OSINT ITALIA: L’ASSOCIAZIONE CHE USA L’INTELLIGENCE PER AIUTARCI

Usa l'Open Source Intelligence per fini sociali, dalla ricerca di persone scomparse al cyberbullismo, dalla violenza in rete al revenge porn

di Maurizio Ermisino

Ogni giorno, ogni volta che ci connettiamo, usiamo l’e-mail, servizi di messaggistica, siti web e social network, lasciamo delle tracce. A volte sono tracce che vanno eliminate. Altre volte invece sono poco visibili e, se recuperate, possono essere utili. Aiutare le persone vittime di reati attraverso le loro tracce digitali è l’obiettivo di OsintItalia, la prima associazione italiana che usa le tecniche di ricerca ed esplorazione del web proprie dell’Intelligence, l’Open Source Intelligence appunto, per fini sociali, dalla ricerca di persone scomparse al cyberbullismo, dalla violenza in rete al revenge porn (qui il sito).

 

Osint
Mirko Lapi, di Osint Italia

«Non è ancora diffusa nell’opinione pubblica la consapevolezza che qualsiasi dato, di qualsiasi natura, mettiamo in rete, cessa di essere di nostra proprietà, resta lì per sempre», spiega Mirko Lapi, presidente dell’associazione. «Quello che dobbiamo tener presente è che, nel momento in cui inseriamo i nostri dati, questi dati, uniti alla scarsa consapevolezza della protezione, fanno sì che possano entrare in possesso di malintenzionati che possono avere differenti obiettivi. Ci sono i cybercriminali, ma anche i pedofili che ne approfittano per acquisire informazioni sui giovani, che in quanto nativi digitali hanno ancor meno consapevolezza della sicurezza. E possono utilizzare le stesse per creare un primo contatto e stabilire un rapporto. Abbiamo un indice di pericolosità piuttosto elevato nella misura in cui non c’è attenzione a quello che viene postato. E questo riguarda non solo i ragazzi, ma anche i genitori e un’educazione che deve essere in grado di trasmettere determinate attenzioni, e deve essere in grado di utilizzare i mezzi tecnologici. E di comprendere se un figlio o uno studente sta rischiando di cadere vittima di malintenzionati nel web».

L’Open Source Intelligence

Sono molti i Paesi nel mondo che hanno già avviato progetti di grande valore sociale, avvalendosi di questo genere di metodologia e facendosi supportare, in specifiche iniziative per la comunità, da specialisti nelle tecniche Osint. Ma in che cosa consistono queste tecniche? «È qualcosa che non è nuovo» ,spiega Lapi. «Ne I tre giorni del Condor Robert Redford cercava informazioni leggendo libri e riviste. È una disciplina che nasce nell’intelligence tradizionale, e con l’esplosione del web, oggi le informazioni di cui si necessita sono disponibili soprattutto in rete. L’Open Source Intelligence è quella disciplina dell’Intelligence che viene utilizzata non solo in ambito governativo, ma anche da privati, cioè giornalisti, investigatori privati, società di consulenza, periti informatici forensi, e che agisce su fonti che sono pubblicamente accessibili, non necessariamente gratuite, che non sono coperte da segretezza».

Gli strumenti sono molteplici. «Possiamo fare una ricerca attraverso un banale motore di ricerca, ma utilizzato in maniera tecnica», spiega il presidente. «Google, nel momento in cui chiediamo qualcosa, ci risponde con milioni di risultati. E noi ci accontentiamo delle prime 10 risposte. Attraverso banalissime operazioni, agendo su impostazioni di ricerca avanzata, si possono aumentare i risultati arrivando a 100, ed essere più selettivi. Ci sono vari tipi di informazioni: immagini, multimedialità, social network. Le tecniche di Osint ci consentono, attraverso la metodologia di ottenere dei risultati». Si tratta di una tecnica in cui i software hanno un ruolo importante, ma il fattore umano non è da meno.  «Una volta fatto questo lavoro subentrano strumenti importanti, come la valutazione della fonte», spiega Lapi. «Esistono diverse piattaforme che consentono di acquisire informazioni e fare valutazioni di massima, ma l’elemento di valutazione umano è imprescindibile. Potremmo partire non solo dai motori di ricerca. Ci sono strumenti, anche disponibili gratuitamente, che ci consentono di andare a rintracciare degli username, delle e-mail e dei numeri di telefono»

La ricerca delle persone scomparse

Una delle applicazioni più importanti delle tecniche Osint è quella legata alle persone scomparse. Solo in Italia l’anno scorso sono scomparse 13.527 persone, una media di circa 35 al giorno, 7.672 sono minori, di cui 5.511 di nazionalità straniera. Quanto può essere utile questa tecnica per risolvere casi di questo tipo? «C’è una diffusione rapida, nel momento in cui scompare il minore, delle informazioni» spiega Lapi. «Avere a disposizione un’associazione che ha al proprio interno persone qualificate, che sappia utilizzare le informazioni in poco tempo, può essere utile».

