MENO RIFIUTI, CON I CENTRI DI PREPARAZIONE AL RIUTILIZZO

Non è il Paese del riciclo, ma qualcosa si muove. Per il Forum Ambientalista servono questi centri, per alimentare l'economia circolare

di Federica Fabio, Matilde Fedele, Marco Galluzzi

 «Ci troviamo in un’epoca che impone al mondo intero, ma in particolare all’Italia e all’Europa, scelte radicalmente diverse da quelle compiute in passato: lontane dal modello produttivo tradizionale, dirette verso un nuovo modello di economia che rispetti l’ambiente, orientate ad una società che non produca rifiuti ma sappia creare ricchezza e benessere con il riutilizzo e la rigenerazione delle risorse. Perché questo accada, è necessario un profondo cambio di mentalità che coinvolga le istituzioni, le imprese e le singole persone. E questa nuova consapevolezza nazionale non può che iniziare dalle scuole e dagli studenti […]».

Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Linee Guida Educazione ambientale per lo sviluppo sostenibile 2014, 7 febbraio 2015, p. 7

In questo breve estratto del Ministero dell’Ambiente si evince come anche nel nostro Paese esista la volontà di rivedere l’approccio con cui è stato trattato sino ad oggi il tema dello smaltimento e del riciclo o anche, il tema su cui per molti mesi abbiamo concentrato il nostro impegno, il riutilizzo di beni (non rifiuti!). Ciò che segue è il risultato di un iniziale spunto offertoci dall’Associazione Forum Ambientalista, in cui stiamo svolgendo il Servizio Civile, durante il quale, grazie ad un continuo confronto tra noi volontari e il nostro Olp, abbiamo potuto realizzare una presentazione power point, un video e infine un progetto specifico su un argomento che riteniamo fondamentale, con la speranza che un domani (non troppo lontano) si possa realizzare concretamente un cambiamento anche per il territorio della città di Roma.

Abbiamo realizzato un’idea progettuale immaginando quanto più dettagliatamente possibile un Centro di Preparazione al Riutilizzo, che da qui chiameremo CdpR, valido ed applicabile in molteplici contesti territoriali, ovviamente con le dovute modifiche ed accortezze del caso. Soddisfatti del nostro lavoro, abbiamo poi avuto l’occasione di conoscere e studiare il caso di un artigiano, Marco, che possiede un banco al mercato di Via Rosa Raimondi Garibaldi, il quale si occupa da anni di riparazioni di oggetti elettronici e non solo. Da qui è nata l’idea di proporre quello per noi è un CdpR diffuso, un progetto sperimentale che vedrebbe applicate le nostre proposte in un modello nuovo, diverso, di dimensioni molto ridotte, ma che potrebbe essere un valido punto di partenza alla realizzazione di Centri di Preparazione al Riutilizzo veri e propri, in grado di avere un impatto reale.

Cosa sono i Centri di Preparazione al Riutilizzo

I Centri di Preparazione al Riutilizzo sono delle aree attrezzate per la consegna di beni usati, funzionanti o non funzionanti, che invece di assumere il “titolo” di rifiuto vengono sottoposti a delle fasi che attribuiranno un nuovo ruolo, senza essere riciclati in maniera tradizionale per la creazione di beni ex-novo. Tali beni, nel momento in cui vengono condotti in uno di questi centri, devono attraversare alcune fasi di controllo, igienizzazione, riparazione e restauro, prima di essere considerati pronti per la vendita effettiva a terzi. In tal modo sarebbe possibile promuovere il riutilizzo di articoli che, secondo il circuito tradizionale di riciclaggio, avrebbero esaurito la loro funzione principale, ma che, in questo modo, saranno di fatto rivalutati in relazione ad altri scopi rispetto a quelli per cui sono nati, riadattati a nuovi impieghi o semplicemente riparati e venduti come beni di seconda mano.

Generalmente in queste aree sarebbe importante poter usufruire di un grande spazio, superiore ai 500 mq, ma in relazione alla quantità di beni e al tipo di trattamento che necessitano, potrà necessitare di spazi ridotti. Il motivo per cui gli spazi di cui si ha bisogno sono molto grandi è perché si deve prevedere una serie di aree specifiche e distaccate, come i magazzini per lo stoccaggio delle merci in arrivo, un luogo dove avviene la riparazione ed infine di un ulteriore magazzino per i beni pronti per essere venduti.

centro di preparazione al riutilizzo

 

 

 

 

 

 

 

A livello organizzativo e gestionale la faccenda non è semplicissima, soprattutto se la quantità dei flussi in entrata ed in uscita diventano consistenti: è fondamentale dotarsi di registri cartacei e possibilmente di un software di gestione, che aiuti gli operai specializzati dell’impresa che gestisce il Centro, nella catalogazione di tutti i dati relativi alle differenti operazioni che vengono fatte rispetto ai rifiuti intercettati.

Altra caratteristica importante del CdpR è quella dell’eterogeneità delle attività che vengono svolte al suo interno: questo consente di cimentarsi con operazioni mai ripetitive, dove la crescita professionale e personale è data anche dalla riscoperta della manualità. Ci troviamo di fronte a processi scarsamente meccanizzabili che implicano la necessità di molteplici e distinte figure professionali altamente specializzate.

