OPPENHEIMER: UNA GRANDE RIFLESSIONE SULLA PACE
Oppenheimer, il nuovo film di Christopher Nolan sul padre della bomba atomica, al cinema da oggi, 23 agosto, è un un film storico, un thriller dell’anima, ma anche una profonda riflessione sulla pace e gli armamenti
23 Agosto 2023
“Non voglio che tre secondi di fisica finiscano in un’arma di distruzione di massa”. C’è un momento, durante Oppenheimer, il nuovo film di Christopher Nolan sul padre della bomba atomica, al cinema da oggi, 23 agosto, in cui Robert J. Oppenheimer chiede l’aiuto ad Albert Einstein. Teme che la reazione a catena innescata dalla bomba non si possa fermare e che possa arrivare a distruggere il mondo intero. Così chiede ad Einstein di fare dei calcoli. Ma lui declina, con la frase che abbiamo riportato in apertura. Oppenheimer, il film di Christopher Nolan, racconta la storia di Robert J. Oppenheimer e quella di tutta una serie di legami che hanno portato alla nascita dell’arma più terribile che il genere umano abbia mai conosciuto. È un biopic sui generis, un film storico, un thriller dell’anima, ma anche una profonda riflessione sulla pace e sugli armamenti, tema più che mai attuale e quotidianamente sotto gli occhi di tutti.
Una volta usata ogni guerra diventa impensabile
La bomba atomica, in quegli anni tra il 1938 e il 1945, sembrava una necessità. Per gli Stati Uniti, e l’Occidente, c’erano dei nemici durissimi da sconfiggere, come la Germania nazista e il Giappone. Ma c’era, nella mente di Oppenheimer e di altri fisici che lavoravano al progetto, l’idea di creare un’arma così potente da poter creare una pace duratura nel mondo. “Una volta usata ogni guerra diventa impensabile” sentiamo dire a proposito della bomba. “È grande abbastanza per far finire la guerra?”. “È grande abbastanza per far finire tutte le guerre”. È una costante, un filo conduttore che attraversa tutto il film, un discorso che ritorna continuamente e ogni volta ci scuote. Perché quell’aspirazione alla pace duratura è costata un prezzo altissimo. E ha cambiato il mondo per sempre. “Quando vedranno il Segreto di Los Alamos (il luogo creato per i test sull’atomica, ndr) il mondo vorrà la pace duratura” esclama Oppenheimer. Il costo di tutto questo lo immagina. Ma non fino in fondo. “Immaginiamo un futuro e a volte le nostre visioni ci fanno paura”.
Il trionfo dell’ingenuità dell’umanità
La realizzazione della bomba atomica ha rappresentato il trionfo dell’ingenuità dell’umanità. Un’umanità che è riuscita a raggiungere, nella scienza e nella tecnologia, livelli impensabili fino a poco tempo prima e a fare passi da gigante in quanto a innovazione. Ma, fra i risultati di questo processo, c’è stato anche l’inizio di una corsa alle armi che ha avuto conseguenze incontrollate e distruttive per il mondo intero. E ha portato nelle nostre vite una nuova paura esistenziale che non sarebbe più svanita. Come scrivevamo in apertura a un certo punto è arrivata, tra gli scienziati del Progetto Manhattan, una grande paura, quella che Oppenheimer aveva soprannominato “la terribile possibilità.” «Nella preparazione al Test Trinity, Oppenheimer e la sua squadra hanno dovuto accettare che ci fosse una minima possibilità che alla pressione sul bottone per attivare la prima bomba, si sarebbe potuto dare fuoco all’atmosfera terrestre e distruggere l’intero pianeta» ha spiegato Christopher Nolan in un’intervista. «Non c’era alcuna certezza matematica o teorica che potesse annullare completamente quella possibilità, per quanto minima. E nonostante questo elemento, hanno comunque deciso di premere quel tasto. Si tratta di un momento straordinario nella storia dell’umanità. Ho voluto portare gli spettatori in quella stanza per assistere alla conversazione e provare le emozioni una volta che il bottone è stato premuto. È un momento incredibile, se ci pensate. Il rischio è incalcolabile. Il rapporto fra scienza, teoria, intelletto —ciò che possiamo immaginare – contro la difficoltà pratica di trasformare idee astratte nel mondo reale, fare i conti con la loro esistenza e le loro conseguenze».
E ora sono diventato la morte. Il distruttore di mondi
“E ora sono diventato la morte. Il distruttore di mondi”. J. Robert Oppenheimer legge queste parole, quelle del Bhagavadgītā, testo sacro dell’induismo, durante il Trinity Test, la prova generale andata in scena a Los Alamos venti giorni prima che la bomba atomica venisse sganciata. Per quanto non completa, in lui c’è la consapevolezza di portare una distruzione enorme. «La storia di Oppenheimer è una delle più incredibili e potenti che abbia mai letto», ha raccontato Nolan. «È piena di paradossi e dilemmi etici, ed è la tipologia di materiale che da sempre mi appassiona. Mentre il film prova ad accompagnare lo spettatore nella comprensione delle scelte prese dalle persone, vuole stimolare l’interrogativo sull’opportunità di quelle decisioni. Il film, come strumento narrativo, ha la capacità di portare il pubblico in un’esperienza soggettiva e renderlo giudice dei percorsi dei personaggi, pur mantenendo un elemento di oggettività fondamentale. Questa è la vera sfida del film: raccontare la storia di una persona coinvolta in pieno in una potenziale e straordinaria sequenza di eventi distruttivi, ma fatta per le giuste motivazioni e raccontata dal suo personale punto di vista».
La Germania si era arresa, perché lanciare la bomba?
