ZEROSEI: UN PARCO INCLUSIVO PER MONTEROTONDO
A Monterotondo si lavora insieme perché il gioco sia universale. Fino al 30 Marzo su Aviva Community Fund si può aiutare il Parco Zerosei a nascere
28 Marzo 2017
“Non ci si passa, amore?”. Nasce da questa frase una storia di impegno civico e solidarietà, per rendere inclusivo un parco che non lo è. È la storia di mamma Beatrice e di suo figlio Orlando, che a 3 anni è costretto su una sedia a rotelle dalla SMA, l’Atrofia Muscolare Spinale. Il piccolo Orlando vive a Monterotondo e, come si vede in un video pubblicato dalla mamma su Youtube, non riesce a giocare in un giardino per lui pieno di ostacoli.
A partire da questa esperienza, la comunità ha chiesto la riqualificazione del parco Zerosei della cittadina alle porte di Roma, sito in via Adige, creando Tana libera tutti, una rete che coinvolge il comitato di quartiere Pratone, Clematide Onlus, Progetto Parchi Gioco Monterotondo, Circusnavigando, Cooperativa Sociale Iskra, Maluba Onlus, Gruppo Arcoiris, Cooperativa Sociale FOLIAS e la Cooperativa Sociale Il Pungiglione, la capofila che da 26 anni fa proprio la manutenzione, con i ragazzi disabili, delle aree verdi di Monterotondo.
«Un parco inclusivo non ha le barriere architettoniche e permette la mobilità autonoma al proprio interno», ci ha raccontato Claudia Bonfini, presidente de Il Pungiglione, «con giochi fruibili da tutti i bambini, con diverse abilità, senza adattamenti particolari». Per trasformare questo progetto in realtà ci vogliono però 55mila euro.
Fino ad ora non sono bastate le due raccolte fondi, una in occasione della Giornata mondiale dei Diritti dell’Infanzia, il 20 novembre, e l’altra in concomitanza con la festa di Carnevale, come ci ha spiegato Vera Sparatore di Tana libera tutti. “Un parco inclusivo per Monterotondo” è diventato virale in rete dopo la candidatura al finanziamento Aviva Community Fund, la compagnia assicurativa britannica che offre la possibilità di dare un sostegno economico per una causa comunitaria. Si tratta di una competizione a cui partecipano tante realtà nazionali e internazionali e il parco inclusivo è solo uno dei tanti progetti presentati. Per votarlo c’è tempo fino al 30 marzo 2017.
Zerosei: quando un parco è davvero inclusivo?
Il Comune di Monterotondo ha dato il suo appoggio contribuendo alla promozione dell’iniziativa, con la promessa poi di aiutare, in termini economici, la rete Tana libera tutti alla fine della raccolta fondi, sopperendo ad eventuali mancanze anche in base al budget a disposizione.
«Per ora siamo tra i progetti più votati (quasi 16 mila, ndr)», ha spiegato Bonfini riferendosi al contest. Ci sono tre categorie: 5mila euro, 7500 e 15mila e il nostro progetto gareggia in quest’ultima. I più votati raggiungeranno la finale dove una giuria stabilirà il vincitore. Noi, comunque vada, andremo avanti».
Nella zona, il parco sarebbe un’eccellenza assoluta. In tutta l’area della provincia di Roma l’unico che si avvicina ai criteri di inclusività, pur senza soddisfarli pienamente, si trova a Guidonia, anche se sulla questione c’è poca chiarezza: del resto non basta qualche gioco per disabili, o la mancanza di barriere architettoniche, a fare di un parco accessibile un parco inclusivo. Prima di tutto, un parco degno di tale nome dovrebbe prevedere superfici di gioco percorribili su sedie a rotelle, ma anche aspetti molto più tecnici di tipo strutturale: giochi con pareti laterali di contenimento o schienali, spazi di transito e aree che favoriscono il riposo tra un gioco e l’altro e adeguate vie d’accesso con apertura di almeno 120 centimetri. Ma queste sono solo buone prassi, dato che in Italia non esiste alcuna normativa di riferimento applicabile alle attrezzature ludiche, così come non è prevista nessuna direttiva da rispettare per costruire parchi inclusivi.
In Italia nessuna normativa sulle aree inclusive, solo linee guida
Ce lo ha confermato anche Nicole del Re, architetta del paesaggio di Paesarte, che insieme a Emanuele Penna ha progettato il nuovo Parco Zerosei di Monterotondo: «In Italia non c’è nessuna norma per le aree inclusive in spazi aperti, l’Istituto Nazionale di Urbanistica ogni anno raccoglie dalle esperienze dei professionisti sul campo, ma sono solo iniziative di amministrazioni pubbliche o private sensibili al problema». Come quella del comune di Jesolo, che ha messo a disposizione online, consultabile e scaricabile da tutti, alcune linee guida approvate dalla Giunta.
Paesarte ha studiato tante buone prassi, applicandole alle esigenze del territorio. Tra queste, la larghezza dei viali di percorrenza del parco: 1,5 metri anziché i soliti 90 centimetri, per consentire il passaggio contemporaneo di almeno una carrozzina e di un bambino affiancato. Il progetto del Parco Zerosei prevede un’area centrale, “la collinetta” e 6 isole intorno, tutte collegate al percorso centrale da viali in cemento con gomma colorata (il brecciolino, nei parchi inclusivi, è letteralmente bandito). Pensato per essere un parco fruibile principalmente da zero ai sei anni (da qui il nome Zerosei), si divide in due macro-aree. La prima, quella del gioco assistito, prevede due attività: l’altalena con il seggiolino per due persone e un disco rotante in acciaio («per far provare anche a chi non può muoversi il senso della velocità»); l’altra, quella del gioco indipendente: la nave dei pirati, in legno naturale non trattato chimicamente, la sabbiera, per giocare con acqua e sabbia e creare le forme, i pannelli sensoriali per sviluppare i 5 sensi, (anche l’olfatto, con piante profumate a fare da corredo) e l’area musicale, per sperimentare i suoni di xilofono e tamburi. «I giochi scelti sono frutto di un percorso di partecipazione condivisa con le associazioni e le famiglie dei bambini disabili.
Tutto questo nell’idea di operare secondo tre linee guida: lo sviluppo motorio, la socialità e l’interazione e lo sviluppo sensoriale. Anche il logo del parco, una girandola, è simbolo di trasformazione e riqualificazione, ma anche icona movimento libero e autonomo, nonché di gioco universale», ci ha spiegato Nicole del Re. Un lavoro di progettazione a cui hanno partecipato anche i bambini delle scuole materne, elementari e medie di Monterotondo, che hanno realizzato dei plastici con la loro idea di parco inclusivo. Per loro, probabilmente, è stato più facile pensare ad un luogo dove si possa giocare insieme, tutti insieme, senza discriminazioni.