ORA È QUI. IL FESTIVAL CHE UNISCE CULTURA, ATTIVISMO E SOSTENIBILITÀ
Ora è qui. La quarta dimensione della cultura continua fino al 10 dicembre. Le direttrici artistiche della manifestazione, Giulia Morello ed Emilia Martinelli: «La nostra idea è di costruire un festival che sia una piattaforma inclusiva e partecipativa, dove diverse voci, in particolare quelle femminili, possano emergere e dialogare»
19 Novembre 2024
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Fino al 10 dicembre, il festival Ora è qui. La quarta dimensione della cultura abbraccia i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030, affrontando tematiche legate ai diritti umani, all’ambiente e all’inclusione sociale attraverso eventi gratuiti e a basso impatto ambientale. La manifestazione, ideata dalle associazioni Fuori Contesto Aps e Dire Fare Cambiare Aps, è realizzata con il patrocinio di U.N.A.R. (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri), Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), in collaborazione con Biblioteche di Roma, Palazzo Merulana, Casa di Reclusione di Roma Rebibbia, l’Istituto Comprensivo Rosetta Rossi, Roma Fotografia, Famiglie Arcobaleno, M.A.S.C. Aps, Eureka Primo Onlus, Cattive Ragazze, Urban Arts Project. A raccontarla Giulia Morello ed Emilia Martinelli, direttrici artistiche della manifestazione.
Gli eventi in programma nell’edizione di quest’anno del festival sono tanti. Ce ne potete raccontare qualcuno, in particolare?
La tavola rotonda del 3 dicembre al Campidoglio, Le Scelte che Fanno la Differenza, affronterà il tema dell’accessibilità culturale e le nuove tecnologie inclusive, temi fondamentali per il festival, in concomitanza con la giornata internazionale delle persone con disabilità. Il 10 dicembre, per la giornata mondiale sui diritti umani abbiamo il TED Artivista, un appuntamento speciale che unisce interventi ispirati alle “5 P” dell’Agenda 2030 (Peace, Prosperity, People, Planet, Partnership) alla creatività artistica. Questo evento, che si terrà al Palazzo Merulana, vedrà la partecipazione di speaker e artisti/e che esploreranno come la cultura sia la quarta dimensione dello sviluppo sostenibile e un grandissimo strumento di attuazione dell’Agenda 2030. Tra i partecipanti, Paola di Nicola Travaglini, giudice presso la Corte suprema di cassazione, Luca Miggiano di ASviS, Francesca Moccia di Cittadinanzattiva, Andrea Satta, cantautore, e la giovanissima Lia Giartosio Goretti di Famiglie Arcobaleno che ci traghetterà veramente verso il futuro dell’Agenda 2030. E poi, 25 e 26 novembre, in concomitanza della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, due attività sul tema della violenza di genere, dedicate ad un pubblico speciale, quello di Rebibbia maschile, con cui in realtà facciamo progetti da anni. Il 25 novembre la presentazione del libro “Non chiamatelo Raptus” di Anarkikka e il 26 novembre lo spettacolo teatrale “Come mi vesto?” prodotto dal nostro festival. La scelta di realizzare questi due eventi proprio a Rebibbia arriva da un percorso lungo, infatti da anni lavoriamo con il maschile proponendo percorsi e laboratori di vario tipo, ma sempre legati alla cultura come strumento di consapevolezza individuale e collettiva. E stavolta abbiamo voluto, anche con un tema così difficile, continuare questo lavoro.
Com’è andata, l’anno scorso, la prima edizione del festival?
La prima edizione è stata una grande prova di condivisione e coinvolgimento. Abbiamo avuto una risposta entusiasta, non solo da parte del pubblico, ma anche delle istituzioni e delle associazioni che hanno voluto collaborare con noi. La partecipazione ha superato le nostre aspettative, dimostrando un forte interesse per i temi del festival. Ci ha confermato che c’è bisogno di momenti culturali come questo, che aprano un dialogo su diritti, equità e ambiente attraverso nuove narrazioni artistiche.
