SICUREZZA DEI PARCHI A ROMA AFFIDATA AI VOLONTARI: QUESTA NON È SUSSIDIARIETÀ

Con un bando pubblico il Comune di Roma affida ai volontari la vigilanza sulla sicurezza delle aree verdi della Capitale. Per Arvuc così si snatura il ruolo del volontariato

di Chiara Castri

Il 10 marzo scorso viene pubblicato sul sito istituzionale di Roma Capitale un avviso pubblico (in scadenza il 25 marzo scorso) per la ricerca di associazioni di volontariato a cui affidare a titolo gratuito un “servizio di supporto” alla vigilanza nelle ville, nei giardini e nei parchi a Roma dal 1 aprile al 31 dicembre 2017, rinnovabile per i due anni successivi.

La determina dirigenziale n.228 del 9 marzo 2017 di approvazione – richiamando la legge 266 del 1991, che «valorizza il volontariato associato come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo e ne favorisce l’apporto originale per il conseguimento delle finalità di carattere sociale, civile e culturale individuate dallo Stato» e il principio di sussidiarietà orizzontale, riaffermato anche dallo Statuto di Roma Capitale – denuncia, infatti, un forte incremento di fenomeni di vandalismo e degrado ai danni dei parchi a Roma e, in generale, del patrimonio verde e artistico della città.

parchi a Roma
Le “ proposte progettuali” richieste alle associazioni di volontariato riguardano 31 aree, tra cui Villa Ada, in foto

Una situazione legata alla «progressiva interruzione dei servizi di apertura, chiusura e vigilanza a causa della consistente riduzione del personale».

Il volontariato viene così individuato come risorsa in questo senso, visto che già in passato ha svolto attività analoghe. Il Dipartimento Tutela Ambientale del Comune vuole quindi reperire «proposte progettuali per l’apertura, chiusura degli accessi di ville, parchi e giardini cittadini dotati di recinzioni».

Le “ proposte progettuali” richieste alle associazioni di volontariato – in 31 aree, tra le quali i più grandi e importanti parchi a Roma – sono, appunto, l’apertura e la chiusura dei cancelli, la custodia delle chiavi, la gestione del deflusso delle persone alla chiusura, la segnalazione di eventuali situazioni di rischio.

L’avviso ha riaperto il dibattito sul ruolo del volontariato nei confronti delle istituzioni pubbliche. Effettivamente, per come viene formulata, la richiesta non riguarda progettualità condivise in cui le associazioni possano portare il loro contributo di esperienza e conoscenza del territorio; né riguarda azioni di supporto, quanto piuttosto la disponibilità di volontari che, da soli, assicurino una guardianìa ed una serie di servizi rimasti scoperti. Di fatto una sostituzione, laddove da tempo tanto volontariato continua a proporsi come risorsa di competenze in una collaborazione paritaria con le istituzioni che abbandoni l’approccio emergenziale ai problemi. Arvuc, Associazione romana vigili urbani in congedo, ha espresso le sue perplessità in un documento con il quale chiedeva la revoca del bando. Il mancato rispetto del principio di sussidiarietà; una mera sostituzione di prestazione d’opera del volontariato; l’assenza delle dovute tutele e garanzie di sicurezza dei volontari; il riferimento alle normative tipiche degli appalti di servizi al privato: questi alcuni dei punti più rilevanti sollevati dall’associazione. Ne abbiamo parlato con il presidente, Mario Canuzzi.

Presidente, le perplessità che avete sollevato riguardano questioni diverse. Anzitutto il mancato rispetto del principio di sussidiarietà: le associazioni non danno un supporto, ma mano d’opera gratuita per servizi che sono ordinari.
«La contraddizione, solo apparente in realtà, sta nel fatto che un bando analogo c’era già nel 2015. Quindi si potrebbe obiettare che finora nessuno ha detto niente, mentre ora si solleva la questione.

parchi a Roma
In un documento diffuso nei giorni scorsi, Arvuc chiedeva la revoca del bando. Foto Arvuc

In realtà il discrimine sta in MafiaCapitale: prima di quella che è diventata una linea di confine, l’assegnazione dei servizi alle associazioni di volontariato avveniva per affidamento diretto, in relazione alle competenze. E si trattava di servizi a supporto (nel nostro servizio all’Anagrafe, ad esempio, c’era sempre il volontario affiancato da un vigile in servizio). Dopo MafiaCapitale, l’affidamento diretto alle associazioni è servito a dare continuità ai servizi rimasti scoperti. Passata quella fase, però, bisognava trovare un’alternativa, che il Comune di Roma individua nella legge che regolamenta l’affidamento dei servizi pubblici. Un passaggio che ha cambiato completamente il volto al ruolo delle associazioni, le ha tramutate in aziende di produzione di servizi. Nei 14 allegati procedurali sulla documentazione richiesta a chi risponde al bando ci si rifà alla Legge n. 445 del 2000 sull’appalto dei servizi ai privati, che richiede dichiarazioni, delle quali io rispondo penalmente, da registrare all’Agenzia delle Entrate, comportando anche dei costi per l’associazione».

