POST MILLENNIALS, I MITI DA SFATARE DELLA GENERAZIONE Z

Hanno poca fiducia nelle istituzioni, la famiglia e la scuola come punti di riferimento, valori democratici e solidali. Sono i post millennials di Teen’s Voice 2015-2016

di Lucia Aversano

Senza rispetto verso il prossimo, senza cultura e con il naso sempre rivolto allo schermo di uno smartphone, sono questi i più comuni pregiudizi verso quelli che i sociologi chiamano post millennials o generazione z, ovvero ragazzi nati dopo la metà degli anni ’90.
I pregiudizi, si sa, sono duri a morire, ma stavolta, in soccorso della tanto bistrattata gioventù contemporanea, arriva la ricerca Teen’s Voice 2015-2016, realizzata da Campus -Salone dello studente in collaborazione il Dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione dell’Università La Sapienza, che ha intervistato un campione di 2130 studenti delle scuole media superiore di tutta Italia.

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I giovani aspirano a un modello di vita «orientato alla sicurezza degli affetti, e all’equilibrio»

Il rapporto, redatto da Pietro Lucisano e Emiliane Rubat du Mérac è suddiviso in quattro capitoli, nei quali si indagano aspettative di vita, modelli di riferimento, rapporto con ambiente reale e virtuale ed infine le influenze delle variabili di fondo sui valori dei giovani.
Già l’anno scorso, quando uscirono i risultati della prima ricerca Teen’s voice, i ricercatori dovettero ricredersi su molti luoghi comuni collegati alla figura dei giovani studenti. I ricercatori si sono trovati spiazzati soprattutto riguardo alle risposte date dagli studenti sulle scelte di libri, film e personaggi di riferimento dai quali i ragazzi trarrebbero insegnamenti importanti. Solo per citarne alcuni, l’anno scorso, i personaggi più quotati sono stati Nelson Mandela, Rita Levi Montalcini e Gandhi.
Kaled Hosseini, Primo Levi e Luigi Pirandello, sono invece gli autori maggiormente apprezzati.  Questi dati, associati ad altre risposte, hanno fatto emergere due aspetti importanti, il primo è quello che vede i giovani indirizzati verso valori pro-sociali: aspirano a un modello di vita «orientato alla sicurezza degli affetti, e all’equilibrio» con uno sguardo critico sulla realtà che li circonda. Il secondo, è la riabilitazione della scuola come luogo di divulgazione di valori e cultura.
Le risposte di quest’anno sono forse ancora più sorprendenti perché i sopracitati personaggi vengono spodestati dalla figura prima di madre poi di padre ed infine dai nonni. Secondo i ricercatori questo va ricercato, tra le altre cose «nelle contraddizioni di una comunità globale in cui i modelli sono pochi e remoti, tanto da apparire virtuali e che, dunque, rende i modelli prossimi più veri e più reali».
Per quanto riguarda i titoli dei libri, al primo posto quest’anno c’è l’intramontabile “Piccolo principe” seguito da “1984” e “Se questo è un uomo”. Per capire come i ragazzi siano entrati in contatto con tali autori, quest’anno la ricerca ha indagato anche su chi ha consigliato loro questi titoli. Per il 36,6% è stata una scelta individuale, mentre per un buon 24% sono gli insegnanti a dare le indicazioni giuste, seguono gruppo dei pari e genitori.
I ragazzi hanno risposto in maniera attenta e misurata anche per ciò che concerne il rapporto con i mediatori culturali: l’84,8% di loro ha scarsa fiducia o per niente nei partiti; ha scarsa fiducia nella Chiesa (65,2%), e «la mancanza di punti di riferimento condivisi definisce la famiglia e la scuola come veri mediatori sociali».

Abitudini alimentari e utilizzo della rete internet

Chattare ed imparare, sono queste le principali attività che i giovani svolgono in internet, non meno di quattro ore al giorno. Dalla ricerca emerge che l’utilizzo dei social, è più marcato solo nei contesti culturali più bassi.

