MULTI 2024. PIETRO BARTOLO: I MIGRANTI SONO UN’OPPORTUNITÀ PER L’EUROPA CHE INVECCHIA

Pietro Bartolo è medico a Lampedusa dal 1991. «Penso ancora a un bambino che non sono riuscito a salvare. Ho provato a salvare gli altri combattendo contro l’Europa dei fili spinati. Bisogna cambiare visione, i migranti, per l’Europa che invecchia, sono un’opportunità, non un problema»

di Antonella Patete

5 MINUTI di lettura

«Ho visitato oltre 350mila migranti, ascoltando le loro storie, e nessuno al mondo ha fatto tante ispezioni cadaveriche quante me: un record che non avevo messo in conto di raggiungere quando, oltre 30 anni fa, ho cominciato la mia carriera di medico». Queste le parole di Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che, nel 2019, è stato eletto al Parlamento europeo, dove è rimasto una legislatura. Bartolo è intervenuto a Multi 2024, manifestazione organizzata nei giardini romani di Piazza Vittorio da Slow Food Roma e Lucy sulla cultura con il supporto anche di CSV Lazio, nel corso dell’incontro Futura terra: politiche per migranti e migratori: un dialogo a più voci sul rapporto tra ambiente e migrazioni. «L’ambiente», hanno scritto i promotori dell’iniziativa, «è da sempre una delle cause della migrazione: le persone fuggono da disastri naturali dovuti in parte ai cambiamenti climatici, ma soprattutto dall’alterazione dell’ecosistema dove loro abitano, spesso dovuto al depauperamento insensato delle risorse prodotto da un modello di sviluppo predatorio».

Pietro Bartolo
Pietro Bartolo è intervenuto a Multi 2024 nel corso dell’incontro Futura terra: politiche per migranti e migratori

Le migrazioni fanno parte della storia

«Si tratta di un tema molto importante, che ha a che fare con il futuro della Terra», ha detto in apertura dei lavori Stefano Veglianti, intervenuto in rappresentanza di Roma Metropolitana. Secondo il Report Un’umanità in fuga: gli effetti della crisi climatica sulle migrazioni forzate  diffuso alla fine dello scorso anno da Legambiente e l’Agenzia Onu per i rifugiati-Unchr, nel mondo quasi il 60% delle popolazioni costrette alla fuga si trova nei Paesi più vulnerabili all’impatto dei cambiamenti climatici, come Siria, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Afghanistan e Myanmar. E nel solo 2022 – riferisce il rapporto –  si sono registrati oltre 32 milioni di nuovi sfollati a causa di disastri, il 98% dei quali legati a eventi atmosferici come inondazioni, tempeste e siccità. «Le migrazioni fanno parte della storia umana, da sempre l’uomo è stato costretto a migrare tutte le volte che l’ambiente non riusciva più a garantire le condizioni di sussistenza», ha detto ancora Veglianti. «Molti di quelli che si affacciano sulle nostre coste sono coloro i cui territori sono stati derubati e saccheggiati da noi. Nel frattempo l’Europa e l’Occidente diventano sempre più vecchi, mentre il 65% degli africani ha meno di 25 anni. Il fenomeno delle migrazioni è inevitabile e produrrà cambiamenti strutturali anche al di là delle nostre volontà».

Pietro Bartolo
Secondo il Report Un’umanità in fuga di Legambiente e Agenzia Onu per i rifugiati-Unchr, quasi il 60% delle popolazioni costrette alla fuga si trova nei Paesi più vulnerabili all’impatto climatico. Il Cimitero per migranti di Reggio Calabria

