SCUOLE APERTE. IL GOVERNO INVESTA NEL PROGETTO
È l'appello univoco di assessori, dirigenti scolastici, docenti, associazioni, genitori e studenti per un progetto che conta buone prassi in tutta Italia. Ma servono procedure più snelle e più autonomia
12 Marzo 2024
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«La scuola non si riduca ad una parentesi aperta dalla 8 alle 14. Alla luce delle buone pratiche diffuse da nord a sud del nostro Paese chiediamo al Governo di credere e investire fondi sul progetto Scuole aperte, una delle poche opportunità che abbiamo per combattere la povertà educativa». È univoco l’appello che arriva da assessori all’Istruzione, dirigenti scolastici, docenti, associazioni, genitori e studenti radunati nella sala Protomoteca del Comune di Roma per gli stati generali di Scuole Aperte. Un’iniziativa nata da piccole esperienze locali – ma diffusasi velocemente in tante regioni italiane – che ha come obiettivo il favorire l’accesso agli Istituti scolastici anche al di fuori dell’orario curricolare, offrendo a ragazze e ragazzi, attività artistiche, sportive, musicali e laboratoriali. Democraticizzare gli spazi scolastici, restituendoli alla propria comunità educante composta da diversi attori e rivolta a più destinatari.
Dopo il Covid una fotografia preoccupante dei ragazzi
Ma occorre davvero garantire questa continuità di servizi educativi e ricreativi oltre l’orario curricolare? La risposta è sì, e a motivarlo sono i dati raccolti dalla fondazione The Bridge, che negli scorsi mesi ha avviato un’indagine sul disagio psicologico dei bambini a seguito della pandemia da Covid-19, sottoponendo un questionario ad oltre 400 docenti e dirigenti scolastici in tutta Italia. Ne è uscita fuori una fotografia preoccupante dei giovani italiani: durante la pandemia è stata rilevata una riduzione significativa delle competenze di studentesse e studenti con una competenza numerica inadeguata passata dal 39,3% pre Covid al 43,36%, accompagnata da una carenza linguistica che sfiora il 38,6%. A questi deficit si è affiancata una crescita esponenziale dei problemi di salute mentale: nel 2021 l’ospedale Bambin Gesù di Roma ha registrato un +30% di ricoveri in psichiatria per atti di autolesionismo e tentativi di suicidio mentre l’ospedale Gaslini di Genova ha visto crescere i ricoveri in neuro-psichiatria da 72 casi del 2019 ai 270 del 2022. La metà dei docenti e dirigenti intervistati ha confermato che queste difficoltà hanno generato un impatto diretto sul percorso scolastico che nel migliore dei casi ha generato solo un aumento delle assenze, in altri anche l’abbandono scolastico.
Scuole aperte: a Roma un percorso ancora lungo e non senza limiti
Cosa sarebbe accaduto, allora, se durante la pandemia, diversi Istituti scolastici non avessero ripensato i propri spazi scolastici proponendo didattiche alternative o prolungando i tempi di apertura? Un quesito che pone al centro del dibattito Claudia Pratelli, assessora alla Scuola, Formazione e Lavoro del Comune di Roma. «Ammettiamo che per Roma il progetto Scuole aperte ha una storia recente. Nel Novembre 2021, post pandemia, è stata per noi una necessità dare una scossa alla scuola, aprendo nuovi spazi di socialità, coinvolgendo le associazioni del territorio e recependo i bisogni di quasi tre milioni di residenti distribuiti in 15 municipi. Con il nostro avviso Scuole aperte, abbiamo stanziato 2 milioni di euro permettendo a 115 Istituti aperti oltre l’orario curricolare, di presentare progetti in ambiti come l’arte e la cultura, il supporto scolastico, l’educazione all’affettività o l’avvicinamento a discipline tecnico-scientifiche. Il percorso è ancora lungo e non privo di limiti».
Le prossime sfide di Scuole aperte
Nonostante, infatti, l’assunto di uno spazio educativo prolungato fino a sera sia accolto dagli attori delle diverse comunità educanti territoriali, evidenti difficoltà si riscontrano nella sua ricaduta pratica. Un esempio su tutti: chi si fa carico di tenere i cancelli dell’Istituto aperti fino a sera? Pone la domanda Alberto Menenti dell’associazione culturale Ondamusic.it, partner del progetto Scuole aperte presso l’ITS Pascal di Roma. «Il progetto stenta a diffondersi se non c’è fiducia tra i dirigenti scolastici e noi associazioni. Per il personale ATA c’è difficoltà a restare anche il pomeriggio o ad aprire i plessi anche nel weekend, momenti in cui noi offriamo corsi ad adulti come la scuola di italiano per stranieri. Siamo convinti che Scuole aperte stia funzionando ma dobbiamo rendere più snelle le procedure amministrative per non pesare sulle segreterie scolastiche». Stessa proposta di più autonomia è stata ribadita da Roberto Orioli della Rete romana scuole aperte e partecipate: «alcune delle scuole in cui siamo presenti non hanno potuto partecipare al bando per dei limiti che andrebbero superati grazie al principio di co-responsabilità. Il concetto di non affidare la responsabilità alle diverse componenti della comunità educante è particolarmente diseducativo; la conseguenza è che il percorso di educazione fallisce. Insegnare ad un bambino che non deve spegnere lui la luce, che non deve chiudere la porta perché c’è qualcuno che lo fa per lui, non lo aiuta a crescere». Tra le prossime sfide del progetto c’è una maggiore promozione dei patti di collaborazione e patti educativi di comunità, più presenza di ETS e più inclusività per ragazze e ragazzi. Davanti ad un “monolite Scuola” che fatica a cambiare prospettiva e approccio, Scuole aperte può far sì che le attività pomeridiane abbiano ricadute positive anche sulle ore mattutine. «La diversità dei territori italiani coinvolti nel progetto – conclude l’assessora Pratelli – prevedrà anche la redazione di un Vademecum di Scuole aperte che metta in rete queste buone pratiche fissando alcuni punti fermi, risultati vincenti in questi anni. Infine, siamo convinti che serva una spinta propulsiva da parte del Governo a cui presenteremo i dati delle valutazioni di impatto del progetto, la cui raccolta abbiamo già commissionato all’Università Roma Tre».