PROTEZIONE CIVILE: LA PROTESTA DELLE ASSOCIAZIONI
Regole arrivate tardi, mancanza di fondi, scarsa valorizzazione del volontariato, un coordinamento che non funziona... troppe cose non funzionano nel Lazio
04 Settembre 2015
Sono più di 470 le organizzazioni di volontariato di protezione civile nel Lazio e oggi chiedono più attenzione da parte delle Amministrazioni e più dialogo. L’estate che si sta concludendo è stata particolamente impegnativa, soprattutto per quel che riguarda gli incendi. Non ci sono ancora i dati di agosto, ma solo tra giugno e luglio il lazio è stata la seconda regione più colpita a livello nazionale: dall’inizio di giugno sono arrivate al numero verde della Sala Operativa circa 800 chiamate al giorno e mentre nel 2014 c’erano stati 1210 interventi per spegnere gli incendi, alla fine di luglio di quest’anno si era già arrivati a 1368.
Il volontariato ha sempre dato la sua piena disponibilità, ma ad agosto un gruppo di coordinamenti ha fatto sentire la propria protesta. Piero Balistreri, presidente Lazio dell’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco in Congedo volontariato e protezione civile; Cristiano Bartolomei, presidente Prociv Italia Coordinamento Lazio; Enrico Lorenzetti, coordinatore Lazio dell’Associazione Nazionale Carabinieri; Roberto Cotterli, coordinatore Lazio Federazione Pronto Intervento del Volontariato; Vincenzo Carlini, presidente Comitato Regionale Anpas Lazio hanno pubblicato un comunicato, per dire: «ci saremo aspettati da parte della regione Lazio maggiore attenzione verso le associazioni di volontariato per metterle in condizioni di svolgere l’attività di prevenzione e spegnimento incendi, nel rispetto delle leggi e dei regolamenti, che la Regione stessa ha promulgato nel corso degli anni».
Da dove nasce questo disagio? Ne abbiamo parlato con Roberto Cotterli, che fa una premessa: «Quello del volontariato è un mondo frammentato, in cui è difficile andare d’accordo. Questa volta ci siamo riusciti e abbiamo pubblicato un documento congiunto: vuol dire che il problema esiste davvero».
Prima di tutto c’è una mancanza di fondi.
«A dicembre 2014 è nata l’Agenzia Regionale di Protezione Civile, che tra l’altro ha il compito di coordinare i volontari. Il nuovo direttore ha pensato di stabilire nuove regole, solo che qualche cosa non ha funzionato. Per esempio, l’Agenzia pubblicato il regolamento regionale, “Misure in favore delle Organizzazioni di volontariato della Protezione civile”, il 18 agosto: nel frattempo, tutte le forme di sostegno al volontariato sono state bloccate. E tutti abbiamo lavorato per la Campagna antincendio, che va dal 15 giugno al 15 settembre, senza avere il quadro delle regole. Io credo che, quando si pensano regole nuove, bisogna definire norme transitorie. Il problema è che è arrivato un sistema nuovo, con persone nuove, che non conoscono il volontariato».
Più specificamente, che cosa è venuto a mancare?
«La regione dovrebbe fornire i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), che sono obbligatori, ma da anni non vengono assegnati. Molte associazioni li hanno acquistati in proprio, anche se un kit completo costa circa 700 euro. Inoltre la Regione deve far fare le visite mediche obbligatorie, ma quest’anno i volontari hanno dovuto pagarsele da soli. I contributi, arrivati a fine stagione, sono sufficienti per meno dei due terzi dei volontari. E una ventina di associazioni sono state completamente escluse dalle visite e non si sa bene il perché. Ora tra l’altro salta fuori che rimborsano i carburanti solo all’80%, non si parla dei buoni pasti per i volontari di turno e così via.».
Sul piano della formazione?
«L’Agenzia dovrebbe formare i volontari per prepararli alla stagione “calda”. In due province i corsi non sono stati fatti, altri si stanno facendo adesso. Inoltre stanno facendo dei corsi che ai volontari non servono. E d’altra parte, non hanno consultato i coordinamenti delle associazioni, prima di programmarli».
E il lavoro di coordinamento?
«La Regione avrebbe dovuto stipulare convezioni per stabilire come le associazioni devono operare: non l’ha fatto, e ciò nonostante ha attivato le associazioni. Inoltre non ha pianificato nulla, tant’è vero che ora non sa come rendicontare. Anche per quanto riguarda la Sala Operativa ci sono problemi. C’è un ritardo tecnologico, e non ci sono regole scritte che stabiliscono chi fa cosa, quindi si vive alla giornata. Questo blocca molte iniziative»
È vero che ci sono associazioni che rischiano di chiudere?
«Sì, per molti motivi. Fino all’anno scorso la Regione erogava i contributi per tempo: prendevi i soldi e poi rendicontavi tutto. Ora devi anticipare tutto e poi rendiconti. Insomma le associazioni devono fare da banche e i presidenti si indebitano.
L’altro problema è il peso burocratico molto pesante. L’associazione che non ha una persona che si dedica specificamente a questo rischia di non rendicontare bene, di commettere errori. E poi… pretendono che facciamo i pagamenti con assegno circolare o assegno postale. È un mondo reale?»
Cosa farete ora?
«Stiamo lavorando per organizzare un incontro pubblico con le associazioni, in settembre, anche perché molte non sanno quello che sta avvenendo».
Ecco le richieste delle associazioni:
• l’istituzione della consulta del volontariato come prevista dalla legge regionale;
• l’immediata erogazione dei rimborsi delle spese già sostenute in questa campagna AIB e in tutte le emergenze idrogeologiche sulle quali abbiamo operato;
• i fondi per la gestione ordinaria, per sopravvivere;
• la fornitura dei DPI utili per la campagna AIB e per tutti i scenari di protezione civile;
• una vera sala operativa con regole e procedure chiare e trasparenti;
• l’effettuazione dei corsi e delle visite mediche in numero adeguato e nei periodi antecedenti alla effettuazione della campagna AIB;
• il coinvolgimento del volontariato nelle scelte inerenti l’operatività e i criteri di assegnazione dei fondi, a garanzia di tutti;
• la programmazione dell’attività di P.C. frutto del confronto con tutti i soggetti, in linea con quanto previsto dalla legge regionale che vede il coinvolgimento del volontariato.