ROMA. PIAZZA VITTORIO, LUOGO DI CITTADINANZA PLANETARIA
"Oltre il giardino" è stato uno degli eventi di punta del Good Deeds Day 2018. Noi c'eravamo, a riscoprire una Piazza Vittorio bene comune
18 Aprile 2018
E così anche quest’anno il Good Deeds Day – Insieme per il bene comune si è concluso. Dopo la grande apertura dell’8 aprile al Circo Massimo; dopo le 70 iniziative organizzate in giro per Roma e provincia tra venerdì e domenica scorsi con oltre 250 associazioni; dopo la frenesia organizzativa e l’attesa rimangono le immagini, i momenti. Comunque sia andata vissuti insieme. Perché il nome scelto per il Good Deeds Day italiano – “Insieme per il bene comune” – non è mica un nome a caso. Contiene e riafferma fortemente il valore del saper stare e fare insieme, del bene comune come bene con-vissuto, condiviso, premessa alla qualità di vita di ciascuno. Uno stare insieme che si realizza meglio e più semplicemente intorno a spazi e luoghi pubblici riconosciuti – o meglio sentiti – come comuni.
Discorsi molto teorici, che alla fine, però, si realizzano davvero nelle piccole cose, nei piccolissimi gesti che occasioni di questo tipo fanno sembrare semplici, naturali, come possono non esserlo nella vita di tutti i giorni. Che poi è quello che è successo a Piazza Vittorio, una delle tante piazze della manifestazione, forse la più importante, l’esempio di scuola di un luogo ricco di passato, di contraddizioni, di rapporti complessi tra le genti che lo fanno vivere, che un giorno, per qualche ora, si conosce e riconosce attorno a un po’ di buona musica, alla presenza discreta dei volontari, ad un clown dottore che fa bolle di sapone che sanno di torta al cioccolato, ai bambini che scorrazzano in giro.
OLTRE IL GIARDINO. L’iniziativa di sabato scorso si chiamava “Oltre il giardino: Piazza Vittorio = bene comune” (guarda la foto gallery con alcune delle immagini più belle).
Un evento nell’evento, con gli stand delle associazioni, i laboratori di sartoria, falegnameria, artigianato, giocoleria, intercultura, arabo, cinese, l’intrattenimento per i bambini, lo sport, le visite guidate alla Porta Magica, ai Trofei di Mario e alle Chiese-Santuario intorno alla piazza, la musica e le danze tradizionali dall’Italia e dal mondo.
Eppure oltre le attività, la musica e gli amplificatori, oltre le chiacchierate e le risate c’era qualcosa di più, qualcosa di apparentemente semplice come il vivere insieme un momento e uno spazio sentendolo davvero condiviso. Ed essere lì, in quel momento, non aveva nulla di casuale. Piazza Vittorio, infatti, è un luogo dalle caratteristiche contraddittorie: è una piazza centrale, una tra le più grandi e prestigiose di Roma, in un quartiere, l’Esquilino, che nel tempo si è affermato come il quartiere dell’intelighenzia romana. Allo stesso tempo, con i suoi giardini, i portici, la vicinanza alla stazione Termini, è sempre più luogo di riparo – ma anche bivacco – per tante persone che non hanno un altro posto dove andare, di notte, ma anche di giorno. Così è ormai da tempo luogo di compresenze e di convivenze, spesso difficili, tra strati della popolazione molto diversi tra loro. È uno dei posti al mondo in cui si parlano più lingue, circa 140. Sabato “Oltre il giardino” ha voluto riscoprirla e ricomporla come luogo di convivenza fisica, ma anche culturale e religiosa; dare a quei giardini a cui il disagio aveva tolto accessibilità un’occasione di rivivere con i bambini, in modo allegro, ma anche costruttivo. E quei giardini ci hanno aperto le loro porte, svelato le loro tante risorse, magari nascoste ad un occhio poco attento. Anche grazie a Carlo Infante di Urban Experience e al suo walkabout. Una passeggiata, un’esplorazione guidata alla scoperta del filo sottile che ha dato senso a tutta la giornata.
SI RIPARTE DA CARACALLA. Radio al collo e cuffie nelle orecchie è così iniziata questa passeggiata – un apparente girovagare – in mezzo alle persone, agli anziani, ai gruppi di stranieri che stavano un po’ al margine della piazza, ma comunque lì, ad ascoltare la musica, a guardare le danze, a con-vivere Piazza Vittorio.
È stata una bella esperienza il walkabout, a cui hanno contribuito in molti. Ed è stato proprio durante il walkabout che abbiamo conosciuto Attorno A Termini, l’associazione che a piazza Vittorio ha portato un’epigrafe della Costituzione Antoniniana che Caracalla emanò nel 212 dc, l’atto giuridico più prossimo alla cittadinanza planetaria, da tradurre in lingue diverse. Un testo quanto mai attuale: “Diamo a tutti i viandanti che sono nel mondo la cittadinanza romana e il diritto a migrare ovunque vogliano per diretta via e senza impedimento, eccetto coloro che visibilmente congiurano contro l’umanità e la comunanza del genere umano”. «Roma ce l’ha scritto nella sua matrice di essere una città accogliente», spiegava un volontario dell’associazione. «Nasce per trasformare il mondo in città, nasce per radunar le genti come fece Saturno, come fecero Enea e Romolo. Il rinascere di Roma è la sua capacità di ri-abitare le sue stesse rovine e, con le persone diverse che le abitano, rifondarsi».
In questa piazza in cui anche gli italiani sono stati un po’ vagabondi; dove ai tempi dell’Unità d’Italia le genti dal Meridione si accampavano per accedere ai primi uffici amministrativi creati dai piemontesi e richiedere i documenti; in questa stessa stessa piazza, durante il walkabout, si è diffusa la voce di un ragazzo maliano, che proprio a quel luogo aveva dedicato tempo addietro un diario sonoro. E queste erano le sue parole: «L’Esquilino è il quartiere degli stranieri. Ci sono bengalesi, afgani, ivoriani, senegalesi, gambiani, cinesi, pakistani, egiziani, bulgari, marocchini e maliani come me. Conoscendo Piazza Vittorio e l’Esquilino conoscerai anche culture diverse, modi di vivere diversi e storie diverse. Perché la diversità è evoluzione, è migliorare, cambiare il mondo».