PROGETTO SANTA MARADONA: A BASTOGI IL PANE E LE ROSE
A Bastogi è nato il Progetto Santa Maradona: un social market, la squadra di calcio ASD Bastogi e uno sportello dedicato all’emergenza abitativa
18 Novembre 2022
«La lavoratrice deve avere il pane, ma anche le rose» diceva un motto coniato durante un famoso sciopero dei lavoratori dell’industria tessile svoltosi nel 1912 in Inghilterra, diventato un simbolo del movimento socialista. Il pane e le rose è quello di cui oggi ha bisogno un territorio lasciato ai margini della città e il cui tessuto sociale è disgregato. È in questo modo che per il quartiere di Bastogi, alla periferia nord di Roma, è stato ideato il Progetto Santa Maradona, creato da Aurelio in Comune e supportato dalla Fondazione Charlemagne, in collaborazione con Action Diritti in Movimento, AMKA Onlus, Arci Roma, l’associazione Rigenerazione, Ecpat Italia Onlus, La Fattorietta, la Fillea Cgil Roma e Lazio, Forum Terzo Settore Lazio e Nonna Roma. Il pane è il social market, o emporio sociale, nato grazie all’esperienza in molti quartieri della Capitale di Nonna Roma. Le rose sono l’attività di svago, la nuova squadra di calcio ASD Bastogi, che milita in terza categoria, colori sociali il giallo e il nero come il Penarol di Montevideo. Ed è stato appena aperto anche un’importante sportello dedicato all’emergenza abitativa. «Energie sociali potenti invece della solita narrazione mistificante. E tutto questo grazie ai soggetti del Terzo Settore» ha scritto Francesca Danese in un post sulla sua pagina Facebook. È dalla visionaria concretezza di questi mondi che si produce cambiamento, con tenacia, pazienza, ostinazione». Ne abbiamo parlato con Maristella Urru, consigliera di Aurelio In Comune al XIII Municipio di Roma, e con Alberto Campailla, presidente di Nonna Roma.
Bastogi: l’emergenza abitativa
«Bastogi è una di quelle periferie estreme di questa città che sono caratterizzate da una narrazione anche distorta rispetto a quella che è la realtà» ci ha spiegato Maristella Urru. «Luoghi che, invece di essere abbandonati, dovrebbero essere i punti di attenzione. Il Progetto Santa Maradona nasce proprio con lo scopo di puntare un faro su queste periferie, e cercare di mettere insieme tante azioni, relazioni buone pratiche che possano valorizzare il luogo. È una periferia dove ci sono tante famiglie, che vivono in queste sei palazzine da 30-40 anni. È una sorta di paese all’interno del municipio. È come se gli abitanti si sentissero una cosa a parte. E questo nasce anche dal senso di abbandono che sentono da parte delle istituzioni». Il Progetto Santa Maradona nasce qualche anno fa, ai tempi della pandemia, quando Aurelio In Comune, insieme a Nonna Roma, è entrato a Bastogi attraverso il progetto di spesa sospesa. «Tante persone, non potendo più lavorare, e non potendo accedere agli ammortizzatori sociali, avevano difficoltà a mettere insieme il pranzo con la cena» ricorda Maristella Urru. «Quando siamo entrati in relazione con quei luoghi poi sono emerse altre esigenze». «La prima è l’emergenza abitativa» continua. «Molte delle persone che abitano a Bastogi non sono assegnatarie della casa, pur stando lì da 30-40 anni. Se sei occupante non hai diritto alla residenza e quindi sei tagliato fuori da altri servizi. Per questo è stata importante l’azione di Nonna Roma, una mozione che è stata ripresa in tanti municipi, tra cui il nostro, che è stato il primo ad approvarlo, e dall’assemblea capitolina: finalmente il sindaco Gualtieri e la Giunta hanno firmato la direttiva la settimana scorsa». La direttiva di cui parla è l’applicazione della deroga all’articolo 5 del Decreto Lupi, Secondo questa deroga, «per i soggetti fragili, per i nuclei familiari con minori, disabili, ultrasessantacinquenni e con fasce di reddito superiori a quelle necessarie ad accedere all’edilizia residenziale popolare, potranno richiedere la residenza, pur senza presentare un titolo di proprietà, affitto e comodato d’uso dell’immobile in cui decidono di stabilire la propria residenza» spiega Maristella Urru. «In questo modo si mette una pezza all’articolo 5 del Decreto Lupi che era anticostituzionale: effettivamente la residenza è il luogo dove tu abitualmente dimori. La residenza ti permette di accedere ad altri servizi, come il medico di base e la scuola». «Nel progetto abbiamo inserito uno sportello per l’emergenza abitativa» aggiunge, «per segnalare problematiche relative alla residenza e per segnalare problemi che si possono creare a livello di necessità di manutenzione». Una volta conosciuto il quartiere di Bastogi, si è cercato di raccogliere quelli che sono i bisogni e di dare risposte. Il social market, lo sportello casa, il fondo per le emergenze sanitarie.
