MEDU. I CENTRI PSYCHÈ PER LA SALUTE MENTALE TRANSCULTURALE

La maggior parte dei pazienti assistiti nel centro Psyché di Roma ha già intrapreso un percorso di integrazione sociale che, con le sue difficoltà, può contribuire a far emergere quadri depressivi. I dati del report Frammenti di Medu e Unhcr

di Laura Badaracchi

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Sono stati più di 1.500 i migranti, richiedenti asilo e rifugiati assistiti in 9 anni da Medu – Medici per i diritti umani nel corso di oltre 8mila sedute presso i centri Psychè per la salute mentale transculturale, attivi a Roma, Firenze e Ragusa. Oltre l’80% degli assistiti ha riferito di aver subito tortura o trattamenti inumani e degradanti nei Paesi di origine e/o di transito, «in particolare e in modo sistematico in Libia, un Paese che ormai si configura come una vera e propria “fabbrica della tortura”». I centri forniscono assistenza psicologica, psichiatrica e psicosociale a tutte le persone che presentano disagio psichico di natura post-traumatica, qualunque sia la loro condizione giuridica, economica, sociale. I dati sono contenuti nel web report Frammenti. Migrazioni, trauma e salute mentale: una risposta possibile, realizzato con il supporto di Unhcr – Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. «Sono oltre un milione i migranti e richiedenti asilo giunti in Italia nell’ultimo decennio, tra cui un’elevata percentuale di persone sopravvissute a traumi estremi nei Paesi di origine e/o lungo le rotte migratorie. Il tanto citato “effetto migrante sano” non trova più corrispondenza nella realtà delle migrazioni verso l’Italia e viene sempre più soppiantato dalla “sindrome del migrante esausto”», riferisce il rapporto.

Roma e il peso di un’integrazione sociale complessa

MeduDa gennaio a dicembre 2023, a Roma, il team ha assistito 78 pazienti, di cui 38 donne e 40 uomini, effettuando in totale 790 colloqui. Le tre nazionalità maggiormente rappresentate sono state l’Afghanistan, la Nigeria e l’Egitto. Quanto alle fasce d’età, si è riscontrata una distribuzione piuttosto uniforme, con un numero significativo di pazienti tra i 31 e i 50 anni (46%) e i 18 e i 30 anni (43%). La maggior parte dei pazienti era titolare dello status di rifugiato (35%) o di un permesso di soggiorno come richiedente asilo (32%). Il bilanciamento tra uomini e donne è indice sia di una presenza più consolidata e prolungata nella città, sia della specificità dell’intervento, che prevede attività di outreach e psicoeducazione anche presso le case famiglia del circuito donna-bambino di Roma capitale. A Roma «si osserva un trend in cui i disturbi depressivi sono descritti nella maggior parte dei pazienti assistiti, a fronte di un’incidenza ancora rilevante, ma significativamente inferiore, di quadri clinici post-traumatici. Il centro Psyché di Roma accoglie non solo persone esposte a esperienze di tortura e violenza intenzionale ma tutte le persone migranti, richiedenti asilo e rifugiate che manifestano una forma di sofferenza psichica. Inoltre, la maggior parte dei pazienti, generalmente presente in Italia da più tempo rispetto alla Sicilia, ha già intrapreso un percorso di autonomia lavorativa ed abitativa che ha implicato una rielaborazione delle esperienze traumatiche. Proprio il percorso di integrazione sociale in una grande città come Roma risulta spesso problematico e, nell’esperienza di Medu, è proprio sul medio periodo, superate le prime fasi dell’accoglienza, che queste difficoltà contribuiscono a far emergere quadri depressivi di interesse clinico». Rosa (nome di fantasia), assistita dal Centro Psyché Roma, racconta: «Sentivo la mancanza di tutto, dei miei cari, della terra, dell’odore della mia terra. Adesso mi sento meglio, sento che i giorni difficili sono diventati di meno e che la terapia mi ha dato degli strumenti per sapere cosa fare quando arriva la paura, la tristezza». Gli fa eco Souleymane: «Ho imparato che l’essere umano ha la capacità di fare al suo vicino danni che mai immaginavo: ucciderti con tutta la famiglia per una scelta politica. Nel primo periodo qui in Italia non mi sentivo ancora al sicuro, sentivo tristezza e stress tutti i giorni. Poi a Psyché la percezione è cambiata: è cambiato il mio modo di vedere la gente».