Un cimitero chiamato Mediterraneo

«I cambiamenti climatici rappresentano uno dei principali motivi delle migrazioni», ha affermato Bartolo, che dal 1991 ha svolto la professione di medico a Lampedusa, dove oltre ai turisti si è preso cura dei migranti che sbarcavano sull’isola. «Le ispezioni cadaveriche sono state il mio incubo», ha raccontato. «Nella vita mi sono trovato a dover fare tante cose che non avrei mai pensato di fare. Io ero un pescatore, ma dopo essere stato vittima di un naufragio sono diventato medico, dedicandomi per quasi 30 anni alle persone che sbarcavano sull’isola. Ho visto cose terribili e tanta sofferenza, così dopo i primi 7 anni di solitudine ho deciso di raccontare quello che sapevo, anche per arginare le narrazioni tossiche che creano tanti pregiudizi e rancore nei confronti di queste persone». Per anni Bartolo ha tentato di spiegare cosa succedeva sulle coste della sua isola e nel Mar Mediterraneo, oggi un cimitero, dove hanno trovato la morte almeno 50mila uomini, donne e bambini migranti. «Per cercare di far capire cosa stava succedendo mi sono inventato di tutto: mi sono aggrappato al mondo della cultura, diventando di volta in volta attore, scrittore e clown». Infatti, in questi anni Bartolo ha scritto dei libri e preso parte ad alcuni film, tra cui Fuocoammare di Gianfranco Rosi, che nel 2016 ha vinto l’Orso d’oro come il miglior al Festiva di Berlino e l’anno successivo è stato candidato all’Oscar come miglior documentario. «Il film ha avuto un grande successo, hanno detto che era un pugno nello stomaco», ha continuato il medico. «Ma a me questo non interessava: interessava solo inviare un messaggio. Eppure anche questo non è servito a nulla, perché le decisioni vengono prese nelle sedi politiche. Allora ho preso una decisione che mi è costata molto, perché significava abbandonare la mia vita e l’isola dove avevo sempre vissuto: sono entrato in politica, ma anche qui mi sono trovato di fronte a un muro di gomma».

Pietro Bartolo
Al Parlamento europeo Bartolo ha lavorato per cercare di modificare il sistema di Dublino, ma «dopo 5 anni abbiamo ottenuto un risultato troppo piccolo, come la montagna che partorisce il topolino»

Cambiare visione sui migranti

All’interno del Parlamento europeo Bartolo ha continuato a occuparsi di migrazioni, cercando di modificare il cosiddetto sistema di Dublino, che individua nel primo paese di ingresso in Europa il paese dove è possibile fare richiesta di asilo. «Ho lavorato alacremente, ma dopo 5 anni abbiamo ottenuto un risultato troppo piccolo, è stato come la montagna che partorisce il topolino», ha commentato il medico. «Il 3 ottobre 2013 a Lampedusa sono morte 368 persone in un naufragio», ha proseguito. «Erano donne, uomini e bambini, si trattava di persone e non di numeri. Anche in quell’occasione ho dovuto fare le ispezioni cadaveriche, proprio io che sono specializzato in Ostetricia e ginecologia e che quindi ho studiato per aiutare a fare venire vite umane al mondo. Nel primo sacco che ho aperto ho trovato un bambino, me lo ricordo ancora, aveva un pantaloncino rosso e una maglietta bianca, ho cercato a lungo un minimo di vitalità nei suoi occhi, ma non c’era. Continuo ancora a pensare a quel bambino che non sono riuscito a salvare, anche per questo ho provato a salvare gli altri combattendo contro l’Europa dei muri e dei fili spinati, che vuole scoraggiare il fenomeno delle migrazioni con i Centri di permanenza per i rimpatri e gli accordi con Paesi terzi, governati da dittatori, che si offrono di fare il lavoro sporco al posto nostro. Bisogna, invece, cambiare visione», ha concluso il medico, «con intelligenza e lungimiranza, ricordandoci sempre la nostra responsabilità ad accogliere e integrare i migranti, che per l’Europa che invecchia rappresentano un’opportunità e non un problema».

Foto di copertina Amnesty International

MULTI 2024. PIETRO BARTOLO: I MIGRANTI SONO UN’OPPORTUNITÀ PER L’EUROPA CHE INVECCHIA

MULTI 2024. PIETRO BARTOLO: I MIGRANTI SONO UN’OPPORTUNITÀ PER L’EUROPA CHE INVECCHIA