ASD Bastogi: andare oltre Come un gatto in tangenziale
Il nome Santa Maradona, che rimanda immediatamente al calciatore più grande della storia, nasce da una canzone dei Mano Negra di Manu Chao, dedicata, più che a Maradona, al pubblico che si esalta, che gioisce, del calcio che arriva tra il popolo, tra la gente di periferia. Santa Maradona è anche un grande film di Marco Ponti, una storia che parla di lavoro, di opportunità, di svolte nella vita. Ed è proprio quello di cui stiamo parlando oggi. Il calcio è passione, è coesione, è riscatto. Così è nata l’ASD Bastogi, una squadra di calcio popolare. Il motto è “una squadra un quartiere”. «È una realtà che cerca di rafforzare la coesione all’interno del quartiere, ma soprattutto di far uscire fuori Bastogi dal suo perimetro, e dare una visione diversa da quella che è» ci spiega Maristella Urru. «È la parte ludica del progetto, ma ha uno scopo sociale molto elevato. Che è quello di uscire dallo schema della narrazione che ha fissato nell’immaginario collettivo Bastogi, andare oltre Come un gatto in tangenziale e le notizie di cronaca». «I ragazzi sono molto entusiasti del progetto, lo sentono un progetto loro, una cosa che hanno fatto nascere loro e che piano piano stanno costruendo allenamento dopo allenamento, domenica oltre domenica» continua. «Al di là dei risultati è il concetto di coesione sociale che ci interessa. Se si mettono insieme le energie migliori, anche in periferia nascono le rose». La squadra gioca in Terza Categoria, tra i dilettanti. «I giocatori sono compresi tra i 16 e i 35 anni» ci spiega Maristella Urru. «È una fascia che comprende adolescenti e adulti, siamo partiti con quella perché era anche un discorso di persone che già conoscevamo. In poche settimane si è già creato un senso di appartenenza, le persone che vengono a vedere la squadra sono tante, e appassionate. A Bastogi ci sono dei campi di calcio a 5, che non sono adatti. Allora le partite in casa si giocano al campo del Tanas a Primavalle. Per similitudini di quartiere ci troviamo. Le persone di Bastogi vengono a vedere la partita. È una cosa che apprezzano e che dà loro una dignità».
L’emporio sociale: più scelta e più dignità per le persone
Il pane e le rose. Un aspetto fondamentale del Progetto Santa Maradona è proprio il pane, e l’emporio sociale, gestito da Nonna Roma, è la risposta a uno dei bisogni fondamentali del quartiere. «Siamo stati coinvolti da Aurelio in Comune sulla base di una collaborazione precedente» ci ha raccontato Alberto Campailla, presidente di Nonna Roma. «Sulla scia di un lavoro che facciamo da cinque anni, insieme a loro abbiamo distribuito pacchi alimentari a tante famiglie di Bastogi, del Municipio XIII, nella zona di Roma nord. Quando poi loro hanno conosciuto la fondazione Charlemagne che ha manifestato l’interesse su quel territorio, siamo stati coinvolti in una cosa che non è stata più quella dei pacchi». «L’emporio da loro immaginato prende spunto dal nostro emporio, che si trova a Via Togliatti» aggiunge. «Per noi è stata la continuazione di un percorso che abbiamo fatto da un po’ di tempo: ristrutturare un lavoro di politica sociale contro la povertà alimentare, non più attraverso i pacchi ma con uno strumento che restituisce maggior autonomia e scelta alle persone. e maggiore dignità».
Come funziona un social market?
Ma come funziona un social market? «Sulla base della nostra esperienza abbiamo costruito insieme il social market anche a Bastogi» ci spiega Campailla. «Ogni famiglia ha circa 100 punti, con una variazione di circa 5 punti sulla base di famiglie che hanno disabili o minori. Questi punti servono ad acquistare i prodotti. Il social market non è altro che un supermercato sociale gratuito dove ogni prodotto ha un prezzo. Con quei punti posso prendere 50 pacchi di pasta o due pacchi di pasta, il caffè e altri articoli. I punti sono su base mensile: hai un mese per spendere, e alla fine si azzera il conteggio. Si può ovviamente venire a più riprese a prendere gli articoli. Nel social market ci sono prodotti secchi, che non hanno bisogno di conservazione: latte, sughi, pasta, scatolame e legumi. E prodotti freschi, come formaggi e yoghurt».
Maradona: il simbolo di un riscatto popolare
Il nome di Santa Maradona è perfetto per un progetto che unisce calcio, solidarietà, aspirazione a una vita migliore. «Maradona non è un eroe della nostra città, ma è il simbolo di un riscatto popolare possibile grazie al calcio» riflette Campailla. «Quando abbiamo iniziato a ragionare su questo progetti di contrasto alla povertà del riscatto sociale, peer dirla un po’ più come si diceva una volta, abbiamo pensato che significava mettere insieme il pane e le rose. Sussistenza e assistenza, in una modalità che è quella dell’emporio, mettendola insieme con un processo di promozione sociale, di attivazione come lo sport e il calcio». Le due cose sono strettamente collegate, una non può vivere senza l’altra. «Le famiglie dei ragazzi che giocano a calcio spesso sono anche quelle che hanno bisogno del cibo, e frequentano l’emporio». «Nonna Roma ha diverse sedi, e conosciamo i quartieri più poveri della città a Bastogi abbiamo trovato tante similitudini con i quartieri che conosciamo, dove convivono uno stato di estrema povertà, ma anche una popolazione che ha voglia di riscattarsi. Il progetto di Bastogi è stato salutato con grande partecipazione. È venuto anche il calciatore della Roma Bryan Cristante, ed è stato salutato molto positivamente. Se penso ad altri quartieri dove operiamo, sono zone difficili dove convivono povertà e criminalità organizzata, ma ci sono anche tante persone con la schiena dritta che vogliono mettersi in gioco. Cerchiamo di essere una miccia per innescare un processo di trasformazione e per cercare di tenere insieme un tessuto sociale che si è completamente disgregato: Oggi per fare questo non basta l’assistenza né solo far giocare le persone. Servono entrambe le cose».