DISAGIO MENTALE: PARLARNE FA BENE. ANCOR DI PIÙ CON IL RISO
Con "Tutti matti per il riso" Progetto Itaca raccoglie fondi, ma soprattutto invita a superare lo stigma. Domenica 9 ottobre in sette piazze di Roma.
28 Settembre 2016
“Che, sei pazzo?” è un’espressione di uso comune, di quelle che spontaneamente si inseriscono nelle conversazioni quotidiane. Ma proprio perché spontanee possono essere campanelli di allarme. In questo caso, dello stigma che ancora circonda chi soffre di disagio mentale.
Proprio la lotta allo stigma è l’obiettivo principale della Giornata Mondiale della Salute Mentale, proclamata dall’ OMS per il 10 ottobre. Lo spiega Guido Valentini, direttore del Centro di riabilitazione psichiatrica Club Itaca Roma: «è fondamentale fare una corretta informazione sulla salute mentale, per aiutare a comprendere come le persone che soffrono di disturbi mentali non siano pericolose». Le paure infatti, alimentate dal pregiudizio, «portano ad adottare atteggiamenti discriminatori che emarginano le persone, anche quelle con disagi molto lievi».
Contro lo stigma
Contribuiscono a perpetuare lo stigma anche i media, che parlano poco di disagio mentale, nella maggior parte dei casi lo fanno in relazione a casi di cronaca nera e molto raramente raccontano invece le storie di chi attraversa esperienze di sofferenza psichica e ne è uscito o ha trovato il modo di conviverci.
Inoltre «i media sono loro malgrado costretti a usare un linguaggio il più semplice e diretto possibile», spiega Valentini, «e questo rende facile incappare nell’uso di espressioni che confermano il pregiudizio: “ha fatto una follia”, “un gesto pazzesco”… Per fortuna oggi sempre di più i si stanno sensibilizzando ad un approccio politically correct. Questo è un segno importante, che mi dà molta speranza».
E, a proposito di linguaggi, anche il termine “malattia mentale” va usato con cautela. «Noi preferiamo parlare di salute mentale. “Malattia mentale” contiene un’accezione negativa, “malattia” è una parola che fa paura. “Salute” invece mostra il lato positivo della medaglia. Il che non significa nascondersi dietro un dito. Ci sono forme di disagio mentale serie, che non possono essere sottovalutate, anche perché possono essere invalidanti».
I numeri del disagio
Il numero delle persone che soffrono di disagio mentale sembra in crescita. Secondo l’OMS, nel nostro continente i disturbi psichici interessano oltre 1/3 della popolazione ogni anno. Il più diffuso è con la depressione che colpisce 33 milioni di persone in Europa (350 nel mondo). Sempre secondo l’OMS, entro il 2020 potrebbe diventare la seconda malattia più invalidante al mondo, dopo quelle cardiovascolari, e nel 2030 la patologia cronica più frequente. Tanto che il mensile The Economist in un articolo ha definito i disturbi mentali la prossima “epidemia” sanitaria (“Mental illness. The age of unreason”, numero dell’11 luglio 2015).
«Naturalmente tutto questo andrà a incidere fortemente sulla vita della persone, sulla società, sui costi della sanità pubblica. Una persona su 4, nell’arco della sua esistenza, ha avuto problemi di salute mentale, anche non gravi. Nei Paesi avanzati è più facile vivere periodi di depressione e forti attacchi d’ansia fino al panico: sono molte le persone che non prendono più l’ascensore, non salgono in metropolitana, e così via… Sembrano cose non gravi, e infatti non sono disturbi invalidanti a 360°, ma queste persone hanno dovuto trovare escamotage e soluzioni, cambiare la propria vita. Per qualcuno ha voluto dire interrompere la carriera, per qualche altro cambiare casa… le ricadute sulla qualità della vita sono pesanti».
E poi ci sono le situazioni più gravi, o quelle nuove. «Ad esempio i rifugiati», racconta Valentini, «hanno subito stress e traumi, la perdita di persone care, l’allontanamento da casa, violenze e torture… Perciò soffrono di patologie legate agli stress post traumatici».
Il messaggio di Progetto Itaca
Ma quello che conta è che il messaggio. alla fine è positivio: «Nel 21° secolo siamo in condizione di conoscere le situazioni negative della nostra psiche e e del nostro animo. Siamo in grado di curarle».
È lo spirito con cui lavora Progetto Itaca, il messaggio che cerca di lanciare ogni giorno: «non temere la patologia, puoi accogliere il disagio e riconoscerlo, perché si può curare».
Lo stigma si affronta a partire dalla consapevolezza che è dentro di noi. Valentini ricorda che «negli anni settanta, ottanta non si poteva parlare di certe malattie come il tumore o l’Aids. Ogni anno partecipo a Race for the cure e vedo sempre più persone: se ne può parlare, lo portiamo in piazza. In prospettiva, speriamo che succeda questo anche per la salute mentale. Si tratta di una prospettiva di lungo termine, ma è importante parlarne, e anche parlarne tanto. In fondo, ci sono stati campioni sportivi che hanno fatto una sorta di outing sulle loro debolezze in questo campo, e ci sono stati anche premi Nobel schizofrenici.
Il 9 ottobre
È per tutto questo che sabato 8 e domenica 9 ottobre i volontari di Fondazione Progetto Itaca Onlus saranno nelle piazze italiane per la seconda edizione di “Tutti matti per il riso”. A fronte di una piccola donazione si potrà portare a casa 1 kg di riso Carnaroli e la ricetta del “Riso all’allegra”, ideata dallo chef-filosofo fiorentino Fabio Picchi che insieme alla moglie, l’attrice Maria Cassi, è testimonial dell’iniziativa. Con i fondi raccolti Progetto Itaca potrà sostenere le proprie attività e proseguire nell’offrire un aiuto concreto a chi soffre di disturbi psichiatrici.
A Roma l’ appuntamento con “Tutti matti per il riso” è domenica dalle ore 9 alle 20 in sette piazze (Piazza Sempione, Piazza S. Emerenziana, Piazza Euclide, Piazza San Lorenzo in Lucina, Piazza del Gesù, Piazza Ungheria, Piazza Aruleno Celio Sabino) e presso il negozio IKEA del centro commerciale Porta di Roma.
I soldi raccolti andranno a sostegno di Progetto Itaca Roma e al suo centro di reinserimento socio-lavorativo che finora ha accolto 64 giovani Soci/utenti con disagio psichico grave. Inoltre l’associazione ha rappresentato un sostegno concreto per più di 200 famiglie, ha svolto opera di informazione e sensibilizzazione con oltre 1000 studenti delle scuole e coinvolto circa 50 utenti nei Gruppi Auto Aiuto.