RACCOLTE FONDI IN CRISI ANCHE A FROSINONE, MENTRE AUMENTA LA POVERTÀ
Vanno meglio le associazioni che si occupano di animali. Per le altre, fund raising in crisi a causa di distanziamento, paura del contagio, impossibilità di fare eventi.
25 Gennaio 2021
Quello appena passato dal Terzo settore di Frosinone non verrà certo ricordato come un ricco Natale. In termini economici, a pagare il prezzo più alto della crisi aperta dalla diffusione del coronavirus è il mondo del volontariato. Quasi tutte le onlus scommettono sulle raccolti fondi per finanziare le loro attività. Ma con famiglie e imprese in difficoltà, anche i bilanci delle associazioni sono andati in sofferenza.
La crisi delle raccolte fondi
Che in Ciociaria la situazione sia peggiorata lo dimostra l’aumento esponenziale dei nuovi poveri, coloro che mai prima della pandemia avevano avuto bisogno di aiuti. «Al nostro banco alimentare i richiedenti sono passati da 28 a 60.
Significa che sono almeno raddoppiate le persone con un ISEE inferiore ai 6 mila euro. E continuano ad arrivare domande», così Claudio Cianfrocca di Forza Frosinone. «Ad aprile abbiamo organizzato una raccolta fondi per regalare un nuovo defibrillatore al reparto pediatrico dell’ospedale Fabrizio Spaziani. Non siamo riusciti a fare altro. I doposcuola gratuiti sono stati interrotti a causa delle misure restrittive e della chiusura degli istituti. Per le feste avevamo in mente una cena di beneficenza in collaborazione con i centri anziani, ma trovare spazi adeguati per non lasciare indietro nessuno è sempre più difficile. Anche perché riscontriamo una certa diffidenza, c’è molta paura».
Il terrore di un contagio tende a isolare maggiormente chi avrebbe bisogno di condivisione.
È quanto ha raccontato la sezione locale dell’Associazione Italiana Persone Down, che è passata casa per casa per consegnare agli iscritti i panettoni regalati dal centro Caritas. «Nel periodo natalizio non siamo riusciti a fare nulla», racconta il presidente Cosmo Brunesi. «Chiedere sponsorizzazioni a negozi che rischiano di chiudere ci è sembrato sciacallaggio e abbiamo desistito. Assenti anche i tradizionali mercatini, dove di solito preparavamo una sbriciolata da record. Il divieto di assembramenti ci ha impedito di celebrare anche la nostra giornata nazionale. Sopravviviamo con donazioni saltuarie e quanto ricavato dal 5 x 1000, anche perché la chiusura dell’associazione ha fatto crollare le spese. A pagare il prezzo maggiore però sono i nostri ragazzi: continuano a sentirli almeno due volte a settimana a distanza, ma non è la stessa cosa. La domanda più ricorrente è quando torneranno a incontrarsi: la continua successione di aperture e chiusure non gli fa bene».
Per gli amici a quattro zampe
Chi invece ha tratto beneficio dal lockdown sono stati gli amici a quattro zampe. Diversi enti hanno registrato nella provincia un aumento delle richieste di cani e gatti domestici. Non tutti però sono stati accontentati.
«Restando dentro casa molta più gente ha pensato di adottare animali, che sono stati affidati solo a coloro che hanno dimostrato di poterlo mantenere ben oltre la quarantena», ha sottolineato Maritza Mancini di Animantia. Ci siamo presi cura di loro nonostante ci sia stato impossibile allestire il nostro unico evento annuale: la cena sociale dal valore medio di 2.500 euro. Tranne questa voce, per il resto siamo riusciti a organizzare la vendita di calendari e la lotteria interna. Nonostante i soldi nel nostro fondo cassa non siano mancati, tanti iscritti hanno voluto contribuire di tasca loro per portare a termine singoli interventi».
«Del resto il volontariato è fatto da volontari volontariamente». A parlare è Roberta Villanajna, dell’associazione Adotta un cucciolo. Senza la possibilità di attrezzare banchetti nelle piazze, i dirigenti hanno pensato di puntare sull’ecommerce. Sul sito dell’Ente Nazionale Protezione Animali hanno caricato immagini di gadget in vendita. «Sono stati comprati quasi tutti da amici e simpatizzanti del territorio, i quali ci hanno aiutato anche con la sottoscrizione di nuove tessere», spiega. «Alla fine gli introiti sono stati comunque di gran lunga inferiori rispetto agli anni passati. E mentre registriamo una maggiore voglia di possedere un animale da compagnia, quelli effettivamente partiti sono più o meno gli stessi: dobbiamo verificare che arrivino a famiglie responsabili. Durante la prima ondata siamo rimasti completamente bloccati, senza poter soccorrere chi una voce letteralmente non ce l’ha».
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