PADRI SEPARATI: IN ITALIA 800MILA SOTTO LA SOGLIA DI POVERTÀ
A causa degli oneri della separazione, sempre più padri sono costretti ad accedere ai servizi di assistenza per sopravvivere. Per loro a Roma c’è la Casa dei papà
05 Dicembre 2016
Alcuni di loro dormono in macchina, altri non riescono a sostenere le spese per i generi alimentari, altri ancora perdono il lavoro rischiando di dover vivere per strada. Gli ultimi dati Eurispes ci parlano di quattro milioni di padri separati in Italia di cui 800mila sotto la soglia di povertà. Se la separazione, di per sé, comporta un impoverimento di entrambi i partner, la donna, in sede di giudizio risulta essere più tutelata.
Da questa emergenza sono scaturiti i numerosi appelli che le associazioni di padri separati hanno lanciato in questi anni, ponendo l’attenzione sulla condizione dell’uomo reduce da una separazione. Quest’ultimo, infatti, dovrà trovarsi un’altra abitazione da ammobiliare, versare un assegno per figli e frequentemente per l’ex moglie, sostenere le spese per gli spostamenti che la qualità di genitore non convivente comporta. Nell’80% dei casi, dunque, corrispondendo il mantenimento dovuto, questi si ritrovano con poche risorse e sono costretti a dover accedere ai servizi di assistenza e di carità per sopravvivere. Molti li definiscono ormai i “nuovi poveri”.
Padri separati: la Casa dei papà per iniziare una nuova vita
Negli ultimi anni le risposte dei territori non sono mancate e diverse case sono sorte per ospitare quei papà in situazioni di disagio post-separazione. A Roma, nel 2009, è nata Casa dei papà, una struttura d’accoglienza articolata in 20 piccoli alloggi autonomi situati in zona Tiburtina-Nomentana.
Si rivolge a nuclei familiari e padri separati (o in corso di separazione) in carico ai servizi territoriali e/o specialistici. L’accesso avviene tramite segnalazione all’ufficio servizi sociali del proprio municipio che poi provvederà ad esaminare la situazione con l’interessato attraverso dei colloqui conoscitivi. Il tempo in cui i padri possono rimanere nelle unità abitative è fissato a 12 mesi salvo rivalutazioni da considerare caso per caso. Al papà viene solo chiesto un piccolo contributo mensile da corrispondere per le spese di gestione della casa.
«Gli uomini fanno un po’ più fatica ad accedere ai servizi sociali perché, rispetto alle donne, sono meno pronti a mettersi in discussione», ci spiega Gianpaolo di Virgilio, referente del Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale. «Ecco perché nonostante il fenomeno sia purtroppo in espansione le richieste che ci arrivano sono sporadiche e concentrate in certi periodi. Il progetto è pienamente attivo con alcuni moduli ancora liberi per chi ne volesse far richiesta. Per noi è importante pubblicizzare questo progetto per farlo arrivare a quanti più uomini che si trovano in queste condizioni di precarietà».
Un’opportunità per ricominciare una nuova vita riacquistando dignità agli occhi dei propri figli e tentando di lasciarsi alla spalle quella solitudine e senso di smarrimento generati dalla rottura del rapporto coniugale. «L’obiettivo di Casa dei papà è quello di garantire un primo aggancio ai servizi sociali del proprio municipio. Oltre all’emergenza abitativa, questi uomini vivono tante altre problematiche a cui potrebbero far fronte altri servizi comunali (ad esempio fare rete con i centri di orientamento a lavoro per chi lo ha perso)».
In copertina Jody Sticca, “Dài papà, accompagnami”