RECOVERY PLAN: 20 MILIARDI PER IL SOCIALE. SARÀ LA SVOLTA?

"Inclusione" è la parola chiave del Piano Nazionale di Ripresa e e Resilienza. Anziani e disabili le categorie considerate più fragili

di Giorgio Marota

Più di 191 miliardi per ricostruire l’Italia sulle macerie causate dal Covid-19. Un “piano Marshall” unico nel suo genere, con risorse ingenti (68,9 in sovvenzioni e 122,6 in prestiti), che il governo investirà in vari settori del Paese con l’obiettivo di rilanciarli. Si chiama “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” ed è ormai conosciuto come “Recovery Plan”: sabato il governo lo ha trasmesso al Parlamento, che entro il 30 aprile dovrà inviarlo a Bruxelles (il testo è a questo link). Sei le missioni generali da completare: 1) digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura per un totale di 40,73 miliardi; 2) rivoluzione verde e transizione ecologica (59,33 miliardi); 3) infrastrutture per una mobilità sostenibile (25,13); 4) istruzione e ricerca (30,88); 5) inclusione e coesione (19,81); 6) salute (15,63).

La missione 5 riguarda più da vicino il mondo del sociale e le problematiche che vivono quotidianamente le associazioni di volontariato. Sforzi per contrastare il lavoro sommerso, ritorno agli investimenti sulle politiche sociali dopo i tagli netti degli ultimi decenni, sostegno a giovani, anziani e persone vulnerabili, abbattimento delle disuguaglianze di genere e di reddito, rafforzamento delle competenze digitali, rilancio del Servizio Civile Universale (destinati qui 650 milioni per il periodo 2021-2023) e sostegno alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Sono obiettivi ambiziosi, sicuramente difficili da raggiungere a stretto giro, potenzialmente realizzabili, però, grazie a un piano generale da 29,62 miliardi, includendo anche le risorse del React Eu e del Fondo Complementare. Di questi, come detto, 19,81 miliardi provengono direttamente dal Recovery Plan.

La crisi prima della crisi

Prima di scendere nei dettagli, è d’obbligo una premessa: la pandemia ha colpito duramente l’Italia e non soltanto per il triste record europeo di persone decedute (120 mila). Nel 2020, il prodotto interno lordo si è ridotto dell’8,9%, a fronte di un calo medio europeo del 6,2. La crisi si è abbattuta su un Paese già fragile, che negli ultimi 20 anni aveva visto il proprio Pil crescere solo del 7,9%. Visto così sembrerebbe un numero positivo, ma nello stesso arco temporale in Germania, Francia e Spagna – per citare tre esempi – l’aumento è stato rispettivamente del 30,2, del 32,4 e 43,6%. Quindi il gap con gli altri Paesi leader è enorme.

Come se non bastasse, tra il 2005 e il 2019 il numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta in Italia è salito dal 3,3 al 7,7% della popolazione, prima di aumentare ulteriormente al 9,4% nel 2020. Un dato allarmante. Ad essere particolarmente colpiti sono stati donne e giovani. L’Italia, infatti, è il Paese del vecchio continente con il più alto tasso di ragazzi tra i 15 e i 29 anni non impegnati nello studio, nel lavoro o nella formazione (i cosiddetti NEET). Questi problemi sono ancora più accentuati nel Mezzogiorno, dove il processo di convergenza con le aree più ricche del Paese è ormai fermo.

Anziani e persone disabili

Conosciamo meglio queste misure per capire dove finiranno i contributi europei: 6,66 miliardi sono destinati alle politiche del lavoro, 11,17 al pacchetto “infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore” (così suddivisi: 1,45 miliardi per servizi sociali, disabilità e marginalità, 9,02 per la rigenerazione urbana e l’housing sociale, 700 milioni per lo sport, a cui se ne aggiungono altri 300 per il potenziamento o il rifacimento di 400 palestre scolastiche) e 1,98 agli interventi speciali dedicati alla coesione territoriale; fanno parte di quest’ultima area la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie e gli interventi per combattere la povertà educativa (220 milioni). Previste nel PNNR anche delle soluzioni per migliorare le condizioni delle carceri. Nel complesso, il variegato mondo del sociale riceve il 10,3% del contributo europeo per l’Italia.

donne e disabiliAnziani e persone con disabilità sono state individuate come le categorie più fragili, che hanno bisogno di un intervento diretto, urgente e deciso. Secondo le stime attuali, il numero di anziani non autosufficienti raddoppierà fino a quasi 5 milioni entro il 2030. Nella “Missione 5” vengono stanziati per loro 500 milioni; di questi, 300 riguardano nello specifico la riconversione delle RSA e delle case di riposo in gruppi di appartamenti autonomi. Inoltre, 2 miliardi saranno investiti per l’attivazione di 1.288 “Case della Comunità”, ossia punti di assistenza continuativa per la popolazione. L’attenzione per le persone con disabilità, d’altra parte, caratterizza gran parte del piano redatto dal governo Draghi. Stando ai dati raccolti nel 2019, in Italia le persone con disabilità sono 3 milioni e 150 mila (5 italiani su 100). L’Esecutivo, tramite la legge di bilancio 2020, ha stanziato per questa categoria un Fondo da 800 milioni per il triennio 2021-2023.

Inclusione, parola chiave

«In linea con i principi del Pilastro europeo dei diritti sociali, gli Stati membri devono puntare a colmare i divari generazionali e rafforzare le politiche sociali». È questo il punto cruciale: l’Europa ha riconosciuto, forse per la prima volta in modo così chiaro, che il terzo settore è stato dimenticato e va sostenuto da qui in avanti senza tentennamenti ulteriori.

Nel testo, a pagina 20, si legge: «Garantire una piena inclusione sociale è fondamentale per migliorare la coesione territoriale, aiutare la crescita dell’economia e superare diseguaglianze profonde spesso accentuate dalla pandemia». Ecco perché le tre priorità del PNRR sono la parità di genere (favorendo l’imprenditoria femminile), la protezione e la valorizzazione dei giovani e il superamento delle disuguaglianze territoriali, promuovendo inoltre il ruolo dello sport come fattore di coesione.

“Inclusione” è la parola chiave dell’intero documento da 337 pagine. Una rivoluzione che centinaia di migliaia di realtà associative nel Paese si augurano possa compiersi, una volta per tutte.

RECOVERY PLAN: 20 MILIARDI PER IL SOCIALE. SARÀ LA SVOLTA?

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