CODA, TROVARE LA PROPRIA VOCE IN UN MONDO SENZA SUONO
Dinamiche, conflitti, amore in una famiglia in cui Ruby è la sola persona udente. È Coda – I segni del cuore, che si porta a casa tre Oscar. Al cinema da oggi, 31 Marzo
31 Marzo 2022
«Ho guardato le nuvole da entrambi i lati ora, da sopra e sotto. E ancora in qualche modo sono illusioni di nuvole che ricordo. In realtà non conosco affatto le nuvole». Le sentirete queste parole, le sentirete cantare da una voce celestiale. Sono le parole di Both Sides Now di Joni Mitchell, e arrivano in un momento chiave di Coda – I segni del cuore, il film che ha vinto tre Premi Oscar: Miglior Film, Miglior Sceneggiatura non originale e Miglior Attore non Protagonista, assegnato a Troy Kotsur, attore non udente.
Coda – I segni del cuore, diretto da Sian Heder, arriva al cinema da giovedì 31 marzo distribuito da Eagle Pictures (è disponibile anche su Sky e NOW). È davvero il caso di andare al cinema per vedere una storia di quelle che divertono e riempiono il cuore allo stesso tempo. A cantare quelle parole è Ruby Rossi, che ha il volto e la voce di Emilia Jones. E, nell’avventura che il film racconta, riesce davvero e vedere la vita da entrambi i lati: quello da cui l’ha sempre vista, all’interno della propria famiglia, e quello che, una volta messa la testa fuori, ha iniziato a conoscere. Ruby, infatti, è l’unica persona udente nella sua famiglia. C.O.D.A. è l’acronimo di Child of Deaf Adults (bambino in una famiglia di non udenti). Così Ruby, diciassette anni, ogni giorno nelle prime ore del mattino lavora sulla barca di famiglia per aiutare suo fratello e i suoi genitori nell’attività di pesca sulla costa del Massachusetts prima di entrare a scuola. Quando entra a far parte del coro della scuola, prova a far sentire la sua voce. La prima volta si vergogna e se ne va. Ma poi lo capisce: ha la sua voce, una gran bella voce. Non è stato facile per lei tirarla fuori. Perché, all’inizio, essendo figlia di sordomuti, parlava male, con una voce diversa, la voce che spesso emette chi è non udente. E quindi di quella voce, all’inizio, si vergognava. E così il maestro le dice di non trattenerla, di non creare un suono carino.
Noi siamo i sordi, ci guardano come una barzelletta
«Noi siamo i sordi, ci guardano come una barzelletta» dice il padre di Ruby a un certo punto. E in fondo è vero: gli altri li vedono così, quando arrivano a scuola con l’autoradio a tutto volume, perché non sentono. La famiglia di Ruby ha un handicap, ma anche tanta gioia di vivere, è piena di passione, affiatata, sboccata. I coniugi Rossi si amano, e non riescono a trattenere la passione. Con risultati a volte imbarazzanti. Proprio la costruzione di questa famiglia così particolare è uno dei punti di forza del film. «Per me era importante sviluppare completamente i personaggi dei non udenti» ha spiegato il regista, Sian Heder. «Non volevo raccontare una storia che mettesse in scena una famiglia sorda, ma che riguardasse solo la persona udente. Mi interessavano le complicate dinamiche familiari, i conflitti che vengono alla luce e quella spinta allo stare in una famiglia co-dipendente con delle relazioni che superano le barriere, ma che è incredibilmente amorevole». Per lavorare alla sceneggiatura di Coda – I segni del cuore, Sian Heder ha trascorso molto tempo a studiare la cultura dei sordi. Ha preso lezioni di lingua dei segni e ha intervistato soggetti sordi e bambini udenti di adulti sordi, noti appunto come CODA. «Ho iniziato ad andare alle rappresentazioni teatrali del Deaf West Theatre a Los Angeles» ha raccontato. «Ho letto libri e condiviso la sceneggiatura con gli amici di quel teatro per capire il loro punto di vista. Non facevo parte della cultura dei non udenti e sapevo che dovevo immergermi in essa per scrivere il film nel modo giusto». Disegnare al meglio la famiglia è stato importante. Perché per Ruby la famiglia è tutto. È tutto al punto che non ha mai fatto niente da sola. Perché è da quando è nata che fa l’interprete, che si occupa di loro. «È una bambina» dice la madre quando capisce che lei vorrebbe andare all’università. «Non è mai stata una bambina» ribatte il padre. Ed è proprio così.
