romens è un evento davvero importante perché porta a un livello superiore, anche in termini di visibilità, tutte queste attività facendo conoscere ai cittadini cosa si fa sul territorio per la salute mentale».
Vaia: riflettere sui caregiver, oltre che sui malati
Patrizia fa parte invece del direttivo dell’associazione Si può fare di più, ma prima di tutto è una mamma. Il suo ragazzo oggi ha 32 anni e quando ne stava per compiere 18 ha scoperto che soffriva di schizofrenia disorganizzata. Per lei e per la sua famiglia non è stato affatto semplice dare un nome a quei gesti compiuti senza un perché. «Mi passi una posata? E apriva il frigo. Non capivamo». Specialisti, psicologi, psichiatri, ospedali, «il percorso è stato davvero lungo per arrivare a dare un nome a questa malattia». Lei, come tante altre donne e uomini, ha tracciato un varco per i genitori che oggi trovano sicuramente più ascolto, più sostegno e più risposte. «Non è facile compiere un percorso di consapevolezza, non è facile per le madri e i padri e non è facile neppure per i figli perché quando arriva la malattia il loro mondo di certezze, improvvisamente, crolla. Noi ci siamo trovati in un contesto doppiamente complesso anche per l’età di nostro figlio: troppo grande per le attività dei bambini e non ancora maggiorenne per essere aiutato dai centri che si occupavano di adulti. Ci siamo sentiti soli, oggi non è più così. Di solito si tende a negare, a dire che va tutto bene, ma siamo qui anche per abbattere questa barriera e creare una rete di socializzazione». Un segnale importante, domenica, è arrivato dalla presenza al Parco della Caffarella di Francesco Vaia, direttore generale della prevenzione del Ministero della Salute, che ha voluto partecipare a Matti per la corsa insieme a Giuseppe Gambale, direttore sanitario della Asl Roma2 e a Massimo Cozza, direttore del dipartimento di salute mentale. «Il tema della salute mentale è un tema condiviso» le parole di Vaia al traguardo. «Perché si riflette sui caregiver, oltre che sulle persone che soffrono di malattie e disturbi. Una delle mie priorità al ministero è quella di creare una rete di appartamenti che possano accogliere i pazienti e le loro famiglie dopo l’ospedalizzazione. Anche dal punto di vista legislativo mi farò carico di questa istanza».