E la storia di Oppenheimer è davvero piena di paradossi e dilemmi etici. È soprattutto la seconda parte del film quella più interessante perché, oltre a portarci all’esplosione, ci svela una serie di riflessioni (vere o verosimili) che la storia ufficiale di solito non racconta. La guerra con la Germania era finita, la Germania si era arresa, era sconfitta. E allora perché lanciare la bomba? C’era la necessità di lanciarla per far arrendere i Giapponesi. Ma lo capiamo da come gli scienziati argomentano la decisione (non presa poi da loro, ovviamente) anche per mostrare al mondo il fatto di possedere un’arma capace di fermare la guerra. Sì, c’era il sogno della pace duratura. Ma anche la vanità di far vedere il loro grande lavoro, e quella di essere arrivati per primi alla scoperta, prima dei tedeschi e di ogni altra nazione. Perché le bombe dovevano essere due? La prima doveva essere lanciata per mostrarne la potenza. La seconda per far vedere che non si sarebbero fermati fino a quando il Giappone non si fosse arreso. Ma anche le disgraziate vittime di Hiroshima e Nagasaki hanno pagato una serie di ragionamenti che hanno escluso Tokyo e Kyoto, per ragioni di natura politica, o artistica, o affettiva. Centinaia di migliaia di esseri umani hanno pagato le decisioni di cinque o sei persone che discorrevano in una stanza.
Portare a una pace duratura?
In tutto il film si parla della bomba atomica come l’arma che avrebbe spaventato così tanto da porre fine a qualunque guerra e portare a una pace duratura. Ma, per farlo, questa arma definitiva doveva palesarsi, e quindi uccidere migliaia di persone. Un controsenso che ha dell’assurdo. Come continuano ad esserci controsensi oggi. Oggi che si parla sempre di “missione di pace” ogni volta che si parte per una guerra. Oggi che per raggiungere la pace, cioè la fine di una guerra, si continua ad armare qualcuna delle parti in causa, quando i movimenti pacifisti suggeriscono che, continuando a fornire armamenti, le guerre si protraggono all’infinito.
Tre momenti temporali diversi
Oppenheimer vive su tre momenti temporali diversi, mescolati e raccontati in montaggio alternato. C’è la narrazione principale, La narrazione più lineare, quella che segue Oppenheimer (Cillian Murphy) dai suoi studi di gioventù in Europa, in Inghilterra e poi in Germania, è colorata con colori più ottimistici, quasi dorati e bluastri, per poi desaturarsi man mano che si arriva alla creazione dell’atomica, con i colori brulli del deserto, in attesa che i gialli e i rossi del fuoco prendano il sopravvento. È il racconto principale, seguito dal suo punto di vista. Poi ci sono i momenti successivi al progetto Manhattan, visti da una prospettiva esterna. Quelle con al centro Lewis Strauss (Robert Downey Jr.), prima suo sostenitore e poi oppositore, uno dei protagonisti della politica nucleare degli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale. Queste scene, che in gran parte si svolgono durante un dibattito pubblico, sono girate in bianco e nero, quello della tv del tempo e delle immagini fotografiche. E poi c’è l’udienza in cui Oppenheimer arriva al cospetto del senatore McCarthy, che lo accusa per le sue passate simpatie comuniste, che è a girata con immagini a colori, ma volutamente grigie, ordinarie. A Oppenheimer non si voleva dare una tribuna, ma un’udienza che sembrasse burocratica.
L’esplosione negli occhi di chi guarda
Quello di Nolan è un film che vive ovviamente anche di sequenze potenti. Una delle scene chiave è l’esplosione della bomba atomica, in quel test a Los Alamos. La vediamo prima negli occhi di chi guarda, le persone presenti al test: lo stupore, la meraviglia, l’euforia. Si sono messi gli occhiali scuri, i vetri oscurati davanti agli occhi, ma non riescono a non guardare. Solo dopo vediamo l’esplosione in sé. L’altra scena di grande impatto è quella in cui Oppenheimer annuncia alle persone che vivono a Los Alamos dell’attacco alle due città dei Giappone. Mentre parla al pubblico, in sottofondo cominciamo ad avvertire i rumori sinistri dell’esplosione, il crepitio delle fiamme, vediamo arrivare il bagliore accecante creato dal fuoco e le ustioni cominciano ad apparire sulla pelle dei presenti. È una visione da incubo in cui le conseguenze della bomba scorrono nella mente di Oppenheimer.
Sento le mani sporche di sangue
È il senso di colpa, suo, e anche quello di una nazione che si renderà conto di che cosa ha fatto. Oppenheimer si opporrà agli studi sulla bomba H, la bomba all’idrogeno, che avrebbe portato una distruzione ancora maggiore. Quella bomba atomica sarebbe stata il deterrente verso guerre mondiali, tra superpotenze globali. Ma certo non avrebbe messo fine alle guerre. E, per di più, non ce ne sarebbe stata solo una, ma centinaia in tutto il mondo. Oppenheimer ci racconta tutto questo, pieno com’è di dialoghi illuminanti. Tra tutti, quello, a cose fatte, con il Presidente degli Stati Uniti Truman (interpretato da Gary Oldman). “Sento le mani sporche di sangue” dice lo scienziato al presidente. “Lei pensa che a qualcuno a Hiroshima o Nagasaki interessi chi ha costruito la bomba? Interessa chi l’ha sganciata. E sono io” risponde il presidente. E poi quel dialogo con Einstein, che racchiude tutto il senso del film. Ricorda quando le ho detto che potevamo distruggere il mondo intero? Credo che lo abbiamo fatto”.