ROMA. IL PIANO ROM UN ANNO DOPO: POCHI FATTI, MOLTA DISCRIMINAZIONE
L'associazione 21 Luglio ha presentato il rapporto "Il piano di Carta" e avverte: «Ad oggi il piano non sta funzionando».
30 Maggio 2018
Nel corso di quest’anno, Associazione 21 luglio ha portato avanti un attento monitoraggio dell’andamento del Piano di indirizzo di Roma Capitale per l’inclusione delle popolazioni Rom, Sinti e Caminanti (RSC), per valutare i risultati e l’impatto concreto sulla qualità della vita delle persone interessate, evidenziandone lacune e criticità. Da questo lavoro di analisi documentale e di ricerca sul campo è nato il report Il Piano di Carta. Rapporto sui primi dodici mesi del Piano rom del Comune di Roma – presentato il 30 Maggio in Campidoglio – che evidenzia numerose fragilità cui è urgente porre rimedio.
Quando si analizzano le politiche sociali contano poco i propositi, quali siano le intenzioni celate dietro le delibere, le ordinanze e i bandi promossi per l’attuazione del Piano Rom. Ciò che interessa sono i risultati reali che impattano nella vita delle persone oggetto delle politiche adottate, direttamente o non.
LA MANCANZA DI FIDUCIA. Diverse le criticità emerse dal Piano Rom presentato dalla giunta Raggi e che hanno avuto importanti conseguenze, a partire dal tentativo di superamento del Camping River, ma riguardanti tutti gli altri campi: dalla Monachina alla Barbuta.
La fiducia non è stata recuperata nel rapporto tra l’Amministrazione Comunale e le comunità rom. La mancanza di dialogo tra le parti è dimostrato che sia, infatti, la prima causa di fallimento nell’affrontare una programmazione sociale. “Nessuno non ci aiuta” è la doppia negazione usata dai residenti dei campi per rafforzare – inconsciamente – il concetto, prodotto esso stesso dello smarrimento trascinato da anni e passate amministrazioni.
L’ESCLUSIONE. L’esclusione dall’inclusione: nemmeno gli ossimori vengono risparmiati nel resoconto annuale del Piano Rom. L’amministrazione ha infatti escluso, dal suddetto, una porzione considerevole della popolazione rom in emergenza abitativa, individuando 4503 soggetti su circa 6900. Criteri poco chiari già in partenza, che non hanno fatto altro che rendere ancora più nebulosi i numeri: il 65% ne beneficia e il 35% no, una politica sociale che seleziona, divide ed esclude.
CAPITOLO FONDI. È importante sapere che il Comune aveva sostenuto, fino al 2014 grazie alla giunta Marino, una spesa di 22 milioni,a cui però ha rinunciato per mantenere e gestire il “sistema campi“, creato per concentrare e segregare. Con il Piano dell’amministrazione 5Stelle Roma ha annunciato di azzerare la spesa interna e di puntare esclusivamente su fondi europei, per i quali però non è certa l’approvazione, e quindi, per assurdo, viene fatto sempre affidamento ai rimanenti fondi stanziati dall’amministrazione Marino.
L’ESPERIENZA. Zero è il numero dal quale si riparte, infatti l’attuale piano non sembra prevedere, in nessuno dei suoi punti, il ripristino delle conoscenze delle istituzioni e delle persone che, a vario titolo, si erano occupate, negli anni passati, di questa emergenza. Si perdono così esperienze e conoscenze stratificate in anni di contatti diretti tra associazioni e le comunità rom, preferendo cancellarne il valore.
LA RIEDUCAZIONE. Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra diseguali – scriveva Don Milani, e anche se questo pensiero non era indirizzato alla situazione dei Rom, vi si adatta benissimo, soprattutto quando nel Patto di Responsabilità prevale la parola “rieducazione” calata dall’alto, escludendo così il dialogo e tagliando fuori l’ascolto dei bisogni.
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