Andando a spulciare nel dettaglio i vari decreti legislativi, tra cui il DLgs 152/2006, non esistono delle linee guida univoche a livello nazionale per la creazione e la gestione di tali Centri. Tutto questo risulta essere un grande problema! Gli operatori italiani del riutilizzo attendono questi decreti con speranza, perché è necessario chiarire le modalità della raccolta di rifiuti riutilizzabili e della preparazione per il riutilizzo, affinché centinaia di migliaia di tonnellate di beni riusabili possano finalmente essere re-immessi in circolazione anziché essere smaltiti. Li attendono anche con particolare attenzione, perché i procedimenti e orientamenti dei decreti, se non aderenti alla realtà operativa del riutilizzo, potrebbero generare paralisi, anziché produrre l’effetto sperato.

Per raggiungere obiettivi di riutilizzo quantitativamente rilevanti (economicamente oltre che per quanto riguarda il beneficio che ne trarrebbe l’ambiente che ci ospita), occorre perseguire il cd. sviluppo industriale della filiera, tenendo ben presente le economie di scala necessarie e non limitarsi alla proliferazione di inefficaci iniziative locali, come lo sono, per esempio molti “Centri di Riuso” sviluppatisi nelle adiacenze dei Centri di Raccolta, gestiti grazie a consistenti finanziamenti pubblici e con l’attività di volontari.

Veri spazi pubblici

L’approfondimento di queste tematiche ha significato per noi dare una forma reale e concreta alle tanto dibattute tematiche dei rifiuti e del Riutilizzo. Da moltissimi anni la dottrina afferma in maniera concorde che la preparazione per il riutilizzo deve essere considerata come una delle forme di recupero esistenti e su cui puntare, ma purtroppo sono pochissimi gli esempi a cui possiamo far riferimento per analizzare e spiegare cos’è e come funzionano i Centri di Preparazione al Riutilizzo. Un vero peccato! Da parte nostra, in seguito ad un approfondito studio, abbiamo cercato di immaginarlo e siamo giunti alla conclusione che sicuramente aiuterebbe a sostenere la transizione verso un modello d’economia circolare, con una conseguente beneficio per noi, per l’ecosistema e per il nostro sistema produttivo. Non lo intendiamo come una semplice fabbrica di oggetti usati, bensì l’anima di un luogo che possiede anche un altissimo valore sociale.

 

 

 

 

 

 

 

 

Un CdpR svolge un ruolo fondamentale di spazio pubblico a disposizione di tutti, avvicinando così i cittadini alla conoscenza e alla capacità di manipolare gli oggetti che popolano la loro quotidianità, sempre in linea con quel concetto definito GLOCAL (Agire Locale, Pensare Globale). Oltre a gestire e riparare i “rifiuti” quindi, i Centri di Preparazione al Riutilizzo riuscirebbe a fare molto di più, proprio grazie alle attività contigue che lo caratterizzano, potenzialmente variabili di centro in centro: riuscirebbe ad educare, perché il cittadino messo in condizione di prevenire, riutilizzare, differenziare e conferire, dovrà tenere un comportamento attento al tema dell’ecologia; riuscirebbe ad informare assumendo il ruolo di elaborazione ed esposizione dei dati sulla gestione dei rifiuti e raccolta differenziata; promuoverebbe la condivisione delle problematiche ambientali, essendo luogo di aggregazione per gruppi di lavoratori e volontari che possono fruire di nuovi spazi di socialità e di attività di grande utilità sociale; promuoverebbe la solidarietà, creando nuove opportunità di lavoro e dando nuova vita ad oggetti ritenuti rifiuti.

Serve un cambio di passo

Nel nostro Paese si è risposto a queste esigenze attraverso una legislazione stratificata e complessa, rendendo fortemente disomogeneo l’attuale panorama della gestione dei rifiuti a livello nazionale.

centro di preparazione al riutilizzo

 

 

 

 

 

 

 

 

L’auspicio è pertanto quello di un deciso cambio di passo, principalmente da parte delle istituzioni preposte ma anche da parte dei cittadini, affinché le sfide economiche, normative e sociali che il riutilizzo oggi pone possano essere affrontate con successo. Esistono diverse esperienze già attive da tempo in Italia che si impegnano per fa sì che l’End of Waste diventi di uso comune a tutti i cittadini, ma affinché ciò avvenga è necessario innanzitutto attirare e amplificare l’attenzione della società civile verso le questioni ambientali, diffondendo saperi e informazioni, oltre che sensibilizzando sempre più persone sui temi che riguardano la riduzione dei rifiuti.

L’obiettivo è la creazione di un nuovo senso civico, che ruota intorno al rispetto per l’ambiente e al senso di responsabilità individuale e collettivo, partendo da una nuova consapevolezza e da una efficace educazione ambientale delle future generazioni. Noi ci crediamo e continueremo a rompere le scatole affinché ciò si possa realizzare, speriamo di aver dato a voi un nuovo spunto su cui riflettere per sostenere un cambiamento necessario per tutti noi.

MENO RIFIUTI, CON I CENTRI DI PREPARAZIONE AL RIUTILIZZO

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