IN ITALIA TROPPI DIRITTI SONO CALPESTATI. OCCORRE UNA CULTURA NUOVA
Presentata la relazione conclusiva sull’attività della Commissione straordinaria del Senato per la tutela e la promozione dei diritti umani
06 Aprile 2018
In Italia ci sono, ancora oggi, tante violazioni dei diritti inalienabili della persona. Lo dimostra la relazione conclusiva sull’attività della Commissione straordinaria del Senato per la tutela e la promozione dei diritti umani, presentata in una conferenza stampa dal Presidente Luigi Manconi, dal giudice della Corte Costituzionale ed ex premier Giuliano Amato, da Giovanni Maria Flick (che ha presieduto la Corte) e dal giurista Luigi Ferrajoli. A 5 anni dall’inizio di questo percorso è evidente che «le violazioni dei diritti umani non riguardano solo Paesi considerati arretrati o in via di sviluppo, regimi totalitari e terre lontane, ma sono qui ed ora», come ha spiegato Manconi.
Sono diversi i fenomeni analizzati e studiati grazie al dialogo costante dei 26 membri della Commissione con associazioni, esperti e vittime: l’immigrazione su tutti, ma anche la questione di Rom, Sinti e Caminanti, le carceri e il 41 bis, la legge sulla tortura, la contenzione meccanica, il cyberbullismo, il diritto alla conoscenza, i senza fissa dimora, l’omofobia e i diritti delle persone Lgbti.
I CITTADINI STRANIERI. Gran parte del fascicolo si concentra sulla tutela e promozione dei diritti dei cittadini stranieri presenti in Italia. Su questo tema è emersa la necessità di rinunciare a grandi centri (che sopravvivono numerosi) le cui dimensioni portano inevitabilmente a una preoccupante riduzione negli standard d’accoglienza e, di conseguenza, a un peggioramento delle condizioni di vita delle persone.
Manconi ha portato alla luce storie difficili come quella di C.S., algerino che vive da più di 30 anni in Italia e risiede ad Aprila (in provincia di Latina) con la sua famiglia, rinchiuso nel Centro di identificazione ed espulsione di Bari, perché sorpreso senza documenti dopo un controllo dei vigili. Simile è la vicenda di B.A., marocchino, nel nostro Paese da molti anni e con problemi di salute certificati da un ospedale, incompatibili con il trattenimento nella stessa struttura.
Due sposi tunisini, fuggiti dal loro Paese a seguito delle violenze subite dalla giovane donna da parte dei familiari (ostili al suo matrimonio), si sono ritrovati nel CIE di Ponte Galeria (alle porte di Roma) divisi in due reparti divrsi, con la possibilità di vedersi solamente per un’ora al giorno.
Tra i tanti esempi di violazioni dei diritti umani citati nel rapporto c’è anche Lampedusa, visitata dai membri della Commissione nel gennaio 2016: «L’approccio hotspot è deficitario», si legge nel rapporto, «e fallimentare nel programma di ricollocamento e attuazione dei rimpatri, le due direttrici principali su cui era stato articolato il piano europeo».
La Commissione ha fatto proposte concrete al governo, come ad esempio quelle di eliminare gli ostacoli che favoriscono l’accesso alle strutture assistenziali, di impegnarsi nel favorire l’alloggio e il lavoro per le persone, di snellire le procedure di identificazione. La necessità più grande, probabilmente, è quella di affidare a un ente gestore unico su scala nazionale di tutti i centri, attraverso un’unica procedura e un unico regolamento a evidenza pubblica.
ROM, SINTI E CAMINANTI. Sul tema della peomozione dei diritti di Rom, Sinti e Caminanti, la Commissione, che ha visitato diversi campi in tutta Italia, propone un’integrazione basata sul superamento di questi luoghi per varie cause, tra cui le condizioni di povertà e le preoccupanti condizioni igenico-sanitarie.
IL CARCERE. Nel corso della Legislatura la Commissione ha messo al centro il tema delle persone private della libertà, con due approfondimenti: uno sul regime speciale del 41-bis e l’altro sulla condizione delle donne detenute con figli più piccoli. Se nel primo caso non viene messa in discussione la legge, ma bensì le condizioni delle carceri e il loro sovraffollamento cronico, nel secondo è stata notata una mancata attuazione della legge n.62 del 21 aprile 2011, secondo la quale «se la persona da sottoporre a custodia cautelare sia donna incinta o madre di prole di età non superiore a 6 anni, il giudice può disporre la custodia presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri».
LE DISUGUAGLIANZE. «Questa commissione ha prodotto un documento che ha posto le basi per interventi futuri nell’ottica di eliminare le disuguaglianze», ha dichiarato Luigi Ferrajoli nel suo intervento. «Queste stanno esplodendo in maniera vergognosa. La Repubblica le sta promuovendo, anziché rimuoverle, come stabilisce l’articolo 3 della Costituzione. Negli ultimi anni sono raddoppiati i poveri assoluti e sta tornando in auge il concetto della persona illegale, come ai tempi delle persecuzioni degli ebrei. A tutto questo dobbiamo resistere promuovendo una cultura della tutela dei diritti».
PER UNA CULTURA DEI DIRITTI. «Questa commissione è definita straordinaria ed è già un primo errore», ha aggiunto Flick, «Perché parlare di promozione dei diritti umani dovrebbe essere un’attività quotidiana per un Parlamento di un Paese democratico. In questa campagna elettorale hanno messo i diritti sotto al tappeto e nessuno ha parlato di Ius soli, di eutanasia, di condizioni delle carceri e dei centri di accoglienza. Abbiamo il dovere di farlo, ce lo impone la Costituzione».
L’ex presidente Amato ha sottolineato come ci troviamo davanti a un nodo decisivo per il futuro della democrazia, in un’epoca in cui la convivenza tra le persone sembra sempre più difficile a causa di tante discriminazioni. Il tema è importante e – come ha annunciato l’onorevole Emma Bonino – i nuovi gruppi parlamentari del Senato hanno già deciso di dare continuità al lavoro della Commissione, approvando una mozione che la renderà operativa anche in questa legislatura.
Dalla fase di osservazione e proposte si deve necessariamente passare a quella degli interventi concreti e mirati, per rimettere la promozione dei diritti umani nuovamente al centro dell’agenda politica.