SMART-UP, IL PROGETTO EUROPEO CONTRO LA POVERTÀ ENERGETICA
Si chiama Fuel Poverty e minaccia 3 milioni di italiani. E per contrastarla il Bonus Elettricità non basta.
15 Dicembre 2015
Come si può contrastare la povertà energetica? Il tema, per l’Italia, è relativamente nuovo, ma il problema si sta imponendo con cifre sempre più importanti. Ora un progetto Europeo rilancia il dibattito e suggerisce alcune linee di intervento. Si chiama Smart-Up e coinvolge Francia, Spagna, Regno Unito, Malta e Italia. Capofila per il nostro paese è Aisfor che, insieme a Cilap-Eapn Italia e al Cesv lo ha presentato durante il seminario “Consumatori vulnerabili, energia domestica e povertà energetica. Come fornire assistenza…”, che si è svolto a Roma il 15 dicembre scorso.
Qual è il problema
Secondo uno studio dell’associazione Bruno Trentin la povertà energetica (Fuel Poverty) minaccia oltre tre milioni di Italiani e colpisce chi spende più de 10% del proprio reddito per i consumi energetici. Ma il numero dei cosiddetti consumatori vulnerabili è ampio, perché comprende, oltre a chi non ha un reddito sufficiente, anche anziani, disabili, famiglie con bambini piccoli, malati che usano apparecchi elettromedicali e tutte le persone che hanno abitazioni inefficienti dal punto di vista energetico (spesso si tratta di chi vive in case in affitto, i cui proprietari non hanno interesse a fare lavori di ristrutturazione, o di chi vive in case isolate). Tutti motivi che portano a consumare più energia, più di quella che ci si può permettere di pagare. Spesso c’è anche un elemento di impreparazione: le persone cioè non sono consapevoli di come e quanto consumano e non conoscono i modi per ridurre il consumo di energia. Le conseguenze sono pesanti: case che non raggiungono il thermal comfort per quanto riguarda la temperatura, sono case in cui ci si ammala facilmente, a volte anche gravemente.
Le misure di contrasto
Durante il seminario è stato raccontato che in Inghilterra, ad esempio, in ogni casa c’è un display, che segnala l’andamento del consumo durante l’arco della giornata. Smart meter e display di monitoraggio sono indubbiamente strumenti utili nel contrasto alla povertà energetica, ma non immediatamente adottabili in Italia. Si può invece agire rapidamente sul piano della formazione.
Per questo SMART-UP (che è finanziato nell’ambito del programma Horizon 2020) affronta il tema con un triplice obiettivo.
Il primo è proprio quello di rendere i consumatori vulnerabili più coscienti dei loro consumi, per facilitare l’adozione di nuovi stili di vita. Per arrivare a loro, si passa attraverso il secondo obiettivo: formare gli operatori sociali che sono a contatto con i consumatori vulnerabili, perché siano attrezzati ad affrontare questo specifico problema. Il terzo è molto concreto: verrà fornita assistenza a mille persone che soffrono di povertà energetica. In più, il progetto comprende un’iniziativa di ricerca sociale per definire i meccanismi e gli strumenti di assistenza più efficienti per combattere la povertà energetica.
In Italia l’unico strumento di contrasto a questa forma di povertà è il Bonus Elettricità, insieme al Bonus Gas. Secondo i dati forniti durante il seminario, nel 2014 le persone in disagio economico che hanno avuto accesso al bonus elettricità sono state 933.000 circa mentre 625.000 hanno avuto il bonus gas. Poche, di fronte ai circa 3 milioni di persone che secondo le stime potrebbero avere accesso al bonus elettrico e ai 2,5 milioni e mezzo che avrebbero diritto al bonus gas (info sul sito: www.autorita.energia.it ). Complessivamente, il costo del bonus elettrico nel 2014 è stato di 87 milioni di euro, quello del bonus gas di 110 milioni. cifre decisamente non stratosferiche.
Il bonus è uno strumento necessario, e anche rodato, ma occorre sciogliere i nodi che gli impediscono di essere più efficace e soprattutto più accessibile. Per esempio, molti dei potenziali aventi diritto non sanno che esiste: c’è quindi un problema di informazione. Le procedure, soprattutto quando si accede la prima volta, sono complicate, e richiedono che la domanda vada fatta in Comune, cosa che mette in crisi molte persone, che si vergognano a rendere nota la loro povertà. Questo strumento di contrasto alla povertà andrebbe inoltre meglio integrato con gli altri. Infine, la nuova normativa sull’ISEE ha alzato la soglia di accesso, escludendo molte persone, e quindi i parametri vanno rivisti.
Formare gli operatori alla conoscenza e all’uso di questo strumento è comunque un passo avanti.