SORPRESA: LE VOLONTARIE SONO PIÙ NUMEROSE DEI VOLONTARI

La parità di genere nel volontariato fa passi avanti, anche se resta il problema dei ruoli di responsabilità, ancora maschili

di Tania Cappadozzi

Venerdì 5 marzo alle 18.00 si terrà un nuovo incontro online della serie Futuro Prossimo. Interverrà Linda Laura Sabbadini sul tema: “Donne: lavoro‚ famiglia‚ impegno civico” (per partecipare è sufficiente registrarsi a questo link).
Anticipiamo il tema con questo intervento sulla parità di genere nel volontariato di Tania Cappadozzi, ricercatrice Istat (le opinioni espresse sono esclusiva responsabilità dell’autrice e non impegnano l’Istat).

Nel corso degli ultimi vent’anni il cammino verso la parità di genere nel volontariato ha visto una lenta ma progressiva riduzione della distanza tra i livelli di partecipazione dei due sessi, che nel 2019 ha portato le donne a superare in numero assoluto i volontari (poco più di 3 milioni contro circa 2 milioni e ottocentomila) e a raggiungere la parità nei tassi di partecipazione di donne e di uomini (11,2 contro 11,1%).

parità di genere nel volontariato
Figura 1. Persone di 14 anni e più che hanno svolto attività gratuite in gruppi o associazioni di volontariato o altre associazioni nei 12 mesi precedenti l’intervista per sesso e anno – Anni 1999-2019, per 100 persone di 14 anni e più con le stesse caratteristiche (Fonte: Istat, Aspetti della vita quotidiana)

 

 

 

 

 

 

 

 

L’analisi dei dati relativi al 2019 ci mostrano il volontariato organizzato come un mondo in evoluzione, che sembra aver superato molte delle differenze di genere che lo hanno caratterizzato nel passato, quantomeno nei livelli di partecipazione.

parità di genere nel volontariato
Figura 2. Persone che hanno svolto attività gratuite in gruppi o associazioni di volontariato o altre associazioni nei 12 mesi precedenti l’intervista per sesso, classe di età e ruolo in famiglia – Anno 2019,  per 100 persone con le stesse caratteristiche. (Fonte: Istat, Aspetti della vita quotidiana)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono le giovani donne il volano della maggiore partecipazione femminile, mentre nelle classi di età centrali la partecipazione è pressoché la stessa. Nonostante si riduca quindi, le donne riescono in buona parte a mantenere l’impegno nelle associazioni anche nelle età centrali. Restano invece più attivi i volontari anziani, complice anche l’età media degli uomini inferiore a quella delle donne in questa particolare classe di età.

Affiancando l’analisi per classi di età con quella dei ruoli in famiglia, diventa più chiara l’evoluzione della partecipazione nel corso del ciclo di vita delle donne. Le figlie femmine sono molto più attive dei figli maschi, il gap si annulla con l’ingresso nella vita di coppia, mentre tutt’oggi essere madri vincola i tempi di vita e limita la partecipazione: le donne in coppia con figli e ancor di più le donne sole con figli mostrano, infatti, livelli di partecipazione più bassi dei padri con le stesse caratteristiche.

parità di genere nel volontariato
Figura 3. Persone che hanno svolto attività gratuite in gruppi o associazioni di volontariato o altre associazioni nei 12 mesi precedenti l’intervista per sesso e condizione occupazionale – Anno 2019,  per 100 persone con le stesse caratteristiche

 

 

 

 

 

 

 

 

Coerentemente a quanto osservato nelle analisi precedenti, le studentesse partecipano nettamente più degli studenti, ma anche le donne in cerca di occupazione. La differenza si riduce tra gli occupati e si annulla tra i ritirati.

Questa fotografia dello stato del volontariato nel 2019 in termini di differenze di genere andrà valutata alla luce dei dati del 2020, con gli sconvolgimenti a seguito della crisi sanitaria tuttora in corso. I maggiori carichi di lavoro familiare e la perdita di lavoro sono infatti fattori che possono aver trasformato il quadro in modo sensibile.

Altro fronte aperto resta lo studio delle barriere interne, relative al ruolo rivestito nelle associazioni e alle attività svolte in prevalenza dalle donne. Gli ultimi dati disponibili (Istat, 2014)[1] ci mostravano organizzazioni guidate quasi sempre da uomini e donne impegnate prevalentemente in attività di assistenza e cura. Emergenza permettendo, nuove informazioni saranno rilevate nuovamente nel corso del 2021, permettendoci di misurare se il gap di genere si va colmando anche nelle posizioni più elevate delle organizzazioni e nella caratterizzazione delle attività svolte.

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[1] Istat, Attività gratuite a beneficio di altri – Anno 2013. Statistica report del 23 luglio 2014

 

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