Arvuc ribadisce la necessità di una progettualità condivisa in cui il volontariato sia chiamato ad interagire in modo organico con gli organi deputati alla manutenzione…
«La valorizzazione delle realtà di volontariato quale supporto nei servizi e risorsa con cui collaborare nell’elaborazione degli indirizzi generali è affermata dallo stesso Statuto del Comune di Roma, a cui il bando fa richiamo. Si tratta di pensare un regolamento: laddove la pubblica amministrazione intenda valorizzare il volontariato servono un percorso e una progettualità condivisi. In questo momento Arvuc è al Dipartimento Politiche sociali dove si occupa di immigrazione: ecco quello ne è un esempio, dove siamo parte di una filiera. Lì ti senti utile. Non si può pensare alla chiusura dei cancelli ed ignorare la necessità di progettualità quotidiane di vita all’interno dei parchi o delle ville. Non ha senso. Il volontariato di questa parte dovrebbe occuparsi, non assistere all’abbandono totale e, poco dopo, al tramonto, occuparsi di chiudere. Non è nello spirito Statuto di Roma e della valorizzazione del suo apporto, è utilizzare mano d’opera a prezzi stracciati. Il sistema integrato è utile alla collettività, mentre, in questo caso, c’è solo la preoccupazione di apertura e chiusura dei cancelli, che comunque spetta alle forze dell’ordine».

Nel documento sollevate anche la questione pagamenti: il bando prevede un rimborso spese per volontario a copertura dei costi complessivi ed il riconoscimento di ulteriori spese eventualmente sostenute dall’associazione. Cosa ne pensa?
«Spesso nei bandi pubblici viene scelta l’associazione che, a parità di servizio, ha un prezzo più basso, senza tener conto della sua storia, esperienza e, soprattutto, il valore aggiunto da un punto di vista valoriale e sociale. È, come dicevamo, il principio che si segue per l’appalto dei servizi, in base al quale la responsabilità della documentazione delle spese ricade sull’associazione, che non potrà non avere evidenti problemi di rendicontazione.

parchi a roma
«Nel bando c’è una contraddizione: mi chiedi di fornire un servizio gratuito in base alla legge sul volontariato e mi controlli in base al nuovo codice dei contratti pubblici». Foto Arvuc

Senza contare che non vengono specificate le eventuali spese ulteriori. Quindi sì ai rimborsi spesa (ma solo documentati sotto il profilo fiscale), più una parte che non viene specificata. Ora noi abbiamo 60 volontari attivi, che devono garantire continuamente i servizi che hanno preso in carico: io non voglio soldi, ma pretendo almeno il rimborso necessario all’associazione per rispettare l’impegno preso e vivere. C’è una contraddizione a monte nel bando: si applica la legge quadro sul volontariato, ma, quando si tratta di dare garanzie, l’associazione viene trattata come una multinazionale. Basti pensare che, tra la documentazione richiesta, ci sono dichiarazioni in base al nuovo codice degli appalti: mi chiedi di fornire un servizio gratuito in base alla 266 del 1991 e mi controlli in base al nuovo codice dei contratti pubblici (e tra i criteri di valutazione vengono inserite le “proposte migliorative in termini di persone coinvolte”). Questa sarebbe una competenza dei vigili urbani e noi lo siamo stati: perché non progettare insieme? Allora sì che il volontariato e la sua esperienza sarebbero valorizzati e potrebbero portare un vero contributo di cambiamento».

Arvuc chiedeva la revoca del bando, individuando una soluzione alternativa per la gestione della città nei contratti di partenariato sociale.
In questo caso la titolarità del controllo è della polizia urbana: serve un approccio condiviso in cui valutare anche rischi, competenze, e, perché no, anche il giusto contributo all’associazione, anche per sostenere i costi di formazione dei volontari, che in queste occasioni trovano un momento di confronto e motivazione personale».

Come dicevamo, questo non è il primo bando di questo tipo, un altro risale al 2015. Perchè allora questo dibattito? 
«Non è detto che ciò che andava bene dieci anni fa vada bene anche oggi. Prima, l’affidamento diretto aveva anche momenti di coinvolgimento, ora si passa ai bandi pubblici, dove a viaggiare sono solo i documenti. Le persone poi hanno preso coscienza di essere usate e non valorizzate dalle logiche del bando e del minor costo.
Tra l’altro per questi servizi si potrebbe andare per affidamento diretto perché sono tutti al di sotto della soglia dei 40mila euro: perché fare un bando regolamentato dalla normativa sull’affidamento dei servizi pubblici? Se non è snaturare il volontariato questo, che cosa lo è? Ora la Commissione sul bando 2017 è rinviata ad una data che verrà comunicata la prossima settimana. Io ho chiesto di essere ascoltato».

Per seguire il dibattito, leggi anche questo articolo: Roma, sicurezza nei parchi. Ecco perché il volontariato risponde.

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