MUNICIPIO XI. CHIUSI I CENTRI DI AGGREGAZIONE GIOVANILE: RAGAZZI PIÙ SOLI
Le associazioni speravano in una proroga fino alla fine dell'anno scolastico, ma non c'è stata. Eppure erano rimasti attivi anche nel lockdown
12 Gennaio 2021
E così 250 ragazzi di Magliana, Corviale, Trullo e Ponte Galeria sono rimasti, a metà anno scolastico, senza i servizi educativi – sostegno scolastico compreso – offerti dai Centri di Aggregazione Giovanile su cui contavano. Il Municipio XI, infatti, ha deciso di non prorogare il progetto “Polo Ragazzi”, che di conseguenza è stato interrotto, nonostante le richieste di Arci Solidarietà, Cooperativa Sociale Magliana Solidale, CICUE odv, e Cooperativa Sociale Il Cammino, che gestivano i cinque Centri e che avevano chiesto la proroga, anche per non interrompere le attività nel mezzo di un anno comunque difficile, per i ragazzi e per tutti.
Uno dei Centri di Aggregazione Giovanile è il Polo Ragazzi 1, attivo in due istituti scolastici: l’IC Onofri alla Magliana e il Giuseppe Bagnera a Marconi. Ne abbiamo parlato con Chiara Checcacci responsabile del Centro, gestito dalla cooperativa Magliana Solidale.
Per prevenire la dispersione scolastica
«Come da bando», racconta, «il Polo Ragazzi 1 era un centro di socializzazione e aggregazione. Si iniziava il pomeriggio con l’aiuto per i compiti, e poi si offrivano ai ragazzi una varietà di laboratori artistici ed espressivi e uno dedicato alle nuove tecnologie. Si faceva un lavoro specifico con quelli che avevano disturbi dell’apprendimento, grazie a un tutor specializzato, e c’era uno sportello di ascolto gestito da psicologi. E poi laboratori di fumetto, disegno, creta, musica…».
Frequentavano il Polo Ragazzi 1 quasi 130 bambini e ragazzi dai 6 ai 16 anni, quindi all’interno dell’obbligo scolastico: a questa fascia infatti era rivolto il progetto, finanziato con i fondi della 285/97 con lo scopo di prevenire la dispersione scolastica.
«Le attività erano differenziate e mirate alle diverse età, ma tenevano conto anche degli interessi dei ragazzi», spiega Checcacci. «Organizzavamo anche uscite e gite durante i week end. Ad esempio, poiché abbiamo fatto un laboratorio di teatro, li abbiamo portati a vedere degli spettacoli, al Sistina e all’Argentina, proprio per aiutarli ad avere una maggior consapevolezza di che cosa è il teatro».
Tra le iniziative più interessanti c’è il Laboratorio di Cittadinanza Attiva, realizzato con una rete di associazioni, all’interno del Progetto Tutti a Scuola (ne abbiamo parlato qui), perché «è importante creare rete con il territorio, per portare avanti un progetto di sensibilizzazione ai processi della cittadinanza attiva dei ragazzi, ma anche delle loro famiglie».
Più vicini nel lockdown
Il progetto è partito a Novembre e quando è arrivato il lockdown è stato rimodulato per adattarlo alla nuova situazione, che rendeva impossibili alcune attività, ma nello stesso tempo lo rendeva ancora più necessario. «Abbiamo fatto le attività da remoto», ricorda Checcacci. «Così abbiamo potuto continuare con l’aiuto compiti e il supporto psicologico. Per i laboratori abbiamo caricato i tutorial su YouTube, per invogliare i ragazzi a continuare a seguirci.
Abbiamo mantenuto i contatti tramite whatsApp, con le videochiamate, visto che non tutti hanno la connessione in casa». L’esperienza è stata positiva, anche perché ha aperto nuove possibilità: «Siamo entrati di più in famiglia: si sono create relazioni con i genitori, la cui presenza è stata fondamentale per mettersi d’accordo, stabilire gli orari, organizzarsi. Per alcune famiglie siamo diventati un punto di riferimento, perché si erano trovate in difficoltà… Anche spiegare come funzionava la Dad, è stato un servizio utile: per alcuni siamo diventati un tramite con la scuola, laddove i ragazzi che avevano difficoltà a seguire la Dad giornaliera, per diversi motivi».
Non tutto è stato semplice: «anche noi abbiamo dovuto sperimentarci velocemente, su una cosa che non avevamo mai fatto. Ma abbiamo verificato che i ragazzi hanno continuato a seguirci e si è creato un legame anche maggiore. E con la figura dell’adulto si è instaurato un rapporto di aiuto reciproco».
I ragazzi hanno voglia di partecipare
Le attività sono poi riprese in presenza nel mese di luglio, in entrambe le scuole, ed è stata un’occasione anche per «un lavoro di rielaborazione emotiva di quello che avevano vissuto e che stavano vivendo. Facevamo attività all’aria aperta – sempre rispettando le regole di prevenzione del contagio – che li hanno divertiti molto. Era necessario organizzare attività di movimento, proprio perché venivano da tre mesi di chiusura», racconta Checcacci.
A settembre le attività sono riprese in presenza, anche se l’IC Bagnera non aveva più la possibilità di mettere a disposizione lo spazio, diventato necessario per svolgere le attività scolastiche con il dovuto distanziamento. «Anche qui, però, oltre a proseguire le attività da remoto, sono state fatte attività in presenza, all’aperto, in piccoli gruppi per non creare assembramenti. Ritrovarsi nella piazza una o due volte a settimana, portando i materiali per i laboratori, li ha aiutati a riscoprire anche il loro quartiere. Una sinergia con lo Sporting Club Marconi ha poi permesso di attivare un laboratorio di calcio, sempre all’aperto. Negli ultimi mesi abbiamo rilanciato i laboratori con degli esperti da remoto, portando i materiali necessari a casa dei ragazzi, uno per uno. Abbiamo lavorato con la creta, con la musica, con le nuove tecnologie (creando un cartone animato)». E, ancora una volta, il bilancio è stato positivo: «abbiamo sperimentato che i ragazzi seguono: sono molto motivati e, se gli viene data una possibilità, partecipano. Organizzare il lavoro in questo modo è complesso e richiede precisione, ma i risultati si vedono».
La speranza è di trovare altri finanziamenti, per riuscire ad accompagnare questi ragazzi fino alla fine dell’anno scolastico. «Ma soprattutto, aspettiamo il nuovo bando per i Centri di aggregazione giovanile che il Municipio ha annunciato per l’anno prossimo, sapendo che con gli adolescenti, quando si interrompono i rapporti, poi è difficile ricostruirli», conclude Checcacci.
Un video realizzato in un laboratorio del Polo Ragazzi 1
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