SALUTE MENTALE, PROGETTO ITACA ROMA: IL PROBLEMA RESTANO LE RISORSE, ANCHE UMANE

Nel Lazio più di un cittadino su 4 vive con disturbi mentali e oltre il 49% dei giovani italiani ha dichiarato di soffrire di ansia o depressione post pandemia. Cristina Raho, Progetto Itaca Roma: «C'è più consapevolezza, ma le risorse sono scarse e le risposte dei servizi disomogenee»

di Giorgio Marota

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Itaca è il luogo conosciuto, l’isola al centro di tutte le mappe, il posto che chiamiamo casa dopo un lungo viaggio. Il progetto che ne porta il nome dal 1999 – Progetto Itaca, appunto – è la strada. I volontari di una delle principali organizzazioni italiane impegnate a favore della salute mentale agiscono in 17 sedi territoriali, con l’obiettivo di sensibilizzare la comunità e diffondere una corretta informazione per favorire la prevenzione e l’orientamento alla cura, oltre a sostenere le persone che soffrono di disturbi e le loro famiglie. Un tema che viene spesso sottovalutato, oppure inquadrato semplicemente con la lente clinica, trascurando quella socio-educativa. Ecco perché ottobre, il mese della salute mentale, serve ad accendere un faro.

Torna Tutti matti per il riso

Progetto Itaca contribuisce anche quest’anno con Tutti matti per il riso, iniziativa giunta alla decima edizione e programma il 12 e il 13 ottobre: è una campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi che si svolge a Roma (in Piazza del Gesù e presso la parrocchia di Sant’Eugenio) e in altre piazze delle principali città italiane e che, per quanto riguarda le attività nella Capitale, segue l’appuntamento dello scorso weekend a Piazza Sempione Il volontariato incontra Montesacro, la conferenza a Montecitorio di mercoledì 9 ottobre con focus su sfide e opportunità della tecnologia e l’iniziativa di oggi, giovedì 10 a cura del collegio nazionale dei Dipartimenti di Salute Mentale e ASL Roma1 proprio in concomitanza con la Giornata nazionale. I cittadini riceveranno, a fronte di una donazione, confezioni di riso da un chilo e il ricavato sarà interamente destinato al finanziamento dei servizi gratuiti offerti dall’organizzazione. Il 23 ottobre prenderà inoltre il via un percorso formativo per volontari con cadenza settimanale, il 26 sempre a Roma si festeggeranno le nozze d’argento di Progetto Itaca, mentre nella seconda metà del mese partirà il ciclo di incontri Famiglia a Famiglia. Si arriverà così all’open day Inclusione lavorativa e salute mentale – Una sfida da comprendere del 29 ottobre, un incontro con le risorse umane delle aziende del territorio, finalizzato alla sensibilizzazione sull’inserimento lavorativo delle categorie fragili.

PROGETTO ITACA
Tutti matti per il riso, il 12 e il 13 ottobre, sarà a Roma in Piazza del Gesù e presso la parrocchia di Sant’Eugenio) e in altre piazze delle principali città italiane

Nel Lazio più di un cittadino su 4 vive con disturbi mentali

Secondo l’ultimo report sulla salute mentale del ministero della Salute, le prestazioni erogate annualmente dai servizi territoriali ammontano a 9,3 milioni e ogni anno si spendono 400 milioni di euro di antidepressivi e 84 milioni di antipsicotici. Anche nel Lazio il disagio psichico è una delle questioni sociali più pressanti: più di un cittadino su 4, per l’esattezza il 27,1% della popolazione, pari a circa 1,5 milioni di persone, vive con disturbi mentali. Tuttavia, il finanziamento dedicato alla salute mentale è tra i più bassi in Europa: solo il 2,7% del Fondo Sanitario Regionale Lazio e il 3,4% del Fondo Sanitario Nazionale sono destinati a questo settore cruciale. Esistono, tra l’altro, importanti differenze legate al genere. I tassi relativi ai disturbi schizofrenici, ai disturbi da abuso di sostanze e al ritardo mentale sono maggiori negli uomini rispetto alle donne, mentre l’opposto avviene per i disturbi affettivi, nevrotici e depressivi. In particolare per la depressione, il tasso degli utenti di sesso femminile è quasi doppio rispetto a quello del sesso maschile (25,4 per 10.000 abitanti nei maschi e 43,2 nelle femmine).