L’importanza di avere attori non udenti
Coda – I segni del cuore è un film speciale anche perché vede nel cast anche degli attori sordi, tra cui il premio Oscar Marlee Matlin, la protagonista di Figli di un Dio minore, e Troy Kotsur, che ha dedicato il premio Oscar alla Comunità C.O.D.A., alla Comunità Sorda e a tutte le persone con disabilità. Fin dall’inizio della lavorazione Heder ha voluto fortemente che i ruoli di Frank, Jackie e Leo (i genitori e il fratello di Ruby) venissero interpretati da attori sordi. E i produttori sono stati d’accordo, perché hanno intuito subito che la cosa avrebbe dato una grande autenticità al film. Ed è vero, gli attori non udenti recitano una parte, in modo naturale, a volte enfatico, se lo richiede il loro personaggio, o la situazione: colpiscono, conquistano lo spettatore ma non diventano mai stereotipi o macchiette. «Non è mai stata un’opzione per me fare questo film con attori udenti che interpretano persone sorde» ha dichiarato il regista. «Non solo siamo in un’era in cui sembra del tutto inaccettabile culturalmente farlo, ma personalmente non volevo farlo perché volevo raccontare una storia autentica. L’idea di avere queste parti così interessanti per non udenti e non scegliere un brillante attore non udente era semplicemente impensabile. C’è un incredibile pool di attori sordi, in particolare all’interno della comunità teatrale. Ho visto così tanto talento durante le audizioni per questi ruoli».
Studiare la lingua dei segni, non solo per il set
Film come Coda sono pieni di belle storie. Oltre a quella che il film racconta, ce ne sono altre dietro le quinte. Emilia Jones, la protagonista, ha infatti studiato per nove mesi la lingua dei segni, non solo per recitare nel film (avrebbe potuto studiare solo le sue battute), ma anche per riuscire a parlare con i suoi compagni di set. «Ruby è un personaggio molto complesso», ha spiegato l’attrice. «Ha molti strati e subisce un’enorme trasformazione del personaggio. Quando la incontriamo, si sente diversa da tutti gli altri. Si sente come se fosse parte di due mondi, ma in realtà non appartenga a nessuno dei due. È divertente da interpretare perché quando è a casa è sicura di sé e della sua voce. Ma quando è a scuola, non lo è perché è stata vittima di bullismo». La voce di Ruby è davvero la sua identità, il suo modo di esprimersi e, in una famiglia di non udenti, di avere qualcosa di speciale e di privato che può sentire come suo, e solo suo.
Provare a cogliere la vibrazione
Coda – I segni del cuore è un gran bel film, una di quelle opere che scorrono dolci, lievi, una tranche de vie intensa ma senza scossoni emotivi e drammatici, con notevoli punte di ironia. È un film empatico, pieno di calore umano. È anche un film semplice, di buoni sentimenti, edificante, di quelli che, in fondo, spesso hanno vinto gli Oscar. Ci sono dei momenti speciali, che spiegano la distanza che, a causa dell’handicap, c’è tra i genitori e la figlia. E i modi in cui quella distanza può essere colmata. Al saggio di fine anno vediamo i due genitori guardarsi attorno e vedere tutti conquistati dalla musica, commossi da qualcosa che loro possono solo intuire. E trovarsi così a leggere le emozioni attraverso le reazioni degli altri. Più tardi vedremo papà provare a capire il dono di Ruby posando le mani intorno alla sua gola mentre canta, provando a cogliere la vibrazione. E vedremo Ruby usare i segni per far capire ai suoi almeno le parole, mentre canta quelle parole di Joni Mitchell. David Bowie, in Song For Bob Dylan, diceva che l’artista aveva «a voice like sand and glue», «una voce di sabbia e colla». Ma era la sua, unica, inconfondibile. Quella di Ruby, che il maestro chiama scherzosamente “Bob”, non è per nulla sabbia e colla, anche se lei non crede di avere una grande voce. Ma essere riuscita a trovarla è la sua più grande conquista.