LAIKA: L’IRONIA, LA LOTTA E I 100 MQ DELLA BANSKY ITALIANA SU MICHELA MURGIA
Attacchina romana, Bansky italiana, per Laika la strada è una galleria senza filtri e le immagini uno strumento di lotta e sensibilizzazione, sempre con ironia. «Il murale per Michela Murgia vuole essere un raggio di luce in questi tempi bui, in cui è sempre più complicato essere ironici»
15 Luglio 2024
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Si definisce «attacchina romana» la street artist Laika, attiva dal 2019, già definita come la Bansky italiana. Il nome scelto, si legge sul suo sito, «è un omaggio al primo essere vivente nello spazio. Usa la maschera per esprimere la propria arte senza filtri, preservando la sua vita privata. Non è importante sapere chi c’è dietro la maschera: davanti c’è una donna che con ironia interpreta la realtà. Che sia attraverso poster, adesivi o quadri, Laika affronta qualsiasi tematica, dalle più serie alle più leggere, in chiave ironica e disincantata».
La sua ultima opera, un murale di 100 metri quadrati su Michela Murgia inaugurato nella serata dell’11 luglio in Via di Torre Annunziata 1 – sulla facciata del Municipio V a Roma – l’ha realizzata grazie al progetto Ricordatemi come vi pare curato dal vicepresidente Pietro Turano per l’associazione Arcigay Roma e sostenuto da Einaudi, Mondadori e Rizzoli, case editrici dell’autrice scomparsa il 10 agosto dello scorso anno. «Tutta la città di Roma e la comunità queer di tutto il paese sono particolarmente legate a Michela Murgia, che oltre ad aver supportato le attività della nostra associazione ha portato avanti una fondamentale elaborazione sul queer, la genitorialità e le famiglie, la violenza di genere patriarcale e omotransfobica. Quest’opera non è un santino, ma un regalo alla comunità e alla città, per celebrare insieme una donna ci ha donato strumenti e nuove lenti per leggere la nostra realtà e orientarci», ha dichiarato Pietro Turano.
Laika1954, perché questo muro dedicato al sorriso di Michela Murgia?
«Vuole essere un raggio di luce in questo momento storico buio, in cui si cerca di cancellare i progressi fatti in termini di diritti, di ostacolare ogni possibile passo avanti. Questa grande opera la dedico a Michela, che ci manca ma che è sempre con noi, e alla sua famiglia. Ma anche a Pietro Turano e il mio team che è la mia famiglia, “quella che mi sono scelta” ».
Perché si occupa di temi sociali e quali la appassionano di più?
«Ho purtroppo o per fortuna un io politico e sociale molto presente nella vita di tutti i giorni. Non riesco a stare lontana dalla lotta contro le ingiustizie, per i diritti umani. Non ci riuscivo prima di essere Laika, non ci riesco ora. I diritti dei lavoratori, quelli civili, il rispetto dei diritti umani, la lotta contro violenza di genere e il femminicidio, l’antifascismo, il sostegno ai migranti, la Palestina libera sono i temi che mi accompagnano in questo percorso».
Quali sono le opere a sfondo sociale a cui è più legata e perché?
«Ce ne sono varie e in genere “mi restano dentro” per ciò che generano. Quando il disegno va oltre il poster e contribuisce a creare un immaginario di lotta, quando la gente si emoziona, empatizza, si indigna, quelli sono i lavori che preferisco: il poster dell’abbraccio tra Giulio Regeni e Patrick Zaki, la donna afghana con i tacchi rossi, quello per Ilaria Salis, il muro sui migranti a Lampedusa inaugurato il 20 giugno 2023, l’opera galleggiante Never again a Cutro, eccetera. Il poster, raffigurante l’abbraccio tra Giulio e Patrick, è stato affisso nella notte tra il 10 e l’11 febbraio 2020 in via Salaria, a Roma, sul muro che circonda il parco di Villa Ada, all’interno del quale ha sede l’ambasciata d’Egitto. L’opera, Nessuno può ridurci al silenzio, voleva attirare l’attenzione sul caso di Patrick Zaki, giovane studente dell’università di Bologna e attivista per i diritti umani, arrestato in Egitto nei primi giorni del febbraio 2020, ma anche chiedere una volta in più verità per Giulio Regeni. Il poster è stato rimosso da ignoti dopo circa 36 ore dalla sua affissione. In seguito a questo episodio, sullo stesso muro è comparso un altro poster a rappresentare il momento dello strappo. Le immagini di quest’opera sono state diffuse in tutto il mondo attraverso giornali, telegiornali, agenzie di stampa, diventando virali sul web e arrivando sulle prime pagine di molti quotidiani nazionali italiani».
Laika, in che modo la street art, la sua nello specifico, può sensibilizzare sui temi sociali? Con l’ironia o con la denuncia o con entrambe?
«L’immagine ha un potere enorme, comunica direttamente a chi la guarda, a volte anche meglio di mille parole. Sfruttare il potere dell’immagine, affissa in una galleria che non ha filtri e censure come la strada, per parlare di temi sociali di diritti è uno strumento fondamentale per svegliare le coscienze. Per ribellarsi. Ho iniziato la mia carriera affrontando temi politici e sociali sempre con molta ironia: ora sono meno ironica e più arrabbiata, ma i tempi sono molto difficili ed è sempre più complicato essere ironici. Continuerò a provarci».
Immagine di copertina Arcigay Roma
Immagini dal sito di Laika1954