RAPPORTO ONDS: 520.000 GLI INTERVENTI DI AIUTO NELLE STAZIONI
Gli Help Center sono presenti in 16 scali. E We World lavora per prevenire la violenza
13 Luglio 2016
Per contrastare povertà e disagio in Italia bisogna ripartire da quei luoghi, che più di altri sono frequentati da persone in difficoltà, come le grandi stazioni ferroviarie. Concepiti nel 2002, gli Help Center sono il primo organico progetto di solidarietà, realizzato da Ferrovie dello Stato in collaborazione con gli Enti Locali e con le organizzazioni del Terzo Settore: sportelli di ascolto, ambulatori, centri di orientamento, centri diurni, mense, realizzati in 16 principali scali ferroviari italiani per contenere emarginazione e disparità.
520.000 interventi totali, con 52 operatori sociali coinvolti ogni ora e 804 volontari sparsi su tutto il territorio nazionale. I numeri, che ci presenta il Rapporto 2015 dell’ONDS (Osservatorio Nazionale su Disagio e la Solidarietà nelle stazioni italiane), raccontano un’Italia ancora carente sul piano del welfare. Lo scorso anno più di 9.000 persone hanno chiesto aiuto per la prima volta agli sportelli, mentre 12.000 sono ritornate per chiedere ulteriore supporto. Se è vero che la maggior parte degli utenti sono stranieri (complici anche i flussi migratori), c’è anche da evidenziare come negli ultimi cinque anni la quota di italiani che si è rivolta a questi centri sia passata dal 20% al 25%.
Un modello di rete
«Ci troviamo in un periodo storico in cui né lo Stato né il privato, da soli, riescono a contrastare la povertà diffusa», ha affermato l’economista e docente Stefano Zamagni. «La soluzione risiede nella sussidiarietà circolare, ovvero un modello in cui entrano in rete l’Ente Pubblico, l’imprenditore privato e l’associazionismo. Ecco perché il modello Help Center sta producendo effetti positivi».
Della stessa idea è Enzo Bianco, presidente ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), nonché primo cittadino di Catania. «A gestire l’Help Center di Catania con un centro diurno, un ambulatorio ed una mensa è la Caritas. Si è saputa far sinergia e la risposta del volontariato è stata sorprendente. Chi ha bisogno solo di un panino o di una doccia viene aiutato senza essere identificato, per gli altri, invece, chiediamo un documento che ci permetta di prenderli in carico».
Richieste a bassa soglia
Secondo il Rapporto ONDS, negli Help Center i servizi più richiesti sono quelli di bassa soglia (84% delle azioni totali) che comprendono l’erogazione diretta di beni e servizi di prima necessità. Gli interventi di orientamento sociale o di presa incarico (16% delle azioni totali) risultano inferiori, perché presuppongono una relazione diretta e approfondita tra utente e operatore. Accedono allo sportello principalmente i senza fissa dimora con una fascia di età che va dai 30 ai 49 anni. Cresce anche il numero dei minori non accompagnati che richiedono speciali misure di accoglienza in assenza delle quali sfuggono per evitare l’identificazione.
Non solo contrastare il disagio sociale, ma anche prevenire gli atti di violenza sulle donne (il 24,6% di chi si rivolge agli sportelli è di sesso femminile). Per questo WeWorld, insieme al supporto di FS, ha avviato nel 2015 una campagna di sensibilizzazione proprio all’interno di due grandi stazioni italiane, Napoli e Roma. «Il nostro scopo», ha affermato Marco Chiesara, presidente di WeWorld, «è quello di formare gli operatori degli Help Center, offrendo loro strumenti per intercettare e riconoscere i fenomeni di differenza di genere».
Le stazioni abbandonate
L’impegno sociale del Gruppo Ferrovie dello Stato non si concretizza solo in questi sportelli ma anche in progetti di accoglienza di immigrati (40.500 profughi in transito a Milano accolti, assistiti e ospitati temporaneamente in spazi dedicati) e nel riutilizzo del patrimonio immobiliare inutilizzato.
Oltre 500 stazioni italiane, attraverso contratti di comodato d’uso gratuito, sono state infatti messe a disposizione ad attività di carattere sociale, culturale, ambientale e aggregativo. «La stazione è un luogo che per sua natura rimane sempre aperto per chi vive il disagio», ha concluso l’amministratore delegato di FS, Renato Mazzoncini. «Nostro compito è quello di venire in contro a queste persone, per poter accrescere sempre più il benessere del nostro Paese. Non solo con la mobilità».