In che modo provate a tenere insieme tutti questi elementi – il femminile, la cultura, l’attivismo, la solidarietà – in un unico festival?
La nostra idea è di costruire un festival che sia una piattaforma inclusiva e partecipativa, dove diverse voci, in particolare quelle femminili, possano emergere e dialogare. La cultura, per noi, non è solo intrattenimento, ma un veicolo per il cambiamento sociale e per l’attuazione dell’Agenda 2030 dell’Onu. Ogni evento è stato pensato per combinare arte, impegno civile e sostenibilità, affinché il pubblico possa vivere l’esperienza in modo immersivo e riflettere sull’importanza dell’equità e della giustizia sociale. E poi il festival nasce da una squadra decisamente al femminile, con percorsi che in qualche mondo hanno sempre attraversato temi e ragioni sul tema delle donne. Il nostro sguardo artistico non può prescindere da questo, ma al contempo ha l’obiettivo di accogliere molti altri e diversi sguardi per arrivare davvero insieme al 2030, mettendoci tutti e tutte la faccia.
Un festival per tutti, anche per i più piccoli. Quali eventi sono adatti a loro?
Ci sono alcune attività dedicate ai più piccoli, come la performance teatrale “Sybilla”, che parla di sostenibilità ambientale attraverso il linguaggio dei segni. È un’occasione speciale per avvicinare i bambini ai temi del riciclo e del rispetto per l’ambiente. Anche l’escape room “Free Five P” è adatta ai più giovani, perché offre loro un modo divertente e coinvolgente per conoscere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Vogliamo che anche i bambini e le bambine possano sentirsi parte del cambiamento, con attività pensate apposta per loro.
Come accennato, nel programma è prevista il 3 dicembre una tavola rotonda “Le Scelte che Fanno la Differenza” (Sala del Carroccio, palazzo Senatorio, Campidoglio). Potete dirci qualcosa di più?
Si parla tanto di accessibilità, ma ad oggi farlo davvero è una scelta che fa la differenza nella fruizione di contenuti culturali. La giornata prevede l’incontro di realtà che si occupano di rendere accessibili contenuti culturali in ambito museale e di spettacolo, in questo senso le tecnologie rappresentano uno strumento e non il fine ultimo, necessarie solo a valorizzare la storia, il contenuto e la sua accessibilità. Tra gli ospiti di questa giornata ci saranno: Palazzo Merulana con il racconto delle sue opere accessibili; Hubstract Made for art, società che si occupa di allestimenti museali e installazioni pensate in un’ottica di design for all, e che presenterà l’opera “il segreto del giardino nell’orologio”, un ricamo tattile realizzato insieme alla comunità, per il museo del Tulle e del Ricamo di Panicale, da “vedere” ad occhi chiusi; Artis Project, società che lavora molto nel cinema e nei musei rendendo accessibili film e opere grazie ad audiodescrizioni e Lingua dei Segni; alcuni artisti che del corpo hanno fatto “tecnologia” come Giuseppe Comuniello, danzatore cieco che da anni porta avanti progetti di danza e di formazione all’interno di teatri, spazi urbani, musei. Questa giornata è fortemente voluta da noi, perché da anni e in diverso modo lavoriamo su questi temi, Dire fare Cambiare attraverso la promozione dell’inclusione legata agli obiettivi dell’agenda 2030 e Fuori Contesto che nasce proprio come associazione che propone festival e spettacoli che al centro mettono storie e persone con disabilità. Il senso artistico dei nostri progetti nasce dall’urgenza di superare il concetto di inclusione, termine che limita, chiude, separa, per sperimentare le possibilità che nascono dall’incontro di abilità e storie differenti, e per arrivare infine, ad un unico processo di costruzione artistica. I nostri spettacoli, le nostre performance, la nostra ricerca, mettono in scena ciò che muove le persone, la loro ricerca di equilibrio, tra abilità e disabilità quotidiane.