RAPPORTO DEL CENTRO ASTALLI 2017. “IN ITALIA NON È IN ATTO UN’INVASIONE”
È necessario rivedere a livello nazionale ed europeo le politiche sull’accoglienza e lavorare per l'integrazione
11 Aprile 2017
Roma, 11 aprile – “In Italia non è in atto un’invasione”. A testimoniarlo con i dati è il Rapporto del Centro Astalli, la sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati-JRS, che oggi ha presentato al Teatro Argentina di Roma il Rapporto Annuale 2017. Una frase questa che è stata più volte ripetuta durante gli interventi in sala, sia dalla presidente della Camera Laura Boldrini («non si sa come si faccia a parlare di invasione») , che dall’ex ministro degli Esteri Emma Bonino, («non c’è nessuna invasione»).
Tuttavia, hanno sostenuto i partecipati alla presentazione del rapporto, tra cui oltre le già citate Bonino e Boldrini, il segretario generale della Cei Mons. Nunzio Galantino e il presidente del Centro Astalli padre Camillo Ripamonti, è necessario cambiare la narrazione sui rifugiati, che spesso è usata in maniera strumentale da alcuni partiti politici. I dati del Centro Astalli possono servire proprio a smentire questa falsa narrazione. «I ragazzi devono studiare i numeri, così magari sono meno inclini a bersi le bufale di Salvini», è l’esortazione ai giovani della Bonino, che spera anche in un superamento della legge Bossi-Fini.
I diniegati. Le persone sbarcate in Italia nel 2016 sono state 181.436, con 123.000 richieste di protezione internazionale presentate in Italia. Di queste, solo 23.822 sono state accolte nella rete Sprar (Servizio per richiedenti asilo e rifugiati), l’unico sistema di accoglienza in grado di garantire standard uniformi e supporto all’integrazione. Per questo il Centro Astalli auspica che la rete Sprar diventi al più presto l’unico sistema di accoglienza per richiedenti e titolari di protezione internazionale. Per gli altri migranti l’integrazione è un campo minato, grazie a ostacoli, anche di tipo burocratico, perché le procedure amministrative non sono uniformi e limitano l’accesso ai diritti.
Ostacoli burocratici. «Alcune procedure burocratiche sono cambiate senza tener del tutto conto delle conseguenze per gli interessati», sostiene il Centro Astalli. Nella pubblicazione viene citato quale elemento di particolare preoccupazione l’uso dei codici fiscali provvisori, «che ostacolano l’Iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale» e quindi il diritto alle cure.
Uno dei primo scogli, secondo il rapporto del Centro Astalli, è rappresentato dall’iscrizione anagrafica, «che rappresenta uno dei presupposti necessari per avviare e proseguire qualsiasi percorso d’inclusione sociale, poiché consente alle persone l’accesso effettivo ai diritti sociali». «Dispiace prendere atto che a Roma la pubblica amministrazione abbia intrapreso un percorso di revisione del sistema di iscrizione delle persone senza dimora, che rischia di escludere nel prossimo futuro molte più persone dall’effettivo esercizio del diritto di residenza», afferma il Centro Astalli, in riferimento è alla recente delibera varata dal Comune di Roma, che avoca ai Municipi tutte le pratiche di iscrizione anagrafica dei senza dimora, finora svolte dalle associazioni di volontariato tra cui il Centro Astalli.
La semplificazione dei ricorsi. Un altro elemento di preoccupazione per il Centro Astalli è la semplificazione dei ricorsi, che viene definita “grave e pericolosa” perché «rischia di ridurre ulteriormente il numero delle persone che riescono a vedere riconosciuto il proprio diritto alla protezione». Il riferimento in questo caso è il decreto Minniti sull’immigrazione, che trova molto critiche le associazioni che lavorano con i migranti. A tal proposito, durante la presentazione del rapporto, mons. Nunzio Galantino ha detto che bisogna stare molto attenti perché «i muri si costruiscono con cemento e fili spinati, ma anche con le norme».
Gli investimenti per l’integrazione. Oggi, ha detto padre Ripamonti, «Roma continua a ospitare tanti migranti ma lo scenario è mutato». Nel nuovo scenario vi sono ostacoli che minano il processo di inclusione sociale, come il diniego alla protezione internazionale, il mancato rinnovo del titolo di soggiorno, equilibrio lavorativo e abitativo precari. Tutto questo si traduce nello sviluppo di «criticità patologiche conseguenti al fallimento del loro percorso di integrazione», sostiene il Rapporto del Centro Astalli. La soluzione sarebbe una «pianificazione organica e un investimento strategico per l’integrazione dei rifugiati, che veda l’impegno non occasionale di tutte le istituzioni competenti».
Le politiche europee sull’integrazione. Abbiamo chiesto a padre Ripamonti, presidente del Centro Astalli, cos’è che non funziona nelle politiche di integrazione europea. «Come è stato spiegato durante l’incontro», ha detto Ripamonti, «i singoli Stati Europei arrogano a sé la gestione del la questione migratoria. Se vogliamo fare dei passi avanti gli Stati devono imparare a delegare al Parlamento europeo la questione migratoria, in modo che ci sia una gestione unitaria, fatta veramente dall’Europa e non gestita secondo gli interessi dei singoli Stati».
La narrazione. Quella sui migranti? Una narrazione da cambiare! Il Rapporto del Centro Astalli sostiene che è urgente raccontare un’Europa accogliente, aperta, positiva e molto distante da quella che ci viene descritta dalla politica. La scuola è il primo luogo di formazione delle coscienze, per prevenire sul nascere “stereotipi e xenofobia”.
Grande è l’impegno del Centro Astalli che è riuscito a coinvolgere ben 26.436 studenti (2.700 in più rispetto all’anno 2015) in 14 province italiane con i progetti “Finestre” e “Incontri”. Positiva è anche la crescita della solidarietà (200 volontari in più rispetto allo scorso anno, più 17 giovani in servizio civile) e la crescente disponibilità degli istituti religiosi nell’accoglienza: a Roma 27 ordini religiosi partecipano al programma e altri 2 a Trento.
Le foto in questa pagina sono di Claudia Pistello e Gessica Bravetti.