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I giovani intervistati preferiscono il Km 0 e la sostenibilità, ma non disdegnano un bicchiere di birra

Tra le attività online che occupano maggiormente i giovani, seguono la visione di film e serie tv, la ricerca d’informazione e in ultima posizione i giochi.
Anche sulle abitudini alimentari i ragazzi rientrano nella norma: Il 62% dei giovani ammette di mangiare tutto, solo una piccola parte è vegetariana (3,8%) o vegana (1,5). Sono attenti al consumo sostenibile e dichiarano di preferire alimenti coltivati a chilometro zero (56,8%) cibi bio (54,4%) e non Ogm (50,7%). Il 71% di loro ammette di fare la differenziata.
Nonostante la spiccata sensibilità verso uno stile di consumo salutista e eco-friendly, alla maggioranza dei post millennials non dispiace bere alcolici: dalle risposte raccolte la birra (65,4%) è l’alcolico preferito, seguono il vino (55,3%) e i superalcolici (56%), il fumo invece caratterizza un terzo di loro. Fumo e alcol sono prevalenti nelle ragazze, mentre spetta ai maschietti il maggior utilizzo di integratori per la crescita muscolare.

Post Millennials: le differenze tra Nord e Sud

Per quanto riguarda valori e cultura i ragazzi del Nord e quelli del Sud non mostrano divergenze lampanti. Le differenze che emergono sono quelle relative al contesto di appartenenza. Al Sud si avverte la carenza di servizi e opportunità: attrezzature sportive; trasporti; accesso ad internet e rispetto per l’ambiente raccolgono nelle regioni meridionali pareri negativi.
Anche l’accesso al lavoro è percepito in maniera differente: per avere successo nella vita, al Nord più che nelle altre due aree (del Centro e del Sud), «sono considerate utili e/o ammissibili le raccomandazioni, la furbizia, la disponibilità al compromesso, la capacità di ubbidire», l’aspetto fisico, il genere e lo spirito d’iniziativa è molto importante. «Nel valutare una persona, gli studenti della regione Sud danno maggiore enfasi ai titoli di studio e alla cultura del singolo. Gli studenti del Sud e del Centro vorrebbero una società in cui si valorizzi il merito. Tale aspettativa viene meno al Nord». Infine, i ragazzi della regione Sud, più degli altri, vorrebbero che chi viene in Italia si adatti al modo di vivere di questo paese.

Il costruttivo, l’opportunista e l’intraprendente

La ricerca ha individuato tre profili: il costruttivo, l’opportunista e l’intraprendente.

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I post millennials aspirano ad una società meritocratica

Quasi tutti i post millennials (93,4%) aderiscono al profilo Costruttivo, più della metà (57,8%) s’identifica con le caratteristiche dell’Intraprendente, o considera tali caratteristiche essenziali al raggiungimento del successo. «Solo pochi giovani (2,3%) dichiarano di dare molta importanza alla carriera, la ricchezza e il potere ed essere disposti a cercare facilitazioni per raggiungere tali obiettivi.
La maggior parte dei rispondenti (65%) non si riconosce nelle affermazioni legate al profilo dell’Opportunista, tuttavia un cospicuo numero di post millennials (32,6%) si trova divisa, accetta alcune affermazioni e ne rifiuta altre oppure non si sbilancia verso l’accordo o il disaccordo con esse».
Sintetizzando al massimo, il rapporto dimostra come i post millennials italiani siano saldamente ancorati a valori democratici e solidali. Una società che permetta salari dignitosi e rispetto delle differenze etniche, religiose e culturali è per loro auspicabile. I modelli di riferimento, per definirli tali, devono avere le seguenti qualità: onestà; forza; coraggio; intelligenza e altruismo. E la cosa, al meno in teoria è molto tranquillizzante.

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