OSTIA: IL TEATRO DEL LIDO, TEATRO DEI CITTADINI
La storia del Teatro del Lido di Ostia, gestito oggi da un’associazione che mette in rete 33 realtà del Municipio X di Roma. Beatrice Burgo: «Il Teatro del Lido è dei cittadini. L’idea è che il processo produca un’identità sociale e culturale»
23 Luglio 2024
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Un teatro pubblico e partecipato. È questa l’idea del Teatro del Lido di Ostia, che abbiamo conosciuto durante le giornate di Flumen Festival 2024. Della sua storia abbiamo parlato con Beatrice Burgo, presidente dell’Associazione Teatro del Lido, rete che riunisce una trentina di associazioni del territorio del Municipio X di Roma.
Dagli anni Venti al Duemila, con un modello di gestione nuovo
Il Teatro del Lido di Ostia è una struttura che nasce negli anni Venti, parte di un agglomerato più ampio, quello dell’ex Colonia Marina Vittorio Emanuele III, che nel corso della sua storia ha avuto diverse funzioni. Oggi ospita la Biblioteca Comunale Elsa Morante e un centro di accoglienza per i meno abbienti. Gli edifici del teatro sono rimasti in disuso fino al 1997, quando un gruppo di artisti ha dato vita al Teatro del Lido. Nel 2000 nasce un consorzio di associazioni per partecipare all’organizzazione della vita del teatro e, per cinque anni, la gestione del Teatro del Lido coinvolge soggetti pubblici e privati, portatori di una pluralità di valenze sia istituzionali che socioculturali: l’Assessorato alle Politiche Culturali e il Dipartimento Cultura di Roma Capitale, l’allora Municipio Roma XIII e l’Associazione di Associazioni Le Sirene. Fino alla chiusura nel giugno 2008 che ha fermato questo percorso di partecipazione.
2010: l’occupazione
Il resto è storia recente. E ce la racconta Beatrice Burgo, che arriva a Ostia proprio in quegli anni, quando frequenta il teatro da spettatrice. «Nel 2008 uno dei primissimi atti della giunta Alemanno è la chiusura dei vari teatri di cintura, come il Teatro del Lido, senza una spiegazione e senza un motivo» ricorda. «Dopo un paio di anni di tentativi di dialogo con le istituzioni, lo abbiamo occupato di nuovo nel 2010. Il senso dell’occupazione è stato quello di una riapertura, una restituzione dei uno spazio pubblico dedicato ai cittadini» spiega Beatrice Burgo. «Di fatto il teatro è stato occupato. Ma perché non è stato sgomberato? Perché il Teatro del Lido è un luogo di partecipazione della cittadinanza alla programmazione».
2013: una grande vittoria, torna il teatro pubblico e partecipato
Quell’occupazione è stato anche un momento di lotta, perché a quel periodo risale anche il licenziamento di alcuni lavoratori. «Nel 2013 siamo riusciti a chiudere l’occupazione con una grande vittoria» rievoca Beatrice Burgo. «Il Teatro del Lido di Ostia ha riaperto nella forma attuale, che ricalca moltissimo il modello delle Sirene. Ma ha superato quel modello e ha migliorato l’idea di teatro pubblico e partecipato. Con una grande battaglia vinta, anche i lavoratori sono stati riassunti. E oggi eccoci qua». In questi giorni il direttivo del Teatro del Lido di Ostia è in riunione quasi plenaria e perenne per la programmazione. È un po’ in ritardo rispetto agli altri teatri “normali”, che hanno già pronta la stagione 24-25, ma è proprio per la particolarità del teatro che accade tutto questo.
Come funziona un teatro pubblico
Il Teatro del Lido di Ostia è pubblico e riceve il finanziamento dal Comune di Roma. È inserito nella rete di Teatri in Comune di Roma Capitale, che raccoglie l’eredità della Casa dei Teatri e della Drammaturgia contemporanea. Inizialmente era sotto l’amministrazione di Zetema, una partecipata del Comune, poi è passato a Teatri di Roma per cinque anni, ora è tornato sotto l’amministrazione di Zetema. Ma che cosa significa? «La nostra idea di teatro pubblico si basa sulla ferma convinzione che il pubblico debba occuparsi del pubblico. I fondi vengono assegnati in blocco ai Teatri in Comune e una parte va al Teatro del Lido di Ostia. Come Associazione Teatro del Lido non abbiamo mai voluto occuparci della parte amministrativa, siamo completamente liberi, senza vincoli, dal punto di vista artistico».
Il Teatro del Lido è sempre a bando
Ma mentre gli altri teatri vanno a bando, il Teatro del Lido non va a bando proprio per la sua peculiarità. «Non abbiano un direttore artistico, siamo un teatro pubblico» spiega Beatrice Burgo. «Per cui diciamo che siamo sempre a bando: in qualunque momento un’associazione del territorio che voglia entrare a pieno titolo nella nostra associazione e occupare una carica importante, o occuparsi di una programmazione di una delle arti, lo può fare tranquillamente». La chiave di tutto sta proprio nella partecipazione «attraverso il dialogo quotidiano e costante con i cittadini di questo territorio. Siamo sensibili alla salute mentale. Da noi sono partiti i patti territoriali. Mettiamo in pratica un ascolto costante dei bisogni del territorio e cerchiamo di tradurli in partecipazione artistica. Pensiamo al momento in cui c’era un’attenzione importante sui femminicidi. Il territorio ha espresso il bisogno di parlarne e si è cercato di tradurlo in programmazione artistica, con spettacoli, convegni, laboratori, mostre».
I cittadini sono chiamati a occuparsi di uno spazio loro
«La non organicità della programmazione fa parte di noi, e infatti all’esterno ci rimproverano questo» spiega Beatrice Burgo. «Come programmazione siamo spostati sul contemporaneo: il nostro è un bel palco, è dotato di una bella tecnica ma non possiamo certo ospitare Il Lago dei Cigni. Cerchiamo di dare voce a tutte le esigenze. Ci sono tematiche ricorrenti, alcune richieste dal territorio alcune fisse. Il teatro partecipato è il teatro dei cittadini. L’idea è che il processo produca un’identità sociale e culturale importante, del quale fanno parte anche progetti di formazione – la danza, la musica, con la creazione di un’orchestra, le arti visive, le mostre – dedicati a tutti, ai docenti, ma soprattutto ai giovani» ci spiega Beatrice Burgo. «Altro tema importante per noi è la sostenibilità e l’accesso alla cultura. Abbiamo ancora un biglietto che fa sorridere: sette-otto euro per un ridotto, che grazie alla Bibliocard hanno tutti. Anche i laboratori hanno un costo accessibile. Abbiamo un fondo di 140 mila euro a stagione per la programmazione artistica. E siamo gli unici, o quasi, su Roma a dare il cachet agli artisti». «Spesso, dopo tutto quello che è successo, ci troviamo ancora a dover parlare di come stiamo lottando» ci rivela Beatrice Burgo. «Ogni volta che cambia un’amministrazione o un assessore ci troviamo a dover spiegare e a difendere il nostro modello. Ma la partecipazione ci ripaga, le assemblee sono costruttive e tranquille, il dialogo è talmente quotidiano e costante che tutto viene da sé. Il Teatro del Lido è aperto 24 ore su 24. E abbiamo una figura fondamentale, un operatore di rete che si occupa di mettere a sistema, in rete, le varie realtà territoriali. Chi viene ai tavoli, oggi, ha le idee molto chiare».
Immagine di copertina: E. La Rosa