La situazione tra i giovani

«Rispetto a 25 anni fa, quando Itaca ha mosso i primi passi, il tema della salute mentale è finalmente diventato di dominio pubblico», ha spiegato Cristina Raho, direttrice di Progetto Itaca Roma. «Quando è nata l’associazione, era forte l’esigenza di creare attorno alla persona con disagi psichici una rete e una modalità di supporto anche per le famiglie. Trovavamo il familiare quasi sempre inconsapevole, mentre oggi c’è più attenzione». I passi in avanti in termini di consapevolezza sono stati tanti e continui, anche se il Covid ha fatto da acceleratore. «L’argomento è finito anche nei discorsi delle generazioni più giovani: sono stati loro, i ragazzi e le ragazze, a togliere il velo, permettendo al tema del disagio psichico di emergere in maniera meno stigmatizzante. L’isolamento fisico è diventato anche sociale, la pandemia si è esaurita da un punto di vista clinico, ma i cambiamenti nel contesto culturale sono rimasti e i più fragili ne hanno pagato le conseguenze». L’utilizzo massiccio di sistemi tecnologici e digitali ha raffreddato le relazioni. «Così un po’ tutti hanno capito che stare male non era strano, anzi era una possibilità». Il 49,4% dei giovani italiani tra i 18 e i 25 anni ha dichiarato di soffrire di disturbi d’ansia o depressione proprio a seguito della pandemia. Sempre secondo il rapporto del ministero, le restrizioni alla libertà e l’incertezza sul futuro hanno infatti alimentato sentimenti di smarrimento e impotenza. Per gli esperti almeno il 50% dei disturbi di salute mentale esordisce prima dei 15 anni e l’80% di questi ultimi si manifesta prima dei 18 anni. La conferma del fatto che gli adolescenti abbiano risentito più di altri gli effetti dell’emergenza sanitaria arriva anche dalla ricerca condotta da Ipsos e promossa dal Gruppo Axa – ansia (28%), depressione (23%), solitudine (5%), stress (5%) e paura (5%) sono i problemi di salute mentale più comunemente riscontrati –, dove solamente il 18% degli intervistati ha dichiarato uno stato di pieno benessere, un dato in calo rispetto allo scorso anno (20%). È lo stress il disturbo mentale più diffuso a livello globale e in Italia è avvertito dal 56% delle persone (+8% rispetto al 2022). Il 48% degli italiani, inoltre, si sente solo (il dato peggiore in Europa), mentre incidono sullo stato di salute mentale anche l’impatto negativo della guerra, avvertito dal 52% del campione, e l’impatto degli effetti negativi del cambiamento climatico (43%, terzi in Europa). Secondo il Rapporto, l’insorgenza di depressioni e ansie è collegata anche a una diminuzione del rendimento scolastico e spesso induce i giovani ad abbandonare gli studi. In tutta l’Unione Europea, gli studenti che manifestano un disagio mentale hanno il 24% di probabilità in più di ripetere un esame.

PROGETTO ITACA
Dal 2011 Club Itaca Roma ha contribuito al reinserimento lavorativo di 37 persone a partire dall’idea che le persone con disagio psichico abbiano il pieno diritto di integrarsi

Progetto Itaca Roma: «Il livello statale rinforzi le reti socio-sanitarie territoriali»

«Il problema principale sono sempre le risorse» è il pensiero della direttrice di Progetto Itaca Roma. «Le risorse sono scarse da un punto di vista finanziario ed economico e anche umano, e mi riferisco al numero di professionisti della salute mentale. C’è una fuga impressionante dal pubblico verso il privato e questo non fa bene al welfare. La risposta dei servizi sanitari non è omogenea, ogni Asl ha i suoi anelli più fragili e le proprie forze, per fortuna Roma e la sua città metropolitana, con le Asl corrispondenti, resiste e si integra abbastanza bene con il tessuto sociale. Questa rete potrebbe però essere rinforzata a livello statale, ricordando che il nostro non è solo un sistema sanitario bensì è socio-sanitario». A proposito del reinserimento lavorativo e sociale, uno dei progetti più significativi dell’ETS è il Club Itaca Roma, che promuove l’autonomia delle persone offrendo loro un ambiente strutturato nel quale, affiancati da professionisti, collaborano per migliorare competenze e abilità sociali. Questo programma dal 2011 ha contribuito al reinserimento lavorativo di 37 persone e si basa sull’idea che le persone con disagio psichico abbiano il diritto di integrarsi pienamente nella società. «Lavoriamo sulla parte sana e sul recupero dell’identità di persona e non di malato», specifica la direttrice.

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