CALANO LE DONAZIONI, SOPRATTUTTO NEL LAZIO
Secondo il rapporto "Noi Doniamo", nel 2019 sono calate le donazioni, di denaro ma anche di sangue. E la crisi le ha spostate solo su alcuni settori
02 Ottobre 2020
Nel Lazio la voglia di donare scarseggia a tutti i livelli. È quanto emerge dall’edizione 2020 dello studio “Noi doniamo” (a questo link), condotto dall’Istituto Italiano della Donazione (IID). Il rapporto analizza e approfondisce la propensione degli italiani a regalare qualcosa a chi non ne ha. Nel 2019 in regione solo 572 mila persone, poco più dell’11% del totale, hanno elargito del denaro. Va meglio con la partecipazione a riunioni di associazioni ecologiste, per i diritti civili e la pace, ma restano poche le iscrizioni alle associazioni. Qui il Lazio è al 17esimo posto, ma scende all’ultimo se si parla di donazioni di sangue, per le quali sono disponibili 23 individui tra i 18 e i 70 anni ogni mille.
A chi vanno le donazioni
Lo studio “Noi doniamo” contiene anche la diciottesima edizione dell’indagine sulla raccolta fondi del non profit. Il 42% degli enti afferma di aver aumentato le entrate nel 2019, il 20% dichiara lo stesso numero del 2018 e il 38% registra un calo. Gli strumenti più utilizzati sono i bandi nazionali e sovranazionali, sia di enti pubblici che privati, e gli eventi.
A causa della diffusione del coronavirus nel mondo, il 53% delle organizzazioni non profit teme che le entrate diminuiranno, mentre il 33% è più ottimista e prevede un aumento. Il monitoraggio effettuato da marzo allo scorso agosto dà ragione alla maggioranza: il 62% certifica crolli nelle donazioni, di cui il 7,5% addirittura denuncia di aver perso il 100% delle entrate. Il motivo? Gran parte delle risorse sono state calamitate da Protezione civile e strutture sanitarie.
La maggioranza non dona
Confrontando i dati tra il 2018 e il 2019, il report registra un leggero rallentamento delle pratiche di sostegno al non profit. Non si tratta solo di elemosina o elargizioni liberali: la ricerca misura anche l’impegno diretto nel volontariato e la disponibilità a donare sangue, organi e tessuti. In generale il trend positivo dello scorso anno ha sostanzialmente tenuto nonostante qualche flessione. Tuttavia la quota di coloro che non praticano alcuna donazione, nemmeno informale, non solo resta alta ma è addirittura aumentata dal 51% del 2018 al 55% del 2019. In discesa anche il numero degli iscritti alle associazioni di volontariato e di chi dona denaro.
I settori in crescita
Secondo “Noi doniamo”, a salire è l’ammontare della donazione media in denaro: da 70 euro la cifra è arrivata a 77. Ad attirare sono soprattutto la ricerca medico scientifica, il contrasto alla povertà e il sostegno a malati e disabili.
L’impegno passivo è preferito rispetto a quello attivo, che coinvolge appena il 9,8% della gente, pari a 6 milioni e 854 mila unità, in calo rispetto al 10,5% dell’anno prima. Giovani donne tra i 14 e i 24 anni si concentrano soprattutto su ambiente, diritti civili e difesa della pace: argomenti che hanno interessato 60mila persone in più nel 2019.
Cresce anche il numero dei donatori biologici, nonostante il declino demografico imponga che un incremento di persone disposte a separarsi da una sacca di sangue o da un organo. Secondo il Centro Nazionale Trapianti nel 2019 sono stati 3.813 i trapianti di organi, 364 con provenienza da viventi e 1.379 prelevati dai deceduti. In tutto gli italiani che vogliono donarli sono 6.936.583.
Le associazioni bypassate
«I donatori stanno bypassando le associazioni e inviano i soldi direttamente agli enti che intendono aiutare», ha affermato Cinzia Di Stasio, Segretario Generale IID. «I settori che soffrono di più sono la cooperazione internazionale e le organizzazioni non governative, con queste ultime che registrano un – 65% di raccolte fondi. È scontato dire che ci troviamo davanti a una crisi mondiale, che influenza inevitabilmente le donazioni. Da quella del 2008 sono passati circa 4 anni, prima che l’altruismo ritornasse ai livelli precedenti. Con il Covid ancora non è chiaro quanto durerà l’emergenza sanitaria, non se ne vede la fine. Finora il Terzo settore è rimasto da solo perché i decreti del governo lo hanno dimenticato. Ma la maggiore attenzione delle istituzioni è solo una parte della soluzione. Da un lato le associazioni devono lavorare a una comunicazione più trasparente, coerente e costante, dall’altra i cittadini devono capire che, oltre alle associazioni che si occupano dello straordinario, ci sono quelle dedicate all’ordinario, che hanno la stessa dignità».
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Una risposta a “CALANO LE DONAZIONI, SOPRATTUTTO NEL LAZIO”
Secondo i dati semestrali diffusi dal Centro nazionale trapianti, non pi la Toscana la regione con il pi alto numero di donatori utilizzati per milioni di persone, scalzata dal Friuli Venezia Giulia. Deciso calo delle opposizioni, soprattutto al Sud: in Basilicata le opposizioni all’espianto calano addirittura del 38%