MR. EVIDENCE: IL DISAGIO MENTALE IN UNA GRAPHIC NOVEL
Mr. Evidence, la graphic novel di Fabio Guaglione e Adriano Barone, con i disegni di Andrea Camerini, edita da Sergio Bonelli, è una serie di libri crime che si basa sulla malattia mentale. Con un segreto: l’empatia
13 Febbraio 2024
«Guardare qualcun altro che soffre o soffrire in prima persona coinvolge il medesimo apparato neurale”. «Questa è la base fisiologica del concetto di empatia». È un dialogo, uno dei tanti illuminanti scambi di battute, che troviamo in Mr. Evidence, la graphic novel di Fabio Guaglione e Adriano Barone, con i disegni di Andrea Camerini, edita da Sergio Bonelli. Giunta al terzo episodio di otto, Mr. Evidence è un progetto molto particolare: è una serie di libri emozionante e avvincente, trattata con un tono pop e crime, con una storia che si basa su malattie mentali veramente esistenti. In ogni volume, inoltre, c’è una testimonianza. Mr. Evidence colpisce per la precisione con cui il disagio psichico, in tutte le sue sfaccettature, viene descritto e per l’empatia, che avvicina ai personaggi. A leggere le loro storie ci si chiede: sono pazienti psichiatrici o lucidi detective? Mr. Truth, Mr. Pain, Miss Nerve e Mr. None, pazienti del Mulholland Institute che cercano loro stessi, ma anche e soprattutto la soluzione di un enigma criminale, sono entrambe le cose. Leggendo la storia ti chiedi chi ha ucciso il loro amico. Ma anche se la loro mente è stata davvero manipolata da un occulto burattinaio o l’avventura che stanno vivendo è solo il frutto delirante della psicosi. E, mentre leggi, senti che sono persone vere, con un disagio reale, come quello di tanti.
I disordini mentali come una potenziale dote investigativa
Il disagio mentale è stato affrontato spesso dal cinema, meno dal fumetto, e mai con una precisione e un realismo così. Ma come è nata l’idea? «Tanti anni fa Fabio Resinaro (il coregista di alcuni dei film di Fabio Guaglione, ndr) stava cercando l’idea per un procedural seriale» ci racconta Fabio Guaglione. «Non ricordo se fosse uscito già Sherlock della BBC, ma credo di no. C’era l’idea di usare dei disordini mentali come una potenziale dote investigativa. Con Adriano Barone abbiamo preso questa idea e l’abbiamo sviluppata per dare ai personaggi un’empatia, per aprire ad alcune domande: come mai è venuto questo disturbo, possono guarire o non possono guarire, quali sono le loro debolezze, come interagiscono tra di loro». «Siamo nell’ambito del profiling, del mondo del serial killer» continua. «Quindi ci siamo immersi nelle letture di manuali di profiling del FBI: una grande fonte di ispirazione è stata la serie Mindhunter, e mentre scrivevamo era uscito Joker, un film con un protagonista affetto da disturbi psichici. È scrivendolo ci è venuta un’imprevista ma giusta dose di ironia: questi quattro hanno degli squilibri e quando interagiscono tra loro, parlando di cose serie, a volte fanno quasi ridere. Un altro grande ispiratore è A Scanner Darkly di Philip K. Dick, nel quale ai personaggi viene il dubbio su cosa sia reale e cosa no». «Abbiamo proposto questa idea a Sergio Bonelli» aggiunge Guaglione.
Ci siamo documentati leggendo e parlando con psicologi e psichiatri
Quello che colpisce di Mr. Evidence è il grande lavoro di documentazione che si riflette nelle storie e nei dialoghi. «Ci siamo documentati leggendo molto e parlando con psicologi e psichiatri» ci svela Fabio Guaglione. «All’inizio volevamo essere realistici nelle sceneggiature. Ma correvamo il concreto rischio di non riportare fedelmente quello che queste persone provano e di essere indelicati verso chi soffre di questi disturbi. Abbiamo ampliato l’aspetto spettacolare, di fiction, da fumetto. Ma, a compensare questo taglio, dal volume 2, ogni numero è accompagnato dalla testimonianza di una persona che soffre di veri disturbi, di cui, a volte, si sa poco, ma che sono diffusi. Vuoi per una società più nevrotica, vuoi perché siamo tutti afflitti da depressioni croniche che sono l’anticamera di una serie di problemi, vuoi perché abbiamo sempre meno tempo di scavare nella nostra interiorità e sistemare cose che ci portiamo dall’infanzia. Io stesso, facendo analisi, ho scoperto cose che non avrei mai detto, e ne ho risolte altre che non avvertivo nemmeno come un problema ma le persone che mi stavano vicino sì». L’analisi è servita per conoscere questi personaggi e per raccontarli meglio? «Più che l’analisi per Mr. Evidence è Mr. Evidence che mi è servito per l’analisi: più volte, scrivendo, mi emoziono perché sto facendo dire a un personaggio qualcosa che non avrei mai formulato a parole, ma è una sensazione mia. Ho il coraggio di dire ad alta voce. Non voglio fare la scena di chi piange mentre scrive, ma mi è successo».
