PACE. DOPO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI L’ONDA VA LONTANO

"Reti al servizio. Pace diritti e partecipazione" è il progetto dei CSV che ha accompagnato i giovani in servizio civile verso la marcia della pace. Ma l'impegno continua

di Redazione

di Elena Federici e Claudio Tosi

L’edizione del 2021 della Marcia per la Pace ha visto un impegno concreto dei Centri di Servizio per il Volontariato, i quali hanno espresso larga adesione all’importante appuntamento attraverso la presenza di 50 operatori volontari, inseriti nel programma di Servizio Civile, “Reti al servizio. Pace diritti e partecipazione”. È stato il primo programma nazionale di servizio civile promosso dai Centri di sette territori (Abruzzo, Basilicata, Brescia, Calabria Centro, Como-Varese, Emilia Romagna, Sardegna), con CSV Lazio come ente capofila e il coordinamento dell’Ufficio nazionale di Servizio civile che opera all’interno di CSVnet.

Il programma, dedicato alla promozione della cultura della pace e del rispetto reciproco per una società inclusiva ed interculturale, si è naturalmente rivolto con interesse alla Marcia, alla sua storia emblematica, sicuramente funzionale ad un percorso di avvicinamento dei giovani ai temi della pace e della nonviolenza. Stimolare riflessioni collettive ed avanzare la proposta di un’operatività corale che interessi tante sedi dislocate geograficamente è forse l’aspetto che – all’indomani della partecipazione alla Marcia- vale la pena raccontare e ribadire, perché il coinvolgimento di domani sia sempre più accurato nei contenuti e saldo nelle relazioni.

RETI AL SERVIZIOIl percorso

Una prima riunione a metà settembre, tra operatori volontari e referenti dei Csv di Italia aderenti al programma Reti al servizio, ha dunque sancito l’avvio di questo percorso preparatorio alla Marcia, raccogliendo entusiasmi e certamente una ritrovata curiosità intorno ai temi della pace, della nonviolenza, dell’umanità, del senso della cura dell’altro; temi troppo spesso sviliti da ogni uso retorico possibile. La scommessa è stata affidare ai giovani ed alle loro molteplici sensibilità l’elaborazione di tematiche sempre vive nel dibattito sociale, affinché le interpretassero attraverso i linguaggi propri delle nuove generazioni, sfruttando al meglio le sinergie e la ricchezza di un lavoro condiviso.

Nelle settimane successive i singoli gruppi di lavoro si sono animati in un dibattito intenso, che ha costruito una narrazione intorno ai temi chiave della marcia: la Cura, la comunità che si fa rete, la cooperazione e la solidarietà.

Non stupisce l’accuratezza dei contenuti postati sui profili social – Facebook e Instagram – creati appositamente per documentare i lavori preparatori e la partecipazione alla Marcia; la costanza dello studio che ha coinvolto i ragazzi del gruppo “arte in movimento” per la realizzazione di flash mob simbolici da proporre durante il cammino.  E non sorprendono la fitta indagine condotta dai giovani che hanno dedicato tempo alla ricostruzione della storia della Marcia, anche attraverso le testimonianze dei protagonisti, che nel corso delle edizioni hanno arricchito la manifestazione di presenze e dibattiti; o la creatività di chi ha permesso di esserci con il logo dedicato al programma Reti al Servizio, a testimoniare una presenza voluta e sentita.

Dunque, si è assistito ad un progressivo “assorbimento” dei giovani coinvolti nelle lunghe tavole di discussione e di approfondimento sulla grande realtà che è stata ed è tuttora la Marcia per la Pace; il desiderio di dedicare le proprie energie all’elaborazione di contenuti, alla rielaborazione personale dei temi legati alla Marcia di quest’anno, prendendo le mosse da quel “ne ho cura” di Don Milani, che ha contraddistinto l’opera di chi ha dedicato il proprio lavoro al prossimo in difficoltà come Gino Strada, cui è stata dedicata la Marcia 2021.

RETI AL SERVIZIOL’onda che va lontano

Veniamo dunque al fatidico incontro di domenica 10 ottobre: una partenza sancita dalla sveglia alle 5 di mattina (nel migliore dei casi), non è – al netto di tutte le migliori intenzioni – un grande incentivo, ma Perugia ci attende, ci attende un cammino di cui ci sentiamo parte perché sentiamo di aver contribuito a accrescerne la portata. Ognuno di noi percorre quelle strade, quei sentieri con il proprio bagaglio e le proprie percezioni; alcuni dei ragazzi intercettano alcune battute di chi è presente alla Marcia, per testimoniare un ritrovato impegno per la costruzione di un percorso di solidarietà. Finalmente, molti di noi dei Csv di Italia si ritrovano, ansiosi di conoscere quei compagni di viaggio che nelle settimane precedenti hanno condiviso tanto lavoro ed aspettative. Ritrovarsi in un corteo di persone marcianti che non si conoscono ma sono presenti in coscienza, a testimoniare un impegno civile per la pace e la nonviolenza, genera in fondo quell’”onda che va lontano”, teorizzata da Aldo Capitini, intesa nella capacità della Marcia di imprimere nelle coscienze la volontà di farsi mezzo di trasmissione dell’obiettivo (politico) della Pace.

Al termine dei 24 km cosa resta? Se siamo qui ad interrogarci può significare, che abbiamo aperto la strada ad una riflessione più ampia, rivolta al cammino che ci aspetta al rientro dalla Marcia, perché nella preparazione, nel dialogo, nello scambio di idee, di competenze ed abilità abbiamo trovato una forza certa, rinsaldando un impegno collettivo per la costruzione di reti all’interno di una società in cui si ha cura di sé e si è al servizio dell’altro.

L’auspicio è che, prendendo le mosse da questa iniziale e significativa partecipazione, i Csv possano ribadire il proprio impegno affinché la presenza alla Marcia di domani sia al contempo uno spazio di confronto e di riflessione intorno ad alcune istanze maturate nei percorsi di Servizio Civile, ed uno spazio di azione, di costruzione attraverso l’impegno delle associazioni, delle diverse energie e risorse che le animano.

Come CSV abbiamo sperimentato che scegliere di mettersi al “servizio” del protagonismo dei giovani in servizio civile è stata una scommessa vincente. La quantità di scoperte, riflessioni, immedesimazioni e slanci che abbiamo visto nel percorso ci convince che queste occasioni, pur dovendo trovare una sempre nuova motivazione, sono uno strumento concreto e credibile per testimoniare l’essenza dell’esperienza del servizio civile universale. Essere cittadini esposti al confronto, capaci di una elaborazione e desiderosi di collaborazione e solidarietà.

 

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