IL ROCK È TERAPEUTICO. PAROLA DI PSICOLOGO
Si intitola "La psicologia del rock. Crescere con la musica in adolescenza", il libro di Andrea Montesano.
12 Luglio 2017
Crescere con le canzoni ci fa bene, soprattutto quando ci aiutano ad esprimere le emozioni più nascoste, difficili da tirar fuori in altri modi. E a dimostrarlo è anche la psicologia. Lo studio è stato realizzato da Andrea Montesano, un giovane chitarrista ventiquattrenne, ma anche laureato in psicologia dello sviluppo. Ed è grazie all’unione (insolita) di queste sue due passioni che ha recentemente pubblicato il libro La psicologia del rock. Crescere con la musica in adolescenza (Alpes, 2017).
I temi del rock coincidono con quelli tipici dell’adolescenza: rabbia, amore, trasgressione, amicizia e molti altri. Il ragazzo attraversa una fase in cui è difficile farsi ascoltare dal mondo adulto e molte volte questi attriti possono provocare la rottura di un rapporto. Ecco, quindi, che la musica ci viene incontro e diventa il mezzo attraverso cui esprimere questi stati d’animo, un linguaggio che più degli altri riesce a connettersi con l’adolescente diventando suo megafono. Saper interpretare questi messaggi è un buon punto di partenza.
I MESSAGGI NASCOSTI. Una nuova prospettiva aperta a genitori, educatori ma soprattutto ai professionisti di settore. «Uno psicologo che sta a stretto contatto con i giovani», spiega Montesano, «ha come primo obiettivo quello di dare un nome alle emozioni che la persona di fronte sta provando, compito non sempre facile e scontato. Qui può entrare in gioco il testo o l’arrangiamento di una canzone come valido strumento per codificare anche i messaggi più nascosti».
Qualche esempio? Pensiamo al brano “Specchio” dei Subsonica, un pezzo che può farci riflettere sulla dispercezione corporea e come quest’ultima potrebbe influire sulla personalità del ragazzo se non venisse seguito da una figura di riferimento.
O ancora “Tra palco e realtà” di Luciano Ligabue, che ben descrive il rapporto tra fan e idolo, celebrandolo come un dio all’interno di un concerto: ne deriva una mutazione del processo di identificazione del giovane che iniziato da mamma/papà può spostarsi sull’artista.
LA CARTA D’IDENTITÀ MUSICALE. Le canzoni dicono molto anche di noi adulti. Se provassimo a scrivere in un foglio le dieci canzoni che hanno segnato la nostra adolescenza ci accorgeremmo come molte di queste siano state ereditate dal bagaglio culturale dei nostri genitori, una sorta di dna musicale tramandato. Presentarci all’altro attraverso la nostra “carta d’identità musicale”, racconta molto più dei nostri dati anagrafici o biologici.
Il libro termina con una metafora che più di altre sintetizza questo studio. L’immagine utilizzata è la copertina dell’album dei Pink Floyd, “Dark side of the moon” (1973), ovvero un prisma che riesce a scomporre la luce in diversi colori.
«Credo che la musica debba essere per i ragazzi come quel prisma», conclude l’autore della Psicologia del rock, «capace di trasformare le qualità e le capacità già esistenti in ognuno di loro, scomponendole in colori e sfumature che sappiano colorare la loro vita di tinte sempre nuove». Le canzoni, insomma, sono una cosa seria.
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Andrea Montesano
La psicologia del rock. Crescere con la musica in adolescenza
Alpes, 2017
€ 18,00