Per persone scomparse intendiamo quelle per le quali è stata prodotta una denuncia. «L’associazione non svolge indagini e attività di contrasto, ma di prevenzione e sensibilizzazione, siamo attenti al rapporto con forze dell’orine e associazioni», spiega. «Nel momento in cui c’è una scomparsa, nell’ambito fisico si vanno a sentire i familiari, i conoscenti, gli amici. La lettura di questi segnali può avvenire sul web. Ci può essere un’interazione maggiore con un soggetto piuttosto che con un altro, se lo scomparso aveva visitato determinati siti, vedere le passioni. Gli allontanamenti dei minori spesso esprimono un disagio relazionale con i genitori. Ci si può allontanare per andare a vedere un concerto. Ogni singolo elemento, ogni singola passione che viene postata, un determinato numero di “mi piace” a un utente può rappresentare un indizio». Il 25 maggio è la Giornata internazionale dei minori scomparsi, che potrà essere un ulteriore momento di riflessione sul tema.

L’abuso

Le tecniche Osint sono utili anche nella prevenzione dell’abuso sui minori. «Ci sono a livello internazionale iniziative importanti», spiega Lapi. «Nel 2017 l’Europol ha lanciato “Stop Child Abuse – Trace the Object” che chiedeva alla community di aiutare le autorità a identificare oggetti contenuti in immagini sessualmente esplicite che coinvolgono minori, con risultati incredibili. Dieci bambini sono stati salvati da gravi situazioni di maltrattamento e sfruttamento, tre criminali sono stati arrestati e ci sono stati quasi 26mila suggerimenti sulle possibili origini degli oggetti».

«Il paradosso, purtroppo, è che l’oggetto in questione può anche essere, ad esempio, il pezzo della copertina di un libro o un dvd di Walt Disney con la favola di Biancaneve» continua. «È possibile che utilizzino un messaggio che riguarda i bambini con fini aberranti». L’analisi delle immagini ovviamente va fatta con cautela e con un’idonea formazione. «È fondamentale comprendere che non si può improvvisare. Deve essere condotta all’interno di una cornice normativa chiara e definita, e bisogna cautelarsi e non rischiare di esporsi, e non incorrere in eventuali ripercussioni».

Il cyberbullismo

Il cyberbullismo è un altro problema in cui l’Osint può essere utile. I dati dell’Osservatorio Indifesa 2020 ci dicono che, su un campione di 3mila giovani dai 13 ai 23 anni, il 68% dichiara di aver assistito a episodi di bullismo, e il 61% ne è vittima. «La pandemia ha aumentato le misure di isolamento, e questo ha portato a un maggior utilizzo dei social» spiega il presidente di OsintItalia. «Il punto centrale è che chi offende on line spesso è nascosto dietro un nickname, noi ci offriamo di poter fornire contributo in questo senso. È evidente che l’attività si svolge su un duplice livello. Deve esserci l’attenzione verso chi è vittima, ma deve anche esserci la consapevolezza che questa disintermediazione data dal virtuale fa sì che anche il cyberbullo non si renda conto fino in fondo dei danni che può causare il suo gesto. E il branco, quando prende di mira qualcuno, incanala le responsabilità individuali nel gruppo. In questo senso l’attività di prevenzione, che deve partire nelle scuole, dalle famiglie, non deve finire mai».

«Un altro importante tema è quello della disinformazione digitale» aggiunge. «Il rapporto dell’Osservatorio sul giornalismo Agcom ci ha detto che nel 2020 la percentuale di post e tweet riguardanti il Coronavirus è stata maggiore tra le fonti di disinformazione rispetto a quelle di informazione. Noi ci poniamo come obiettivo campagne di informazione a tutti i livelli».

In rete con tante associazioni

Su tutti questi temi ci sono associazioni che già operano, con un approccio più tradizionale. «E per questo noi di Osint Italia decidiamo di mettere a disposizione le nostre competenze, nella consapevolezza che in Italia, quando si parla di digitale, siamo indietro, e mettere in campo, a sistema, tutte le risorse disponibili può solo fare che bene» riflette Mirko Lapi. «Il nostro obiettivo è mettere le nostre competenze tecniche a disposizione di tutte quelle associazioni che ne intendano fruirne. È sbagliato pensare che la disciplina Osint sia la panacea di qualsiasi problema. L’educazione digitale è fondamentale: crediamo che un giovane individuo, un cittadino consapevole dei rischi del web sia la prima linea di difesa da qualsiasi tipo di minaccia».

 

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