Nella sussidiarietà tra pubblico e privato sociale una risposta possibile

MeduIl centro Psychè di Medu opera dal 2014 «con un team specializzato nella presa in carico medico-psicologica e psicosociale delle persone migranti e rifugiate con disturbi psichici di natura post-traumatica, ma non solo: offre assistenza a tutte le persone con disagio psichico, secondo una prospettiva transculturale. La sua specificità è quella di affiancare all’assistenza diretta una costante attività di ricerca operativa e di documentazione». Ad aprile 2024, i progetti Sai a livello nazionale registravano un totale di 38.206 posti attivi, di cui solo il 2% (748) dedicato a persone con disturbi mentali o disabilità. Medu sottolinea che «l’esperienza decennale dei centri Psyché ha permesso di osservare i gap esistenti nei servizi di salute e nel sistema di accoglienza e di elaborare un modello di intervento efficace, replicabile e sostenibile, seppur ancora parziale. Un modello che vede nella sussidiarietà tra servizi pubblici e organizzazioni del privato sociale l’elemento chiave di una risposta possibile». Nei centri Cas e Sai del Lazio vengono accolti il 9% dei richiedenti asilo e rifugiati presenti a livello nazionale: alla fine del 2023 erano 12.231. A Roma si tratta di persone di recente arrivo, migranti forzati in transito, rifugiati con una presenza stabile e prolungata sul territorio. Tuttavia, la progressiva riduzione dei servizi all’interno dei Cas, «in particolar modo quelli di assistenza legale e psicologica, in seguito all’emanazione della legge n. 50/2023 – il Decreto Cutro – ha contribuito, in generale, a un netto deterioramento delle condizioni di benessere psico-fisico e di inclusione sociale delle persone accolte».

Le Linee guida sui disturbi psichici dei rifugiati

Medu«Nel 2017, il Ministero della Salute ha emanato le Linee guida per l’assistenza, la riabilitazione e il trattamento dei disturbi psichici dei rifugiati che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale, ma l’Italia è ancora lontana dal pieno recepimento e dall’attuazione delle indicazioni in esse contenute. A rendere ancor più chiaro il quadro, interviene nel 2023 il Vademecum per la rilevazione, il referral e la presa in carico delle persone portatrici di vulnerabilità in arrivo sul territorio e inserite nel sistema di protezione e accoglienza del Ministero dell’Interno, elaborato in collaborazione con altre istituzioni, organizzazioni e stakeholder coinvolti nell’accoglienza e nella protezione dei migranti e dei rifugiati, con lo scopo di rafforzare il sistema di governance, fornendo indicazioni sulle procedure uniformi da adottare in tutte le fasi dell’accoglienza», ricorda lo studio. Tuttavia ad oggi «il recepimento delle Linee guida ministeriali appare del tutto parziale e disomogeneo. Solo tre regioni – Lazio, la Toscana e Piemonte – le hanno recepite, mentre in altre regioni, in assenza di fondi strutturali, risulta impossibile mettere in atto una riorganizzazione dei servizi sanitari attraverso équipe stabili sui territori, il potenziamento dei servizi esistenti, l’introduzione della mediazione linguistico-culturale e la formazione del personale. Sebbene il Lazio e Toscana abbiano recepito le Linee guida ministeriali del 2017, lo stato di implementazione delle indicazioni in esse contenute appare ad oggi piuttosto parziale».

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