GABRIELE, CHE GRAZIE AL SERVIZIO CIVILE HA IMPARATO A DARSI DEL TEMPO
Ha svolto il suo servizio presso l'Avis di Roma e ci ha raccontato cosa gli ha dato quest'esperienza
23 Giugno 2017
Gabriele Pupparo ha 27 anni e ha fatto il Servizio Civile l’anno scorso con l’Avis di Roma, dopo aver scoperto questa possibilità navigando sul web, in un momento in cui sentiva il bisogno di esperienze nuove. Ci ha parlato della sua esperienza di volontariato, confidandoci aspettative e insegnamenti avuti. Oltre a raccontarci, perché ci tiene che si sappia, di avere un’anima artistica, visto che scrive poesie, canzoni ed è coautore di Ortica, una pagina satirica su Facebook.
Il Servizio Civile: un’occasione per cambiare la propria vita
«Il mio percorso scolastico non è stato semplice», spiega Gabriele, che a 16 anni ha interrotto gli studi per iniziare a lavorare nell’edilizia. Lavoro che ha svolto per quattro anni, prima di iscriversi alle scuole superiori e diplomarsi a 24 anni. Poi è arrivata l’Università, ma dopo un anno ha sentito il bisogno di una pausa di riflessione e quindi si è messo a cercare lavoro.
Certo, il rimborso spese che spetta ai volontari in Servizio Civile non equivale a uno stipendio, ma in compenso c’era la possibilità di fare quest’esperienza con l’Avis di Roma. «Ho vissuto in passato esperienze molto dure in relazione all’età che avevo», spiega. L’idea di un’esperienza nuova non lo spaventava. Anzi, lui che è di Veroli, in provincia di Frosinone, ha scelto di svolgere il proprio servizio a Roma: un’occasione per calarsi nella realtà della Capitale, città piena di storia e che offre molto dal punto delle bellezze paesaggistiche, dei divertimenti, delle relazioni.
L’Avis di Roma: l’incontro con le persone
L’Avis di Roma gli ha chiesto di fare servizio presso il Centro Trasfusionale Umberto I: «Noi volontari avevamo diversi compiti», racconta. «Nella sede Avis avevamo l’incarico di fidelizzare i donatori di sangue e curavamo l’inserimento delle loro generalità in una banca dati. In seguito siamo entrati anche nei centri trasfusionali e accoglievamo i donatori, così come ci invitavano a fare gli operatori di sala. Mi piaceva fare tutto questo», dice con tono sicuro Gabriele, che era affascinato dal far parte di una realtà importante per la salute delle persone.
«Anche se non tutto era semplice: il lavoro all’Avis di Roma era molto e impegnativo, bisognava riuscire a comunicare con persone molto diverse, cambiando i linguaggi a seconda delle situazioni. E poi c’erano orari e ruoli da rispettare ed è capitato anche di entrare in conflitto con altre associazioni». Ma, soprattutto, racconta, «sono venuto a contatto anche con realtà tristi, con persone che avevano esperienze dure alle spalle e un presente incerto. Eppure continuavano a donare. Avevano una grande dignità».
Questa dignità che Gabriele ha visto in loro è servita per «superare l’ansia dovuta a delle scelte fatte in passato». Scelte, tiene a sottolineare, che sono state comunque importanti nel suo percorso di crescita, perché hanno portato soddisfazioni, non solo dal punto di vista remunerativo, e sono state «oneste, costruttive e sane», in quanto gli hanno permesso di imparare un mestiere. Sono state «scelte coraggiose di un ragazzo che invece di perdere tempo in giro, come fanno molti ragazzi della sua età, ha deciso di calarsi nella realtà lavorativa e ha avuto modi di crescere, sotto certi aspetti, prima degli altri».
Il Servizio Civile è stata una tappa importante, lungo un percorso di crescita che era iniziato già prima con la scelta di riprendere gli studi, diplomarsi e poi successivamente affrontare gli studi universitari. Ci sono stati anche momenti difficili, «dovuti ad errori che avevo fatto e che tutti facevano. In questi casi mi hanno ripreso, ma devo dire che i rapporti con volontari di Servizio Civile, oltre a dirigenti e non, sono sempre stati eccellenti. Ho migliorato le mie capacità di ascolto, anche nei confronti dei superiori. Non potevo trovare una squadra migliore». Nonostante per andare a svolgere il Servizio facesse in treno un’ora e mezza all’andata e un’ora e mezza al ritorno, afferma Gabriele, «ho vissuto momenti indimenticabili. Stavo veramente bene».
Servizio Civile: il percorso “spirituale” di Gabriele
Anche, o forse soprattutto per questo, l’esperienza è stata molto positiva. «Ho imparato altre cose di me, ho imparato a darmi del tempo», dice. Gabriele definisce il Servizio Civile come una sorta di “ciliegina sulla torta”, un’esperienza che è stata determinante per fargli conoscere lati della sua persona in maniera più profonda. Gabriele non esita a definire «spirituale» l’aiuto che questa esperienza gli ha dato.
E infatti, ora che l’esperienza si è chiusa, a Gabriele resta il piacere di questa bella avventura, tanto che ancora si sente con le persone con cui ha lavorato. Gabriele, come detto pocanzi, si ritiene molto soddisfatto di aver fatto quest’esperienza. «È stato un percorso che mi ha aiutato a costruirmi un presente» e a ridimensionare l’ansia per il futuro, che è una cosa che si costruisce giorno per giorno e «non bisogna esserne ossessionati». Per questo, agli altri giovani dice: fate il Servizio Civile, senza concentrarvi solo sul denaro, ma sulle mansioni da svolgere. Cercate di ricavarne insegnamenti umani, sia nel lavoro pratico che teorico».