L’accettazione nel dire: io sto male
Oggi i disturbi di carattere psicologico sono più presenti nella società: l’attacco di panico e l’ansia da prestazione sono tipici di una società che è prestazionale, di un mondo che va sempre di corsa. Ma sono anche disturbi che escono di più all’esterno perché si conoscono, perché nella società sta pian piano scomparendo lo stigma del disagio mentale. «Secondo me non è ancora abbastanza» riflette Fabio Guaglione. «Quando parliamo di queste cose parliamo delle persone che leggono molto e si informano, dimenticandoci che la popolazione è molto più vasta. Ma sicuramente c’è un’accettazione dei percorsi di analisi e soprattutto c’è un po’ più – anche se ancora poco – di accettazione nel dire: “io sto male”. Purtroppo siamo nella cultura di “va tutto bene”, se stai male sei un problema perché non sei produttivo, perché tutto si riduce a questo. Ci sono piccoli passi in questo senso, non è più come quando ero piccolo io che chi andava dallo psicologo era ricco, o era quello strano».
Stando assieme si faranno del bene l’un l’altro o peggioreranno?
In un certo senso Mr. Evidence fa anche un lavoro di divulgazione, fa conoscere i disturbi, usa alcuni termini precisi. Ciascuno dei personaggi principali ha una sindrome. «Abbiamo reso più ipertrofiche le sindromi, spingendole verso quello che ci serviva sia per i fini investigativi, sia per esagerare lati in cui i lettori si possono riconoscere» ci spiega l’autore. «Coprono uno spettro di modi di essere abbastanza ampio. In modo che alcuni possano dire: “sì, è esagerato, ma anch’io sono un po’ così”. I protagonisti sono un ossessivo compulsivo, un iper empatico, che tende a mimare tutto quello che pensano e sentono le persone vicine a lui per essere accettato, un iper sensibile, che arriva a percepire il dolore che provano gli altri grazie a un’esagerazione totale del concetto dei neuroni specchio, e una donna che invece non sente più nulla né a livello emotivo né a livello fisico: è completamente apatica. Con queste quattro personalità crediamo di coprire la maggior parte delle emozioni di chi legge. È molto interessante: cosa succede se un iper sensibile parla con un’apatica? Cosa accade se uno che tende a mimare incontra uno che sente tutto il dolore del mondo? Stando assieme così tanto tempo, si faranno del bene l’un l’altro o peggioreranno?»
Mr. Evidence. Vedere il mondo in un altro modo
In Mr. Evidence avviene una sorta di ribaltamento: l’idea di considerare il disturbo mentale quasi alla stregua di una dote o di un dono. «Bisogna stare attenti: dire a chi soffre che ha un dono è essere indelicati» ci spiega Guaglione. «Diciamo che non sempre è una totale condanna come qualcuno può pensare. Diciamo che vedi il mondo in un altro modo, è un arricchimento: è come parlare con un bambino che non ha le doti di un adulto, ma poi ti dice qualcosa a cui tu non avresti mai pensato».
L’empatia è la chiave della vita
Il senso di questo lavoro, e di tanti altri che parlano di questi temi, è proprio l’empatia. «Secondo me l’empatia è la chiave della vita» riflette Fabio Guaglione. «Il problema principale della civiltà è non mettersi mai nel punto di vista dell’altro. Basterebbe solo questa piccola cosa per fare rivoluzioni inconcepibili». «L’empatia è anche lo strumento principale di tutte le storie, non solo di Mr. Evidence» aggiunge. «Vogliamo intrattenere con la linea thriller, con i misteri, ma anche far riflettere e fare domande a persone che non si rendono conto ma hanno dei disagi, E leggendo potrebbero dire: “ma anche io mi sento così”. Stiamo pubblicando con Sergio Bonelli e mi piace sognare e pensare, e lo dico con tutta l’umiltà del mondo, che Mr. Evidence possa essere una specie di erede di una certa idea di fumetto. Che possa aver sviluppato quello che disse Tiziano Sclavi quando gli chiesero: “ma tu ti senti più Dylan Dog o qualche altro personaggio?”. Lui rispose: “Io? Ma io sono i mostri”. È una frase che è entrata nella storia. È come se noi avessimo per protagonisti i freak, i diversi, i mostri. Noi ci siamo focalizzati sui mostri interiori».
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Mr. Evidence
Fabio Guaglione, Adriano Barone
Disegni di Andrea Camerini
Sergio Bonelli Editore, 2023